La moratoria dei debiti era attesa dagli agricoltori con grande trepidazione, e altrettante aspettative riguardavano la semplificazione. L’Unione Europea accoglie le istanze degli agricoltori e allenta alcuni vincoli troppo rigidi che obiettivamente sono impossibili da rispettare
Superare i vincoli troppo rigidi per le imprese agricole
Sulla moratoria dei debiti e sulla semplificazione delle procedure gli agricoltori si sono battuti con tutte le forze. Sostenuti dalle associazioni di categoria, sono andati a protestare a Bruxelles per far valere le proprie ragioni.
L’Unione Europea ha deciso di accogliere le istanze degli agricoltori. Tuttavia, come ha tenuto a sottolineare Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, le decisioni non sono arrivate a seguito di un braccio di ferro ma sono il frutto di mesi di confronti con le istituzioni comunitarie e con i governi degli altri Paesi UE.
L’attesa per la moratoria dei debiti
Ovviamente, non è mancato il sostegno del nostro Governo a un settore produttivo fondamentale per l’Italia e questo ha portato anche alla revisione dei vincoli sugli aiuti di Stato.
Come nota Prandini, «con i precedenti vincoli si assisteva a un paradossale cortocircuito: nel caso dei danni da maltempo, più di una volta ci si è trovati con risorse e ristori stanziati dal Governo che non potevano essere incassati dalle imprese perché il tetto sugli aiuti di Stato già era stato raggiunto».
Gli agricoltori sono in difficoltà, su questo non esistono dubbi: tra aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, effetti del cambiamento climatico, difficoltà a trovare la manodopera per le lavorazioni in campo, calo delle rendite e incombenze burocratiche farraginose hanno comunque continuato a fornire i beni primari di cui tutti abbiamo bisogno. La moratoria dei debiti era quindi attesa con grande trepidazione.
Fondamentale, quindi, la maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato per superare il de minimis e attuare la moratoria dei debiti.
La semplificazione non sia legata alle dimensioni dell’impresa
Un altro tema caldo era il vincolo sui terreni da non coltivare. Secondo l’accordo di revisione della PAC, nell’UE sarà possibile coltivare 4 milioni di ettari e ridurre così il volume delle importazioni.
Una decisione tanto più significativa, se si considera la condizione di grave incertezza geopolitica che stiamo attraversando.
Ma soprattutto è importante l’accordo sulle semplificazioni, un primo passo che va ulteriormente rafforzato. È comunque un respiro di sollievo per i 500mila piccoli agricoltori (cioè quelli che hanno meno di 10 ettari) soffocati dalla burocrazia, impossibile da gestire per una piccola impresa.
Tuttavia, come rileva Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, «la semplificazione deve valere per tutte le strutture, a prescindere dalle dimensioni».
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Clima collaborativo
Gli attuali risultati raggiunti hanno dato respiro al mondo agricolo. È innegabile che sul tavolo ci fossero vari problemi da risolvere; per fortuna ha prevalso la ragionevolezza e gli europarlamentari italiani sono riusciti a lavorare in un clima collaborativo superando gli schieramenti.
Ciò significa che è stato possibile limitare l’impatto di decisioni comunitarie che sarebbero state penalizzanti per l’Italia.
Ne è un esempio il dossier imballaggi. Applicare il principio di reciprocità significa che tutte le merci che entrano nell’UE devono rispettare le stesse regole vigenti per quelle europee.
L’intesa, inoltre, tutela le imprese agroalimentari italiane dai vincoli troppo rigidi proposti dalla Commissione. Questi avrebbero imposto – con un notevole aggravio dei costi per le imprese – il riuso delle bottiglie di vino, spiriti e latte o vietato ai florovivaisti l’uso dei vasi per le piante.