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Le alghe nel piatto

alghe

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Le alghe nel piatto diventeranno un’abitudine? Alla ricerca di sistemi di coltivazione e di alimenti sani ma non impattanti sulla salute del Pianeta l’attenzione dei ricercatori si sta dirigendo con sempre maggiore interesse verso alghe, microalghe e cianobatteri.

Queste verdure alternative si prestano a usi diversi: dall’alimentazione umana alle bioplastiche, ma possono rivelarsi utili anche per produrre ossigeno e assorbire anidride carbonica, uno dei principali responsabili dell’effetto serra.

Rispetto agli alberi, le alghe crescono più velocemente, non richiedono fertilizzanti e soprattutto non hanno bisogno di acqua dolce, questione tutt’altro che secondaria.

Apprezzate in cucina

Alcune alghe trovano impiego in erboristeria, altre sono tra gli ingredienti della cucina vegana, macrobiotica e orientale: un esempio è l’alga nori con cui si prepara il sushi giapponese. Anche in Italia esistono piatti tradizionali a base di alghe come le frittelle preparate con la lattuga di mare.

L’agar-agar, molto usata in cucina in alternativa alla colla di pesce (che, nonostante il nome, oggi deriva da scarti di maiali e di bovini), è un gelificante naturale ricavato dalle alghe rosse con cui si preparano aspic salati o dolci.

Le alghe unicellulari fanno parte del fitoplancton, e quindi rientrano nella catena alimentare degli animali acquatici.

Con la farina di alghe essiccate si prepara anche un tipo particolare di carta per scrivere.

Le mille virtù delle alghe

Le microalghe sono organismi microscopici che vivono nei laghi, nei fiumi e nei mari. La loro coltivazione è sempre più diffusa perché le microalghe sono utili per l’acquacoltura, hanno impiego nutraceutico, farmaceutico, cosmetico e bioenergetico e hanno una funzione purificatrice per acque e suoli inquinati.

Le alghe sono la scoperta del secolo? In realtà no, perché sono impiegate per l’alimentazione umana fin dall’antichità per il loro valore nutrizionale: sono ricche di proteine, carboidrati, vitamine e acidi grassi.

Essiccate e ridotte in polvere sono tra gli ingredienti di pane, pasta, biscotti e bevande, e sono usate come integratori alimentari.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che i cianobatteri commercializzati con il nome di spirulina siano «uno dei migliori superfood». La spirulina è composta per il 60-70% di proteine, 18% di glucidi, 8% di lipidi, è ricca di carotenoidi e di vitamine A, B e B12, D, E, K.

Le alghe marine hanno gli stessi omega-3 del pesce e sono ricche di fibre, quindi procurano senso di sazietà e sono un toccasana per il benessere dell’intestino. Ma sono anche ricche di iodio, il che le rende controindicate per chi ha problemi con la tiroide.

Come per tutto quello che ha a che fare con l’alimentazione, anche nel caso delle alghe vale il principio del buonsenso e della moderazione. Secondo i nutrizionisti, non è pensabile sostituire le alghe alle proteine animali, ma possono essere un’alternativa interessante da consumare con parsimonia.

Spirulina biologica a impatto zero

L’interesse delle alghe, però, non si esaurisce a tavola. Nel 2014 Michela e Anna Lisa Salera, affiancate dai mariti Fabio ed Enrico, hanno avuto l’idea di coltivare la spirulina biologica a Castel Visconti, in provincia di Cremona.

Un sistema di economia circolare a ciclo completo, a impatto zero ed ecosostenibile: la produzione di spirulina avviene in vasche in ambiente controllato, riscaldate sfruttando il biogas dell’azienda agricola, i pannelli fotovoltaici assicurano l’energia elettrica necessaria ai macchinari. Tutte le fasi produttive si svolgono all’interno dell’azienda.

La qualità del progetto Salera è stata premiata: nel 2018 Legambiente le ha premiate per “Comuni rinnovabili”, nel 2019 hanno vinto il “Premio sviluppo sostenibile” della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, nel 2020 il concorso Oscar Green di Coldiretti hanno vinto il “Premio innovazione e sostenibilità”.

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