La reazione delle associazioni contadine e ambientaliste: l’emendamento sui nuovi OGM va ritirato
(Rinnovabili.it) – Sta tutto in un emendamento di due pagine al Decreto Siccità, approvato ieri con voto unanime dalle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato. Lo firmano dodici senatori di Fratelli d’Italia e apre alla sperimentazione in campo aperto dei nuovi OGM. Un inedito per il nostro paese, che da più di vent’anni ha sempre aderito strettamente al principio di precauzione, vietando sul proprio territorio coltivazione e sperimentazione di organismi geneticamente modificati.
Oggi però, il vento sta cambiando. La causa è l’avvento delle nuove tecniche di manipolazione del genoma (New Genomic Techniques), ribattezzate in Italia con il termine Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Vengono considerate dai promotori come biotecnologie “benigne”, capaci di produrre organismi simili in tutto e per tutto a quelli ottenuti naturalmente. Negli ultimi anni, c’è stato un allineamento sempre più evidente fra organizzazioni agricole influenti come Coldiretti, fino al 2020 fermamente contraria alle NGT, il Ministero dell’Agricoltura (oggi della Sovranità alimentare) e i rappresentanti dell’industria sementiera. Un allineamento che trova corrispondenza in UE, dove è in corso una discussione sulla possibilità di deregolamentare le Tecniche di Evoluzione Assistita nei prossimi mesi.
Tuttavia, per il momento, una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE del 2018 include i prodotti delle TEA tra gli OGM. Significa che devono sottostare a valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura nel rispetto del principio di precauzione. Presto queste garanzie potrebbero saltare, e l’Italia è tra i paesi che mordono il freno.
Ambientalisti e contadini contro i nuovi OGM
Le TEA vengono sostenute in quanto, per i promotori, rappresentano un’opportunità di accelerare l’adattamento delle colture al cambiamento climatico. Così, il Decreto Siccità è stato utilizzato come punto di ingresso per introdurre la sperimentazione in pieno campo. Un metodo, quello dell’emendamento, giudicato però poco ortodosso dalle associazioni contadine, ambientaliste e a difesa dei consumatori riunite nella Coalizione Italia Libera da OGM. Anzi, ne parlano come un vero e proprio “colpo di mano” in una dura nota appena diffusa: “La prospettiva di avere presto cibo OGM ‘made in Italy’ sulle nostre tavole non è accettabile. Chiediamo lo stralcio dell’emendamento approvato dalle Commissioni dal testo finale, per un vero rispetto del principio di precauzione, dei diritti degli agricoltori e della sicurezza alimentare dei consumatori”. Le associazioni sono preoccupate per la biocontaminazione che i nuovi OGM potrebbero causare negli altri campi. Specialmente per il settore del biologico, sarebbe una iattura, che porterebbe alla perdita della certificazione. Senza contare che organismi brevettati come i prodotti NGT potrebbero accentrare ulteriormente il potere di mercato nelle mani di poche imprese multinazionali.
Diverse le reazioni del CREA, il Centro di Ricerca in Agricoltura del Ministero della Sovranità alimentare: il presidente, Carlo Gaudio, ha parlato di “un momento decisivo, perché le attività di ricerca già svolte nei laboratori dei nostri centri hanno dimostrato risultati straordinari che ora possiamo mettere ‘alla prova’ in campo. Un plauso particolare va ai presentatori degli emendamenti, ma il ringraziamento di rito è certamente rivolto a tutto il Parlamento, che ha approvato la norma all’unanimità”. Il CREA è destinatario dal 2016 di 8,5 milioni di euro per svolgere ricerca di laboratorio sui nuovi OGM.