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Le piante diventano sensori ambientali e segnalano le sostanze inquinanti

Faremo le rilevazioni ambientali con le piante? Un gruppo di ricerca californiano ha fatto una interessante scoperta. Grazie a una modificazione genetica, la pianta Arabidopsis thaliana cambia colore in presenza di sostanze inquinanti

Foto di felixioncool da Pixabay

Le rilevazioni ambientali si faranno a colpo d’occhio?

Le piante possono essere delle preziose alleate nel segnalare la presenza di sostanze inquinanti nei terreni. Questa interessante scoperta è frutto degli studi di un gruppo di scienziati della University of California, Riverside (UCR Riverside).

Fino ad oggi, l’unico sistema per individuare le sostanze inquinanti è effettuare un campionamento del suolo, procedimento che è abbastanza laborioso. I ricercatori di UCR Riverside hanno trovato un sistema efficace ma più semplice: fare in modo che una pianta si colori di rosso quando è esposta a sostanze chimiche tossiche. Questo significa che invece di andare periodicamente a effettuare prelievi sul posto si potrebbe individuare il problema grazie a una foto aerea: se le piante diventano rosse, la presenza di inquinanti è certa.

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La pianta da verde diventa rossa

Per arrivare a questo risultato, i ricercatori californiani hanno modificato geneticamente le proteine del recettore nella pianta di Arabidopsis thaliana, comunemente conosciuta come arabetta. È stata la prima pianta con genoma sequenziato, infatti è una di quelle preferite per effettuare gli studi nel mondo vegetale.

In condizioni di siccità, l’arabetta produce un fitormone noto come acido abscissico (ABA) che reagisce con le proteine geneticamente modificate. Quando queste rilevano l’ABA, la pianta chiude gli stomi (una specie di minuscoli pori) nelle foglie e nel fusto per evitare che evapori l’acqua presente nella pianta. In questo esperimento, gli studiosi hanno alterato i recettori affinché si legassero con un pesticida altamente tossico per l’uomo, e quindi vietato, l’azinphos-etile.

In presenza di questo pesticida i recettori fanno cambiare il colore delle foglie e del fusto: da verdi, come sono normalmente, diventano rossi. I risultati della ricerca sono pubblicati su Nature Chemical Biology.

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La sperimentazione con il lievito

I ricercatori tengono a sottolineare che il metabolismo della pianta rimane inalterato: riesce a conservare l’acqua in condizioni di siccità, a crescere e a svilupparsi normalmente. Questa tecnologia si può adattare anche per il rilevamento di altri tipi di sostanze inquinanti o per effettuare test diagnostici chimici.

Oltre ai pesticidi, sarebbe possibile rilevare qualsiasi sostanza chimica anche in un ambiente come l’acqua: molte persone, infatti, temono di essere esposte alla presenza di farmaci (ad esempio antibiotici) attraverso l’acqua. Il gruppo di ricerca sta tentando un esperimento analogo anche con un altro organismo vivente, il lievito, che ha già dato buone risposte con due tipi di sostanze. Queste piante non vengono messe in commercio, si tratta di una tecnologia ancora in sperimentazione. Ma se avesse il successo sperato semplificherebbe molto le rilevazioni ambientali: a colpo d’occhio si capirebbe subito se qualcuno usa pesticidi vietati.