È appena iniziato l’autunno e il maltempo sta flagellando l’Italia. Eventi estremi sempre più frequenti che vanno dalla siccità alle alluvioni, e colpiscono gravemente le produzioni agricole in territori resi ancora più fragili dall’abbandono e dalla cementificazione
(Rinnovabili.it) – Ancora una volta ci troviamo a parlare del maltempo che sta flagellando l’Italia. Anche in questi primi giorni di ottobre ci sono stati eventi estremi causati da un cambiamento climatico che non dà più tregua in nessun periodo dell’anno. L’arrivo dell’autunno è stato subito segnato da alluvioni, allagamenti, trombe d’aria.
Gli effetti sull’agricoltura
Il maltempo ha un effetto devastante sulle produzioni agricole, che sono uno dei settori produttivi che vengono più colpiti.
European Severe Weather Database (Eswd) ha contato dall’inizio dell’autunno un numero enorme di gravi episodi di maltempo: 101 eventi estremi tra nubifragi, grandinate, tempeste di vento, bombe d’acqua e12 tornado che hanno provocato feriti e danni ingenti. L’allerta meteo ha coinvolto 14 regioni lungo l’intera Penisola.
Come ha rilevato Coldiretti, questa ondata di maltempo ha provocato esondazioni, frane e smottamenti con campi, pascoli, stalle e macchinari agricoli finiti sott’acqua proprio mentre sono in pieno svolgimento la vendemmia e la raccolta delle olive.
La manifestazione più evidente della tendenza alla tropicalizzazione che sta investendo l’Italia negli ultimi tempi sono proprio i tornado.
Il cambiamento climatico si manifesta anche con altri tipi di eventi estremi, come la prolungata siccità che mette in crisi le colture, moltiplica le patologie vegetali e gli assalti di insetti che arrivano da lontano, le precipitazioni esageratamente intense, le gelate primaverili che colpiscono le piante nel momento della fioritura.
La gelata della scorsa primavera, ad esempio, ha inferto un duro colpo agli alberi da frutto come agli olivi, per non parlare della raccolta delle nocciole che in alcune aree produttive è letteralmente crollata.
Cementificazione e abbandono delle aree interne
Gli effetti del maltempo sono aggravati dalla situazione del territorio: la cementificazione l’ha reso più fragile, l’abbandono delle aree interne ha fatto il resto. Negli ultimi 25 anni è scomparso il 28% della terra coltivata, ovvero la superficie agricola utilizzabile si è ridotta a 12,8 milioni di ettari.
Secondo i dati Ispra elaborati da Coldiretti, il 91,3% dei comuni italiani (ovvero 7252 comuni) sono a rischio idrogeologico per i motivi appena citati. Questo significa che più di sette milioni di persone vivono in zone dove esiste il pericolo di frane e alluvioni.
Le aree agricole vanno difese: è soprattutto nelle zone interne che nascono i prodotti agroalimentari riconosciuti dalle certificazioni europee (Dop, Igp, etc.), un patrimonio che tutto il mondo ci invidia.
Perché non siano abbandonate occorrono adeguati sostegni all’innovazione per gli agricoltori e la costruzione di infrastrutture (strade, ferrovie, digitalizzazione) che ne aumentino l’attrattività turistica e la riscoperta da parte di chi vuole vivere stabilmente nei piccoli borghi. La sostenibilità ambientale, economica e sociale è anche questa.