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Un’invasione di nuovi OGM in UK? Yes, please

Meno burocrazia per chi vuole eseguire le sperimentazioni in campo. A breve anche una modifica della legge sugli OGM per sdoganare i prodotti ottenuti con le New Breeding Techniques

Nuovi OGM: l’UE apre al gene-editing ma ignora la scienza
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(Rinnovabili.it) – La Gran Bretagna è sempre più decisa ad aprire la porta ai nuovi OGM. Londra ha semplificato le procedure per condurre i test in campo con sementi ottenute tramite la tecnica del gene editing. Aziende e università che vogliono portare avanti la ricerca sulla nuova frontiera degli organismi geneticamente modificati dovranno soltanto avvisare il Department for Environment, Food and Rural Affairs. Taglio drastico alle lungaggini burocratiche e ai costi da sostenere.

Per il momento l’iniziativa è valida solo per l’Inghilterra. Galles, Scozia e Irlanda del Nord dovranno decidere se seguire Londra o andare per conto proprio sui nuovi OGM. Ma il passo, anche se piccolo, innesca un processo su cui il governo di Boris Johnson sembra già avere le idee molto chiare.

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Londra ha in programma di mettere direttamente mano alla legislazione in materia. Oggi le leggi britanniche impediscono l’uso di tecniche di gene editing perché sono ancora allineate a quelle dell’Unione Europea. Ma la Brexit svincola la Gran Bretagna. Così BoJo pensa di lavorare in parallelo su due passaggi. Il primo è permettere un uso più largo del gene editing.

L’altro è metter mano alle leggi sugli OGM e cambiarne la definizione. In questo modo il divieto resterebbe solo per gli organismi modificati con tecniche tradizionali, ma si darebbe il via libera alle New Breeding Techniques. La Corte di giustizia europea infatti aveva stabilito nel 2018 che gli organismi modificati tramite gene editing, in linea di principio, rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva sugli OGM dell’UE. E Londra aveva recepito.

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Secondo George Eustice, il segretario di Stato all’ambiente del governo Johnson, “l’editing genetico ha la capacità di sfruttare le risorse genetiche fornite dalla natura. È uno strumento che potrebbe aiutarci ad affrontare alcune delle più grandi sfide che dobbiamo affrontare: sicurezza alimentare, cambiamento climatico e perdita di biodiversità”. Stessi argomenti usati a gennaio dall’esecutivo per lanciare una consultazione pubblica sul gene editing.

Alle ragioni dei sostenitori delle New Breeding Techniques, i critici oppongono considerazioni sulle conseguenze ad ampio spettro dell’introduzione di organismi modificati geneticamente con le ultime tecnologie. Tra gli effetti considerati deleteri figurano la riduzione ulteriore del pool genico, cioè la varietà del genoma di piante e animali. Questa consiste a tutti gli effetti nel livello primario di biodiversità che, in particolare, è la prima barriera contro eventi epidemici (la diversità limita l’efficacia dell’agente patogeno).

lm