La prima sostenibilità inizia in cucina
Anche gli oli vegetali esausti, ovvero quelli che derivano dalle cotture in cucina, devono essere smaltiti in modo corretto per non inquinare l’ambiente. Invece, quando si parla di oli esausti il primo pensiero va a quelli dei motori. A questo proposito è nata un’alleanza per la sostenibilità che unisce Olitalia e APCI (Associazione Professionale Cuochi Italiani) a cui aderiscono moltissimi chef professionisti e ristoratori.
Olitalia è un’azienda familiare specializzata nella produzione di oli e aceti. Fondata nel 1983, è leader nel mondo della ristorazione, tanto vantare ben 12 linee produttive. Secondo l’ultima ricerca Nielsen IQ, Olitalia si conferma la marca preferita dagli chef italiani. Negli ultimi anni ha deciso di portare direttamente ai consumatori la stessa qualità che garantisce ai cuochi professionali si è aperta al mondo del retail.
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“Esausto ma pieno di vita!”: perché è importante lo smaltimento corretto
Attenzione alla ricerca, sviluppo di prodotti innovativi e collaborazioni con associazioni di chef italiane e internazionali caratterizzano l’attività dell’azienda; OIL (Olitalia Innovation Lab) è la cucina professionale interna dove Olitalia testa i prodotti e svolge i programmi di formazione.
L’impegno per ridurre l’impatto ambientale e promuovere una cultura ecosostenibile è stato la molla che fatto scattare una nuova iniziativa. La ristorazione è un canale privilegiato di Olitalia: ovvio, quindi, che volendo compiere un altro passo nel percorso verso la sostenibilità abbia deciso di avviare un progetto di comunicazione sullo smaltimento degli oli vegetali esausti insieme ad APCI.
Il progetto, denominato “Esausto ma pieno di vita!”, è rivolto al settore HoReCa (Hotel, Restaurant, Café). Lo smaltimento degli oli vegetali esausti è stato sottovalutato per troppo tempo perché sembrano oli “puliti”. Invece lo smaltimento scorretto ha effetti gravemente dannosi sull’ambiente: mettono in pericolo la vita della flora nei terreni della fauna, inquinano le falde acquifere, il mare e i corsi d’acqua. È sbagliato anche pensare che gli oli vegetali esausti si possano gettare negli scarichi: infatti versandoli nella rete fognaria si danneggiano le condutture e i depuratori.
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La seconda vita degli oli vegetali esausti
Secondo il CONOE (Consorzio nazionale raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti), un chilo di olio vegetale esausto smaltito impropriamente inquina una superficie pari quasi alla superficie di una piscina olimpionica. Al danno ambientale effettivo, si aggiunge il costo per il pretrattamento delle acque da depurare e quello per evitare l’intasamento dei sistemi di pompaggio. L’obiettivo di “Esausto ma pieno di vita!” è sensibilizzare le persone sull’importanza di differenziare gli oli vegetali esausti dal resto dei rifiuti organici.
Una volta raccolti e trattati possono diventare una materia da cui ricavare nuove risorse come vernici, candele, sapone e soprattutto il biodiesel, un biocarburante rinnovabile che riduce di circa il 40% le emissioni di CO2 rispetto al gasolio fossile. Il biodiesel ottenuto da oli vegetali esausti – detto di seconda generazione – è il più ecologico: non deriva da coltivazioni ad hoc (soia, palma, cereali o colza) e quindi non entra in competizione con l’agricoltura alimentare.