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Come spenderà l’Italia i 34 miliardi della nuova PAC?

La coalizione Cambiamo agricoltura, che riunisce 17 ong italiane, passa al vaglio il PSN preparato dal MIPAAF. Un documento attento a “tutelare gli interessi delle potenti corporazioni agricole”, svantaggiando i modelli di coltivazione più sostenibili

Nuova PAC, il Piano Strategico Nazionale aiuta i soliti noti
Foto di minka2507 da Pixabay

La nuova PAC entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023

(Rinnovabili.it) – Per l’Italia, la politica agricola comune al via nel 2023 è un tesoretto da 34 miliardi, forse 50 se si contano anche i co-finanziamenti statali. Ma li spenderemo male. Per rafforzare un modello di agricoltura che fa male all’ambiente e non c’entra quasi nulla con il Green Deal. Per proteggere una manciata di categorie. Senza premiare chi coltiva e alleva in modo sostenibile, nello spirito della strategia europea Farm to Fork. È un giudizio impietoso sul piano italiano per la nuova PAC quello che arriva dalla coalizione Cambiamo agricoltura, ombrello che riunisce 17 associazioni della società civile.

Ogni paese UE ha mandato a Bruxelles, entro il 31 dicembre scorso, un piano strategico nazionale (PSN) in cui ha indicato come intende spendere i soldi che arriveranno con la nuova PAC. Quello italiano – lamenta la coalizione di ong – ripropone soluzioni vecchie, non in linea con gli impegni climatici del settore. A partire da alcuni eco-schemi, una forma di pagamenti diretti parzialmente vincolati al raggiungimento di alcuni standard ambientali o climatici introdotta con la nuova PAC.

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Un esempio è il supporto alla zootecnia nel nord Italia e all’olivicoltura del centro-sud. Gli eco-schemi che li riguardano sono sovradimensionati e tolgono risorse ad altri ambiti. Invece, “dovrebbero premiare gli impegni volontari degli agricoltori per il contrasto dei cambiamenti climatici, la tutela della biodiversità e dell’ambiente”. Prevedere così tante risorse per questi settori significa elargire delle “compensazioni” appena mascherate. Infatti, presi insieme, “impegnano il 58,5% delle risorse destinate a tutti e 5 gli eco-schemi previsti dal PSN”.

Non è un’operazione neutra: mette in competizione modi diversi di fare agricoltura. C’è “forte disparità” tra i premi attribuiti agli eco-schemi e quelli previsti per gli impegni agro-climatico-ambientali dello sviluppo rurale, che “prevedono spesso analoghi impegni con finalità simili, ma con premi decisamente inferiori”. Mancano poi obiettivi quantitativi precisi se non per l’agricoltura biologica.

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Più che per quello che c’è scritto, il PSN spicca per le dimenticanze. Cambiamo agricoltura nota che mancano eco-schemi per la tutela e ripristino della biodiversità naturale, fatto che espone l’Italia al rischio di fallire il target nazionale previsto dalla strategia UE sulla diversità biologica al 2030. E ancora: potrà suonare quasi incredibile, ma la PAC che viene propagandata come strumento che rafforza il Green Deal non prevede proprio nulla su mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Ad esempio, supporta ancora l’allevamento intensivo.

Il governo sta dimostrando di “tutelare gli interessi delle potenti corporazioni agricole, che hanno accolto con commenti positivi i contenuti di questo Piano”, attaccano le 17 ong che accusano l’esecutivo di “mancanza di visione”.