Reazioni contrastanti alla deregolamentazione delle tecniche di evoluzione assistita
(Rinnovabili.it) – Con il voto di fiducia di venerdì, il decreto siccità è diventato legge. Con esso, entra in vigore l’articolo 9-bis, aggiunto solo in un secondo momento, che deregolamenta la sperimentazione in campo aperto dei nuovi OGM prodotti con le Tecniche di Evoluzione Assistita.
Si tratta di un sostanziale cambiamento di approccio per l’Italia, primo paese a utilizzare la facoltà di imporre una moratoria sul rilascio in ambiente degli organismi geneticamente modificati nell’UE. Il nostro territorio è rimasto OGM-free per oltre vent’anni, a parte le importazioni di mangimi per l’alimentazione animale.
La feroce contrarietà dei consumatori e delle organizzazioni ambientaliste ha sempre evitato la coltivazione e la vendita degli OGM in Italia, ma con l’avvento di un nuovo set di biotecnologie per la modificazione del genoma, i promotori del cibo biotech sono tornati a chiedere un cambiamento regolatorio.
Dopo anni di prudenza, con il governo Meloni e le mutate posizioni di Coldiretti – unite a quelle già favorevoli di Confagricoltura e CIA – la revisione è accelerata. Nel dibattito sul decreto siccità è stato così integrato al Senato un emendamento che deregola la sperimentazione in campo, cancellando l’obbligo di valutazione di impatto ecologico previsto dalla normativa sugli OGM. “Il 99% delle forze politiche presenti in Parlamento hanno convenuto che questo era un emendamento utile e quindi hanno detto sì alla sperimentazione – ha detto il presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Luca de Carlo – Credo che sia la miglior risposta a tante critiche”. Dal Senato si è passati alla Camera con la questione di fiducia, che ha chiuso l’argomento.
Cosa cambia con le tecnologie di evoluzione assistita
Le New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) in Italia, comprendono una gamma di tecniche per la manipolazione del genoma che vanno sotto il cappello di genome editing e cisgenesi. Nel primo caso, viene effettuato un intervento sul genoma dell’organismo bersaglio per eliminare alcune caratteristiche indesiderate o per enfatizzarne altre. Con il genome editing, non avviene l’inserimento di materiale genetico esogeno. La cisgenesi, invece, prevede oltre al taglio del DNA dell’organismo, anche l’inserimento di una sequenza genetica di un altro organismo, che però dev’essere della stessa specie. Nel caso degli OGM di prima generazione, invece, questo inserimento combinava DNA di organismi di specie diverse.
I promotori le considerano tecniche diverse da quelle che producono OGM, che possano fornire un contributo nello sviluppo di varietà resistenti agli shock climatici e ai parassiti. Pertanto sostengono che i loro prodotti non debbano essere classificati come OGM. Significa che non dovrebbero essere sottoposti a valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura, come previsto dalle norme UE sugli organismi geneticamente modificati.
Tuttavia, una sentenza della Corte di Giustizia UE del 2018 ha ricompreso chiaramente le NGT-TEA nel perimetro degli OGM. La deregolamentazione italiana, che le esenta dalla valutazione del rischio ambientale, potrebbe quindi essere contestata. Nel frattempo però, la pressione dei gruppi di interesse sulle istituzioni europee sta per ridefinire il panorama continentale. La Commissione UE proporrà una nuova regolamentazione europea dedicata a queste tecnologie di evoluzione assistita, esentandole dai controlli. La proposta è attesa il prossimo 5 luglio.
Le reazioni alla deregulation delle TEA
La svolta italiana, nel frattempo, fa felici le aziende sementiere, alcuni ricercatori che stanno lavorando sulle TEA e le organizzazioni datoriali. “Con questi metodi di miglioramento genetico saremo in grado di ridurre significativamente i tempi necessari per la selezione di nuove varietà – si è congratulato Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi, che rappresenta le aziende sementiere italiane.
Di opposto avviso le associazioni dell’agricoltura contadina, del biologico e ambientaliste, riunite nella Coalizione Italia Libera da OGM. “Il nuovo decreto abolisce tutti i controlli necessari ad evitare eventuali effetti negativi su ambiente e salute. L’Italia abbandona, così, la sua ventennale linea di una agricoltura rigorosamente libera da OGM, data l’impossibilità, considerando le caratteristiche del nostro territorio, di evitare le contaminazioni con le coltivazioni biologiche e convenzionali“.
Sarà complesso mantenere la certificazione biologica a fronte di una contaminazione possibile, anzi probabile da parte dei nuovi OGM. Per questo le organizzazioni del biologico sono particolarmente preoccupate. Dopo sforzi (e spese) di riconversione, potrebbero vedere tutto andare in fumo.