Meno olio d’oliva, e non solo in Italia
(Rinnovabili.it) – I cambiamenti climatici e la conseguente siccità hanno avuto un impatto pesante sulla produzione di olio d’oliva, che in Italia è diminuita del 37%.
Questo calo influisce sia sulla disponibilità del prodotto che sui bilanci delle aziende, già in difficoltà a causa dei rincari dell’energia e dei costi generali di produzione (ne citiamo uno per tutti, l’aumento del prezzo del vetro e dell’acciaio inox per le bottiglie e le lattine).
Il calo della produzione di olio d’oliva non riguarda solo l’Italia. Ad esempio, in Spagna le prime stime prevedono un calo che oscilla fra il 30 e il 50%, mentre la Tunisia dovrebbe avere una produzione inferiore del 25%. L’unico Paese che, al momento, sembra non avere problemi è la Grecia, la cui produzione di olio d’oliva potrebbe addirittura superare quella dello scorso anno.
Tante sono le cause, ma il cambiamento climatico è l’imputato principale: mancanza di pioggia, gelate primaverili che hanno danneggiato le fioriture, temperature estive troppo alte, siccità.
Senza invasi e con i pozzi a secco, in molti casi non è stato nemmeno possibile ricorrere alle irrigazioni di soccorso.
Infine, la Xylella è un problema tutt’altro che risolto: la malattia ha già ucciso più di 21 milioni di piante di olivo e continua ad avanzare.
La ripercussione sui consumi
Ovvio che questa situazione avrà una ripercussione sui consumi: gli italiani consumano il 15% dell’olio d’oliva mondiale (dati International Olive Council – IOC) e in un anno la spesa è cresciuta del 7,5% (analisi Coldiretti su dati Ismea – Nielsen).
Nonostante tutto, il 97% degli italiani usa l’olio d’oliva per il quale spende in media 117 euro l’anno (analisi Coldiretti su dati Istat).
L’acquisto avviene di preferenza nelle grandi catene commerciali, anche se sta crescendo la propensione a comprare l’olio direttamente dalle aziende agricole e dai frantoi.
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Per non sbagliare è bene diffidare dei prezzi troppo bassi (impossibili per il vero olio d’oliva), leggere con attenzione le etichette, preferire gli extravergini delle 42 Dop e 7 Igp che garantiscono l’olio prodotto con il 100% di olive italiane, o le piccole produzioni di aziende legate al territorio.
Un patrimonio di biodiversità
I 250 milioni di piante di olivo costituiscono un patrimonio unico del nostro Paese intorno a cui ruotano 400mila imprese (tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione): un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro.
L’olio italiano è anche un patrimonio di biodiversità fatto di 533 varietà di olive coltivate dalla Alpi alla Sicilia.
Preferire l’olio d’oliva italiano contribuisce a «rilanciare la produzione nazionale messa a rischio anche dal sistema di etichettatura Nutriscore, fuorviante e incompleto, che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva, uno dei pilastri della Dieta Mediterranea», afferma Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.
Nonostante il calo di produzione, l’olio d’oliva continua ad essere uno dei prodotti più apprezzati all’estero, forse perché i nutrizionisti ne riconoscono i benefici per la salute.
Nel 2022 “US News & World Report” – che dispensa consigli per i consumatori – ha premiato la Dieta Mediterranea come la migliore del mondo, e continua a ritenerla tra le migliori anche nel 2023.
Di sicuro questo successo ha trainato i consumi di olio d’oliva all’estero, anche in Paesi dove i consumatori preferiscono il burro, come Stati Uniti, Germania, Giappone, Canada e Gran Bretagna.
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L’olio d’oliva in missione spaziale
L’olio d’oliva è arrivato perfino nello spazio. Nel luglio 2022 sono stati portati in orbita alcuni campioni di olio d’oliva – confezionati in sacchetti protettivi sottovuoto impermeabili all’ossigeno – su iniziativa di Agenzia Spaziale Italiana e Crea, in collaborazione con Coldiretti e Unaprol-Consorzio Olivicolo Italiano.
L’obiettivo del viaggio era studiare i cambiamenti sull’olio d’oliva causati da gravità e raggi cosmici.
Samantha Cristoforetti aveva optato per l’olio d’oliva come alimento che l’astronauta sceglie di portare con sé a integrazione della dieta standard.
Al termine della missione, i campioni sono stati confrontati con quelli rimasti a terra, conservati nelle stesse condizioni. L’olio ha superato l’esame a pieni voti: le sue caratteristiche sono rimaste inalterate, quindi può entrare stabilmente nella dieta degli astronauti.
L’alto contenuto di antiossidanti naturali dell’olio d’oliva è infatti particolarmente indicato per gli astronauti che sono sottoposti a condizioni di intenso stress psico-fisico.
Per noi, con i piedi saldamente ancorati a Terra e un po’ meno stressati, l’olio d’oliva si conferma più che mai un alimento preziosissimo.