Rinnovabili • Nuove tecniche genomiche: ok del PE agli OGM 2.0

Il PE dà l’ok alle nuove tecniche genomiche, verso la deregolamentazione degli OGM 2.0

Bocciata senza appello la proposta dei Verdi di rispedire al mittente il testo della Commissione, il voto è proseguito con l’esame di decine di emendamenti. L’esito finale, anche se con una maggioranza più risicata del previsto, sdogana l’uso dell’editing genetico di nuova generazione: quelle colture non saranno più soggette ai vincoli in vigore per gli OGM. Ma passano emendamenti importanti su etichettatura e tracciabilità

Nuove tecniche genomiche: ok del PE agli OGM 2.0
Foto di DIGITALE su Unsplash

Con 307 sì, 263 no e 41 astenuti, Strasburgo approva l’uso delle nuove tecniche genomiche

(Rinnovabili.it) – Sì agli OGM 2.0: per Strasburgo non sono assimilabili agli organismi geneticamente modificati “convenzionali”. Ma con emendamenti importanti su etichettatura e tracciabilità. È la decisione presa oggi dall’Europarlamento sul via libera alla nuove tecniche genomiche (NGTs), cioè tecniche di manipolazione genetica che usano le “forbici molecolari” della biotecnologia CRISPR-Cas9 per impiantare in una coltura sequenze di dna provenienti da altri individui della stessa specie.

L’ok dell’emiciclo è arrivato con una maggioranza meno ampia del previsto: 307 i sì contro 263 no, oltre a 41 astenuti. In commissione Ambiente, a fine gennaio, la proposta presentata dalla Commissione a luglio 2023 era passata con 47 sì, 31 no e 4 astensioni. L’iter legislativo proseguirà con la posizione del Consiglio e i negoziati tra i due co-legislatori. Ma era dal parlamento UE che potevano arrivare le critiche e le modifiche più sostanziali, visto che l’orientamento dei Ventisette sembra sostanzialmente favorevole agli OGM 2.0 (con l’Italia tra gli sponsor principali).

Nuove tecniche genomiche: ok del PE agli OGM 2.0

Cosa significa l’ok alle nuove tecniche genomiche

Cosa c’è in ballo? La Commissione UE ha proposto di deregolamentare gli organismi ottenuti tramite nuove tecniche genomiche, distinguendoli così dagli OGM “tradizionali”. Questi ultimi continueranno a essere soggetti alle stesse restrizioni in vigore oggi. Mentre gli OGM 2.0 creati con tecniche di evoluzione assistita (TEA) potranno essere coltivati liberamente.

I punti più discussi riguardano l’equiparazione stessa dei nuovi OGM alle colture convenzionali, l’etichettatura, la questione dei semi coperti da brevetti e la possibilità di monitorare scientificamente impatti e diffusione delle colture da nuove tecniche genomiche. Mentre i sostenitori vedono le TEA come la soluzione migliore per ottenere colture con resa più alta e più resilienti alla crisi climatica, i critici puntano i riflettori sull’assenza di evidenze scientifiche sulla non nocività degli OGM 2.0 e sulle molte “mutazioni fuori bersaglio” (cioè non intenzionali) le TEA comportano.

“Se vogliamo rendere l’agricoltura più sostenibile, più resistente ai parassiti e alle condizioni meteorologiche estreme, se vogliamo produrre più cibo in Europa e aumentare la sicurezza alimentare, allora abbiamo bisogno di nuove tecniche genomiche. Esse consentiranno lo sviluppo di varietà di colture migliorate in modo più preciso e veloce rispetto a qualsiasi altro metodo tradizionale”, ha dichiarato la relatrice della proposta, l’eurodeputata del PPE Jessica Polfjärd.

Gli emendamenti del PE al nuovo regolamento sulle Tecniche di Evoluzione Assistita

Le altre preoccupazioni sono tutte state discusse dal parlamento UE con modifiche – più o meno sostanziali – all’impostazione iniziale della Commissione. A rimanere praticamente inalterato è l’assenza di un vero monitoraggio scientifico sulla messa in campo di colture TEA.

Ma una svolta importante è arrivata sul tema dell’etichettatura. In origine, la proposta della Commissione prevedeva che soltanto i semi OGM 2.0 dovessero essere etichettati come tali. Con l’emendamento 264, il parlamento europeo ha esteso l’obbligo di etichettatura anche ai prodotti derivati. Significa che nei supermercati troveremo prodotti con la dicitura “Nuove Tecniche Genomiche” ben visibile in etichetta, anche quando un solo ingrediente è creato tramite TEA.

Passi avanti anche per quanto riguarda la tracciabilità. L’emendamento 265 prevede che si dia “un’adeguata tracciabilità documentale dei NGT” attraverso la trasmissione e la conservazione delle informazioni relative al fatto che i prodotti contengono o sono costituiti da impianti e prodotti NGT. Informazioni che dovranno contenere anche i codici univoci di tali NGT. La tracciabilità dovrà inoltre essere assicurata “in ogni fase della loro immissione sul mercato”.

Le critiche all’ok alle nuove tecniche genomiche

L’aspetto che ha attirato più critiche è la mancanza di prove scientifiche certe della non nocività delle TEA. “I diritti dei consumatori e degli agricoltori ne escono gravemente ridimensionati, perché la valutazione del rischio per i nuovi OGM è stata negata” è il commento aspro della Coalizione Italia Libera da OGM, che riunisce 42 ong del Belpaese. “Cade anche il principio “chi inquina paga”: imprese e agricoltori che usano OGM non saranno responsabili dei danni provocati dalla vendita o coltivazione di varietà geneticamente modificate”, aggiungono le associazioni, notando anche che l’emendamento per limitare i brevetti è “solo testimoniale” perché può essere efficace solo modificando anche la direttiva sulle biotecnologie e la Convenzione europea sui brevetti, con “un processo che potrebbe durare anni” mentre gli OGM 2.0 entrerebbero subito in circolazione.

Le scarse basi scientifiche le sottolinea anche un rapporto della Agenzia federale tedesca per la protezione della natura (BfN) pubblicato alla vigilia del voto di oggi. “Questo approccio di equivalenza ponderata manca di una valida base scientifica e viola il principio di precauzione, poiché non si possono escludere rischi plausibili”, sostiene.

Chi appoggia l’ok alle nuove tecniche genomiche argomenta che il nuovo regolamento disciplina al ribasso il numero di modifiche al dna possibili affinché una coltura sia considerata OGM 2.0. Ma “poche” non significa che si annulli il rischio, sottolinea il BfN: “è impossibile escludere i potenziali rischi degli impianti NGT solo dalla dimensione e dal numero di cambiamenti nella sequenza del DNA. Anche piccole modifiche apportate dall’ingegneria genetica possono comportare rischi elevati per l’ambiente e la salute. Le piante NGT possono presentare rischi potenziali paragonabili ad altre tecniche di ingegneria genetica e possono modificare le piante in modi che vanno oltre la selezione convenzionale”.

Un parere simile l’aveva dato a dicembre l’ANSES, l’agenzia francese per la salute e la sicurezza: “queste tecniche possono portare a cambiamenti nelle funzioni biologiche delle piante, di cui non si tiene conto nella proposta della Commissione sulla categoria 1 [quella in cui ricadrebbero le TEA], e che non possono essere esclusi conseguenti rischi per la salute e l’ambiente”.

Pochi giorni fa era arrivato un parere negativo anche dal Comitato europeo delle Regioni. I timori toccano l’intero impianto della proposta. Dall’aumentare la dipendenza degli agricoltori dalle grandi aziende produttrici di sementi alla riduzione della resilienza del sistema alimentare dell’UE. Dal compromettere gli obiettivi dell’UE di raggiungere il 25% di agricoltura biologica entro il 2023 e la produzione e l’uso di varietà tradizionali alla possibile perdita di biodiversità. Il parere sostiene anche che la proposta sulle nuove tecniche genomiche “riduce notevolmente la libertà di scelta degli agricoltori, dei consumatori e delle regioni”.