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La sostenibilità della pesca in una nave che alleva il pesce in mare aperto

Ocean Arks Tech
Credits: Ocean Arks Tech

L’acquacoltura prende il largo con Ocean Arks Tech

di Andrea Barbieri Carones

(Rinnovabili.it) – Una maggiore sostenibilità della pesca potrebbe arrivare con una nave futuristica pensata nel lontano Cile. Una idea, quella di Ocean Arks Tech, che mira ad allevare i pesci direttamente in mare aperto. 

Il progetto, ideato da un team di acquacoltori, ingeneri navali e ufficiali della marina cilena, potrebbe rivoluzionare la piscicoltura migliorando il prodotto destinato alle cucine e alle tavole dei consumatori, prestando maggiore attenzione alla salute animale e migliorando nel contempo il comfort dell’equipaggio. Il tutto facendo crescere la fauna ittica direttamente in una nave 

Insomma, una “arca di Noè” del XXI secolo con allevamento in vasche di rame, senza che sia utilizzato mangime speciale, antibiotici, insetticidi o pesticidi.

La sostenibilità della pesca – o, per meglio dire, dell’itticoltura – avviene anche così, anche se tutto è per ora al computer: far navigare questa unità lunga 170 metri e larga 64, con 8 gabbie autopulenti fatte da reti in rame con maglie sufficientemente piccole da non fare uscire i pesci ma larghe abbastanza per fare passare gli elementi nutritivi naturali.

Tutto ciò al riparo dal calore marino dato dalle acque poco profonde in prossimità delle coste. Ma anche al riparto da alghe e burrasche che rovinano l’attività e danneggiano i pesci. A tutto vantaggio della qualità del prodotto.

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A essere sostenibile è anche la nave, visto che le emissioni previste sono molto basse. Il tutto grazie a una tecnologia di bordo e a una intelligenza artificiale che si accompagna a motori elettrici da 4.000 kW di potenza, in grado di spostare la nave a una velocità di 4 nodi.

Questa mobilità consente ai futuri proprietari delle navi di posizionare le unità in prossimità dei mercati di riferimento dove poter vendere il pesce. Come detto, la Ocean Ark è ancora nei progetti digitali. Ma l’azienda sta chiedendo finanziamenti per poter costruire diversi esemplari, mentre sono stati firmati accordi preliminari per costruirli in cantieri navali di Cina e Turchia.

Altro elemento positivo del progetto, la Ocean Ark è stata progettata in modo da resistere a onde alte fino a 7 metri. Senza che i pesci vengano danneggiati. Cosa impossibile durante mareggiate a riva, che spesso danneggiano più o meno gravemente i centri di itticoltura uccidendo i pesci.

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In base al progetto, il tasso di mortalità dei pesci “ospitati” dovrebbe essere del 5%, rispetto al 20% dei normali centri ittici.

Patrizio Di Francesco, ingegnere del Rina, il Registro Italiano Navale, ha commentato il progetto. “La sostenibilità è un pilastro strategico per noi. In questo caso non si tratta solo di ridurre le emissioni ma anche della necessità di avere una catena di produzione alimentare che sia sostenibile. Questo per poter incrementare la crescente domanda globale  di cibo. Crediamo che questo progetto in mare aperto sia una soluzione importante”.

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