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Lo spreco alimentare secondo Waste Watcher

spreco alimentare

(Rinnovabili.it) – In questo 2020 c’è una buona notizia: in Italia si butta meno cibo. Rispetto al 2019 lo spreco alimentare è diminuito del 25%, stando ai dati del Rapporto 2020 di Waste Watcher, il primo osservatorio nazionale sugli sprechi. Lo spreco alimentare misura la “temperatura ecologica” del Paese, per usare la definizione di Andrea Segrè, ordinario di Politica agraria internazionale e comparata nell’Università di Bologna, fondatore di Last Minute Market e ideatore della campagna di sensibilizzazione sullo spreco alimentare Spreco Zero.

Anche lo spreco alimentare è direttamente legato agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda Onu 2030, in particolare il 12 (consumo e produzione responsabili) e il 13 (lotta contro il cambiamento climatico). Poiché è legato alle nostre abitudini quotidiane, è da qui che bisogna cominciare ad agire e ci sono almeno due ottimi motivi per farlo: primo, nel mondo almeno una persona su dieci soffre la fame, secondo, i milioni di tonnellate di spazzatura generata dallo spreco alimentare hanno un impatto ambientale enorme. 

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Secondo il rapporto del 2019, il valore medio di spreco alimentare settimanale per nucleo familiare era di 6,6 € (equivalente a circa 8,4 mld € annui); il dato del 2020 scende a 4,9 €. La campagna di sensibilizzazione sembra dare i suoi frutti: infatti il 57% degli italiani dichiara di aver aumentato la propria consapevolezza grazie alla diffusione delle indagini sullo spreco. Quasi 7 italiani su 10 ritengono che esista un legame tra spreco alimentare, salute dell’uomo e salute del Pianeta, cresce l’attenzione alla salubrità del cibo che si acquista, si leggono più spesso le etichette nutrizionali e complessivamente ci si informa di più. Quindi si deve continuare a promuovere un cambiamento culturale e lavorare con i più giovani (anche nelle scuole), affinché imparino a ridare valore al cibo e siano sensibilizzati sul tema dello spreco alimentare. Non dimentichiamo, inoltre, che una dieta equilibrata è uno strumento di prevenzione e di trattamento per molte malattie: l’OMS sottolinea che un consumo adeguato di frutta e verdura è da considerare un salvavita.

Il Covid-19 e il lockdown hanno avuto un impatto sullo spreco alimentare? L’indagine condotta dal DISTAL (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna) su dati raccolti da Msi-Aci Europe nell’ambito della campagna Spreco Zero dice che il 51,6 % delle famiglie ha sprecato meno, e le donne si sono dimostrate complessivamente più virtuose rispetto agli uomini. Probabilmente ha contribuito la buona abitudine di uscire con la lista della spesa, che aiuta a comprare quello che realmente serve. Ma sul fronte della spesa un’altra buona abitudine sarebbe quella di non fare la spesa una volta alla settimana, perché si finisce per comprare più di quello che si riesce a smaltire. E le sirene delle offerte 3×2? Secondo Andrea Segrè non sono convenienti, perché contribuiscono a creare eccedenze che si traducono in spreco alimentare e quindi in rifiuti da smaltire. 

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