Ripensare gli spazi verdi
Le piante antismog sono una soluzione contro l’aria inquinata? Soprattutto quando si susseguono lunghi periodi in cui non piove, le città sono particolarmente assediate dalle polveri e dalle emissioni di CO2. Molte città del Nord Italia sono state più volte costrette ad adottare provvedimenti per tenere sotto controllo l’inquinamento dell’aria.
In questi giorni, a Milano si svolge Myplant & Garden – International Green Expo, una grande fiera professionale dell’orto-florovivaismo, del garden e del paesaggio con centinaia di espositori e migliaia di visitatori che hanno a disposizione uno spazio di circa 45mila metri quadri.
I settori espositivi vanno dai fiori alla decorazione, dall’architettura ai macchinari, dai vivai alle tecniche di coltivazione, dai servizi ai vasi fino all’arredo.
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Le mille virtù delle piante antismog
Nel corso di questa manifestazione, Coldiretti in collaborazione con Assofloro (l’associazione che rappresenta enti e associazioni delle filiere del verde, del paesaggio e dell’ambiente) ha sottolineato le importanti virtù di alcune piante antismog.
Infatti, alcune piante sono in grado di catturare i gas a effetto serra responsabili dei cambiamenti climatici ma possono anche limitare l’inquinamento all’interno delle case.
Piante antismog per eccellenza sono il leccio, la fotinia, il pittosforo, il lauro, l’eleagno, betulla, il cerro, il ginkgo biloba, il tiglio, il bagolaro, l’olmo campestre, il frassino comune, l’ontano nero. La scelta è vasta e non dobbiamo farci sfuggire le occasioni di migliorare l’aria che respiriamo con l’aiuto delle piante.
Un incoraggiamento arriva dal Bonus Verde, una misura in scadenza il 31 dicembre 2024 che prevede una detrazione Irpef del 36% per le spese sostenute per la sistemazione degli spazi verdi. Ci auguriamo che la misura sia rinnovata e che la detrazione arrivi al 50%, magari portandola da 5mila a 10mila euro, come sostiene Coldiretti.
Cattura di polveri sottili e CO2
Numeri alla mano, Coldiretti spiega di cosa sono capaci le piante antismog: una pianta adulta riesce a catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili, un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente 20mila chili di anidride carbonica all’anno.
Sempre stando ai dati di Coldiretti, dodici piante assorbono l’equivalente della CO2 emessa da un’auto di media cilindrata che percorre 10mila km in un anno.
Le piante antismog non “lavorano” solo all’aria aperta, funzionano benissimo anche nelle case, nelle scuole, negli uffici e perfino negli ospedali: possono ridurre del 20% l’anidride carbonica e del 15% le polveri sottili.
Pensiamo alle più comuni, come sansevieria, anthurium, spatifillo, yucca, pothos, schefflera, chamaedorea, dieffenbachia. Con il loro aiuto riusciremmo a combattere l’inquinamento degli ambienti chiusi definito “sindrome dell’edificio malato”, che provoca mal di testa e problemi respiratori.
Considerando l’importanza del verde nel contrastare gli effetti dell’inquinamento diventa ancora più evidente la necessità di interventi strutturali nelle nostre città, favorendo la diffusione del verde sia pubblico che privato. Se in Italia ogni abitante dispone di appena 32,5 metri quadrati di verde urbano (molto meno nelle grandi città) dobbiamo ripensare gli spazi metropolitani per renderli più vivibili.
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Aumentare il verde contro il rialzo delle temperature
I cambiamenti climatici hanno alzato le temperature, come stiamo osservando anche in questo 2024 iniziato da poco e già troppo tiepido.
Le piante, non solo quelle antismog, svolgono una preziosa funzione di raffrescamento: un parco di grandi dimensioni può abbassare il livello di calore da 1 a 3 gradi rispetto a zone dove non ci sono piante o ombreggiature verdi.
Sono una specie di grandi condizionatori naturali: un’area verde urbana di 1.500 metri quadrati raffredda in media 1,5 gradi e propaga i suoi positivi effetti a decine di metri di distanza.
Le piante antismog proteggono dall’inquinamento, puntare sulla filiera 100% italiana protegge dalla concorrenza sleale delle importazioni selvagge. Anche per le piante devono valere le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori.
«Il florovivaismo è anche l’espressione di una agricoltura multifunzionale capace di generare esternalità positive per il bene della comunità e dell’ambiente, nonostante i danni causati dal cambiamento climatico, i rincari e le grandi difficoltà economiche», ha dichiarato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.