L’ultimo rapporto di NielsenIQ sul largo consumo e sulle abitudini di spesa delle famiglie italiane presenta dati in qualche modo contrastanti.
La contrazione dei consumi nel 2023
Se nel breve periodo, ovvero nei primi mesi del 2023, si registra una contrazione generale dei consumi, l’analisi del lungo periodo (2017-2022, che quindi comprende anche un periodo di crisi dovuta a fattori diversi come la pandemia, la guerra in Ucraina e l’impennata dei prezzi dell’energia) registra invece una crescita di 8 punti.
A quale futuro va presumibilmente incontro il mondo dell’agroalimentare? NielsenIQ ha provato a dare qualche riposta durante il convegno Linkontro 2023 con il contributo di esperti, economisti e docenti universitari.
Ogni anno Linkontro è un appuntamento che riunisce manager e aziende per analizzare gli scenari sociali ed economici e valutare le tendenze dei mercati.
Il tema del 2023 è “Alla radice del tempo che viene – La responsabilità di oggi per un domani migliore”. In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo sembra che tutto quello che era valido fino a poco tempo fa oggi non funzioni più.
I numeri della filiera del largo consumo
La filiera del largo consumo ha un giro d’affari stimato di 90 miliardi di euro, 20mila aziende attive, 330mila lavoratori nei punti vendita distribuiti in tutta Italia. I clienti effettuano ogni anno 4 miliardi di visite nei negozi e acquistano 400mila prodotti.
Le 400 insegne della Grande Distribuzione Organizzata sono in larga parte di capitale italiano e migliaia di piccoli imprenditori sono proprietari dei negozi distribuiti sul territorio nazionale.
Colpisce la propensione costante all’innovazione: ogni anno il comparto propone circa 300mila nuovi prodotti.
Come si è accennato all’inizio, nel periodo 2017-2022 i consumi sono cresciuti di 8 punti nonostante le varie difficoltà. Nel periodo gennaio-aprile 2023 invece sono scesi del 3,9% con un incremento di valore del 10,5% a causa dell’inflazione.
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Gli effetti dell’inflazione
Proprio a causa dell’inflazione, anche in base alle rilevazioni Istat si evidenzia un aumento di spesa annua di quasi 500 euro a famiglia.
Le persone evitano la grande spesa settimanale: meglio andare più volte al supermercato a comprare solo quello che realmente serve e ridurre anche gli sprechi (in questa prospettiva hanno perso appeal anche le offerte tipo 3×2, perché si rischia di comprare cose che non si fa in tempo a consumare e quindi finiscono nella spazzatura).
Pertanto è aumentata la frequenza di acquisto (+3,7%) ma è diminuito il volume della merce (-7,4%), una tendenza non solo italiana ma riscontrata anche in altri paesi europei.
A questa “parsimonia” sulla spesa si contrappone un persistente piacere a uscire di casa, che regala al settore HoReCa un +15,8%.
Resta l’attenzione alla qualità
L’attenzione alla qualità rimane: meglio comprare meno, ma meglio.
In linea generale, si prevede che i prezzi potranno stabilizzarsi o diminuire leggermente, certo non torneranno ai livelli pre-crisi.
Quali saranno le strategie del largo consumo da mettere in atto per andare incontro alle esigenze delle persone? Ridefinire prezzi e assortimenti in base alle esigenze dei consumatori, cambiare i modelli di fornitura delle merci, maggiore attenzione alla fascia di consumatori over 60 (doveroso, in un paese che invecchia come l’Italia).
Del resto il largo consumo ha sempre offerto un ventaglio di scelte adatte a tutte le tasche, giusto e opportuno rimodularlo per adattarlo alla minore disponibilità di spesa delle famiglie.