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L’Università di Trento nel progetto Foodiverse

Foodiverse
Foto di Mylene2401 da Pixabay

(rinnovabili.it9 – L’Università di Trento, con il laboratorio “Nutrire Trento”, contribuisce al progetto europeo Foodiverse (Diversifying sustainable and organic food systems) per favorire sistemi di produzione, commercializzazione e consumo differenziati per una dieta sana e sostenibile.

L’obiettivo di Foodiverse è mettere a punto un sistema diversificato dal campo alla tavola per un’alimentazione naturale e salutare. Nel corso di tre anni, Foodiverse – che dispone di un finanziamento complessivo di un milione di euro – intende migliorare politiche del cibo e stili di vita nella prospettiva di uno sviluppo globale sostenibile. Il progetto, coordinato dalla University of Giessen (Germania), è sviluppato da un consorzio internazionale che vede l’Università di Trento insieme a Oslo Metropolitan University (Norvegia), University of Coventry (Regno Unito) e Jagiellonian University of Krakow (Polonia). L’Università di Trento, che partecipa con il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e con il Centro C3A – Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, contribuisce al progetto europeo con il laboratorio vivente di “Nutrire Trento”, una iniziativa per promuovere forme di approvvigionamento più sostenibili per la popolazione del Comune di Trento nell’ambito di UniCittà.

Diversificare la produzione in base ai consumi

Uno degli obiettivi della strategia agroalimentare europea Farm to Fork è portare in 10 anni l’agricoltura biologica ad almeno il 25%. «Il progetto Foodiverse studierà la diversificazione nella produzione in relazione alle pratiche di consumo con l’obiettivo di individuare i meccanismi che possono aiutare a rendere la sostenibilità più praticabile, ossia accessibile e alla portata di tutti. Abbiamo la convinzione che la ricerca possa giocare un ruolo fondamentale nell’alimentare processi virtuosi soprattutto quando si incarna nei territori. A Trento abbiamo da anni avviato il progetto “Nutrire Trento”, un laboratorio vivente che ci piacerebbe valorizzare come pratica di ricerca anche nell’ambito di questo progetto», dichiara Francesca Forno, docente nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e componente del Comitato di Coordinamento UniCittà. La prof.ssa Forno coordina l’unità di Trento con le colleghe Natalia Magnani e Katia Pilati.

Il primo lockdown ha già messo in evidenza alcuni dati, spiega Francesca Forno: «I sistemi alimentari diversificati (ossia caratterizzati da una pluralità di realtà produttive e distributive, alternative alla grande distribuzione organizzata) hanno dimostrato di essere maggiormente resilienti e quindi di resistere e reagire meglio alla crisi. Pensiamo a quanto è accaduto tra marzo e maggio dell’anno scorso. Nonostante tutte le restrizioni, in quei territori in cui i supermercati coesistono con le botteghe e il sistema agricolo è articolato in grandi e piccole aziende ci sono state meno code e i prodotti freschi dal territorio hanno continuato a raggiungere le nostre tavole, con benefici per la nostra salute e la salute dell’ambiente in cui viviamo».

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