La nuova tattica dei lobbisti è mascherarsi dietro think tank compiacenti. Spunta il tentativo di infiltrare i nuovi Ogm sotto una luce positiva nella narrativa sul clima
Un rapporto molto documentato sui nuovi Ogm di Corporate Europe Observatory
(Rinnovabili.it) – Due anni e mezzo di pressioni da parte dei lobbisti dell’industria biotech. Orizzonte: fine aprile, tra meno di un mese. Quando la direzione generale per la Salute e la Sicurezza alimentare dell’Unione Europea pubblicherà uno studio sui nuovi Ogm. Obiettivo: scardinare la sentenza del 2018 della Corte di giustizia europea che metteva un freno alle tecniche di editing genetico avanzato. E fare i primi passi per sdoganarle.
Quello che si muove tra i corridoi di Bruxelles e gli uffici delle aziende con interessi nelle tecniche avanzate di modificazione del genoma lo racconta un dossier di Corporate Europe Observatory (CEO), ong che monitora le azioni di lobbying a livello europeo. E mette a fuoco alcune nuove tattiche impiegate da questi attori per fare breccia e modificare passo passo le politiche dell’Unione Europea.
Cosa dice l’UE sui nuovi Ogm?
La sentenza del tribunale UE aveva equiparato in tutto e per tutto le New Breeding Techniques (NBTs), cioè i nuovi Ogm, a quelli tradizionali. E quindi li aveva vietati. La linea argomentativa dell’industria è rimasta uguale: i nuovi Ogm sono indistinguibili da colture simili ma non Ogm. Battendo su questo chiodo, i promotori delle NBTs cercano da sempre di evitare che i nuovi prodotti della biotecnologia siano sottoposti alla normativa europea in materia, che subordina l’approvazione a un complesso iter, in ossequio al principio di precauzione.
Perché entra in gioco il principio di precauzione? La preoccupazione che ha portato alla sentenza europea nasceva dal fatto che oltre alle modifiche volute, l’editing genetico può causare anche alterazioni genetiche non intenzionali. Questo si riflette sulla sicurezza alimentare e gli ecosistemi, lasciando un margine di incertezza molto ampio. In più, l’impatto a lungo termine sulla salute e sull’ambiente delle colture ottenute con l’editing genetico non è stato ancora testato.
Lobby all’assalto
L’industria biotech vuole che lo studio della Direzione generale UE porti alla deregulation dei nuovi Ogm, scrive CEO basandosi su decine e decine di documenti – ottenuti tramite richieste a UE, Belgio e Olanda tramite lo strumento del Freedom of Information – che registrano i movimenti dei lobbisti. Tre iniziative portate avanti con una nuova tattica finiscono sotto i riflettori.
I lobbisti e l’industria si riparano dietro il paravento di think tank compiacenti. La European Plant Science Organization (Epso) ha organizzato una serie di incontri con burocrati selezionati tra quei paesi che non fanno muro contro i nuovi Ogm. Di cosa si è discusso? Di come rivedere le regole UE e di quali progetti a base di editing del genoma portare come esempi per convincere i politici.
E ancora. Il think tank Re-Imagine Europa ha creato una task force dominata da personaggi vicini a Bayer, BASF e il governo USA, che ha l’obiettivo di inoculare posizioni a favore dei nuovi Ogm e della tecnologia CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, cioè il taglia-e-cuci genetico) nelle narrative sul clima. In pratica vuole sfruttare l’onda verde del Green Deal per promuovere i nuovi Ogm.
Il Flanders Institute for Biotechnology (VIB) ha pubblicato una lettera sulla piattaforma EU-SAGE dove appoggia un cambio di regole a livello europeo. Documento che sarebbe appoggiato da 129 istituti di ricerca: ma CEO fa notare che il più delle volte è un singolo ricercatore e non l’istituzione ad aver firmato. In altri casi, chi firma non appartiene nemmeno a un istituto di ricerca.
Per Nina Holland, ricercatrice del Corporate Europe Observatory, un cambio di regole sui nuovi Ogm “significherebbe nessun controllo di sicurezza, monitoraggio o scelta dei consumatori”. E mette in guardia dai tentativi di addolcire la pillola: “Dovremmo essere estremamente diffidenti nei confronti dei tentativi dell’industria biotecnologica di promuovere i prodotti di modifica del genoma come verdi e rispettosi del clima. Nel frattempo, le stesse compagnie dell’agrochimica dietro questa campagna di lobby biotecnologica stanno combattendo il Green Deal europeo, al fine di difendere la loro vendita di pesticidi inquinanti e pericolosi”.