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I nuovi OGM danneggeranno il Made in Italy e i piccoli agricoltori

Nuovi OGM: l’UE apre al gene-editing ma ignora la scienza
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Il 7 febbraio Bruxelles vota sugli OGM ottenuti da nuove tecniche genomiche

(Rinnovabili.it) – Dire sì agli OGM da nuove tecniche genomiche è una scelta “irresponsabile”: non aiuterà gli agricoltori che oggi protestano, farà solo gli interessi dell’agroindustria, metterà al tappeto l’agricoltura biologica che è il fiore all’occhiello di gran parte del made in Italy. E farà carta straccia del principio di precauzione per creare un nuovo mercato di 550 milioni di consumatori. Da ingannare facendo loro credere di star acquistando cibo tradizionale invece che geneticamente modificato. Lo sostengono 42 ong italiane in un appello agli Eurodeputati in vista del voto a Bruxelles sui nuovi OGM, cioè quelli prodotti con le tecniche di evoluzione assistita (TEA) o new genomic techniques (NGTs).

Verso il voto sui nuovi OGM a Bruxelles

Il 7 febbraio il parlamento europeo dovrà decidere se accettare o meno la riforma radicale della regolamentazione degli OGM in Europa che la Commissione ha proposto lo scorso luglio. Di cosa si tratta? Cambiare il sistema di classificazione degli OGM creando 2 categorie. Una per gli organismi geneticamente modificati con tecniche tradizionali, che resterebbero soggetti alle norme vigenti. E un’altra, nuova, in cui inserire tutti gli OGM creati tramite le TEA, una tecnologia di ultima generazione che sfrutta “forbici molecolari” per cambiare il dna degli organismi inserendo frammenti di codice genetico provenienti dalla stessa specie.

Tecniche che sarebbero sicure e ben diverse da quelle usate nei vecchi OGM, secondo i proponenti. E fondamentali per creare colture in grado di resistere meglio al cambiamento climatico. Ma di cui non esistono prove scientifiche che non generino alimenti dannosi per la salute, ribattono i critici, che sottolineano anche i rischi di contaminazione irreversibile per chi coltiva in biologico oltre al problema di avere semi coperti da brevetti usati su ampia scala.

Gli OGM da nuove tecniche genomiche “non aiuteranno gli agricoltori”

Un dibattito che sta finendo nel tritacarne delle proteste dei trattori di queste settimane. Con le sigle sindacali degli agricoltori schierate a favore della deregolamentazione e una narrazione secondo la quale meno vincoli si mettono all’agricoltura (anche quelli per la tutela dell’ambiente e del clima) e meglio è perché “gli agricoltori producono il cibo che mangiate”.

Narrazione che, ovviamente, fa fuori il vero nocciolo del problema: l’UE dà 386 miliardi di euro all’agricoltura (1/3 del suo intero budget) ma l’80% se lo accaparrano le grandi aziende agricole, lasciando i piccoli agricoltori con i problemi di sempre. E con nuovi paletti da rispettare, sempre più necessari proprio perché il modello di business dell’agroindustria continua a nuocere a clima e ambiente.

Secondo le 42 ong, riunite nella coalizione Italia Libera da OGM, “non saranno i nuovi OGM a garantire il reddito degli agricoltori” e la loro protesta oggi è “ampiamente strumentalizzata dalle principali organizzazioni di categoria”, che stanno per somministrare ai loro associati “la pillola avvelenata delle NGT facendola passare per una medicina utile contro i problemi di un modello agricolo intensivo insostenibile la cui crisi è ormai cronica”.

Gli OGM 2.0 sono una “pillola avvelenata” per il Made in Italy

Pillola avvelenata per due grandi motivi. Il primo: errori e mancata tracciabilità. Le mutazioni genetiche fuori bersaglio, cioè non corrispondenti all’intenzione iniziale, “sono all’ordine del giorno”, sostiene l’appello. Ma il voto di Bruxelles oltre a sdoganare queste tecniche impedirebbe anche il monitoraggio scientifico. In pratica, non sapremmo mai se i nuovi OGM sono dannosi perché non potremmo studiarli: è la conseguenza di non garantire la tracciabilità degli OGM da nuove tecniche genomiche.

Secondo motivo: la pillola è avvelenata perché mette in pericolo il made in Italy. “La biocontaminazione sarebbe un dramma irreversibile per l’agricoltura biologica, che vieta l’uso di OGM in tutta la filiera”, sottolineano le ong. Cosa può succedere? Il polline delle piante OGM 2.0 può contaminare qualsiasi altra coltura, e senza che chi coltiva in biologico possa farci nulla: uno scenario che sarebbe “inevitabile vista la conformazione geografica del nostro paese e la lunghezza del viaggio che può compiere il polline”, oltre al fatto che il comparto copre il 20% della superficie agricola italiana.

“Lo stesso vale per una quota importante del Made in Italy, che non utilizza nemmeno mangimi OGM d’importazione e che si è guadagnata il suo spazio e la sua notorietà anche per il fatto di poter esibire un marchio “NON-OGM”. Per non parlare dei piccoli produttori che riproducono le proprie sementi ancora oggi anche in Italia, e potrebbero finire in tribunale con l’accusa di violazione della proprietà intellettuale se tutto d’un tratto le loro piante esprimessero caratteri brevettati dalle imprese e migrati con il vento”, concludono le ong.

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