Rinnovabili • Nuovi OGM: la Gran Bretagna lancia la consultazione pubblica

La Gran Bretagna spalanca la porta ai nuovi OGM

Il governo inglese si prepara a cambiare la definizione di OGM, in modo da distinguere quelli tradizionali dagli organismi modificati tramite gene editing, una tecnica che rientra nelle New Breeding Techniques

Nuovi OGM: la Gran Bretagna lancia la consultazione pubblica
credits: Arturs Budkevics da Pixabay

Con la Brexit, Londra lancia una consultazione pubblica per introdurre i nuovi OGM

(Rinnovabili.it) – Il primo effetto della Brexit? Potrebbe nascondersi tra le molecole dei geni di cibo e animali da allevamento inglesi. La Gran Bretagna ha lanciato il 7 gennaio una consultazione pubblica sulla pratica del gene editing: di fatto, è un’apertura ai nuovi OGM. Secondo il governo di Londra, l’uso di questa tecnica “potrebbe sbloccare vantaggi sostanziali per la natura, l’ambiente e aiutare gli agricoltori con colture resistenti a parassiti, malattie o condizioni meteorologiche estreme e a produrre alimenti più sani e nutrienti”.

Con questa locuzione, gene editing, si indica una modificazione genetica operata tramite una delle tecniche più recenti, le cosiddette New Breeding Techniques (NBT). Fino al 31 dicembre, la Gran Bretagna era vincolata a rispettare la normativa europea sugli OGM, che regola in modo stringente anche le tecnologie di manipolazione genetica di ultima generazione. La Corte di giustizia europea ha stabilito nel 2018 che gli organismi modificati tramite gene editing, in linea di principio, rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva sugli OGM dell’UE.

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Ed è proprio questo il centro della consultazione pubblica: Londra vuole provare a segnare una distinzione tra organismi gene-edited (nuovi OGM)e OGM ‘tradizionali’, evitando che i primi ricadano sotto la stessa normativa dei secondi. A seconda del risultato della prima parte del processo di consultazione, il dipartimento dell’ambiente, dell’alimentazione e degli affari rurali inglese (Defra) potrà proporre modifiche alla legislazione attuale, in particolare rivedere la definizione di organismo geneticamente modificato. “Ciò significherebbe che questa legislazione non si applicherebbe agli organismi prodotti dall’editing genetico e da altre tecnologie genetiche”, sottolinea il Defra.

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Alle ragioni dei sostenitori delle NBT, i critici oppongono considerazioni sulle conseguenze ad ampio spettro dell’introduzione di organismi modificati geneticamente con le ultime tecnologie. Tra gli effetti considerati deleteri figurano la riduzione ulteriore del pool genico, cioè la varietà del genoma di piante e animali. Questa consiste a tutti gli effetti nel livello primario di biodiversità che, in particolare, è la prima barriera contro eventi epidemici (la diversità limita l’efficacia dell’agente patogeno).

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