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L’agricoltura italiana e la transizione verde

Non si può parlare di transizione verde senza riconoscere il ruolo dell’agricoltura italiana, che rappresenta un modello virtuoso che altri Paesi potrebbero seguire. Per poter continuare il cammino green ee associazioni di categoria chiedono maggiori sostegni per gli agricoltori, semplificazione e risposte in tempi certi

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Agricoltura italiana e transizione verde, un modello virtuoso

(Rinnovabili.it) – Parlare di transizione verde senza coinvolgere il mondo dell’agricoltura sarebbe un discorso incompleto.

Molti ritengono che l’agricoltura sia uno dei principali responsabili dell’emissione di CO2: non è così per l’Italia, uno dei Paesi europei più virtuosi anche per quanto riguarda la riduzione dei prodotti fitosanitari, l’innovazione e l’uso di energie rinnovabili.

Rinnovabili, energie del futuro

Secondo numerosi studi, le energie rinnovabili saranno le energie del futuro: si prevede un giro d’affari di circa 600 miliardi di euro. L’Europa si sta impegnando per riuscire ad arrivare a zero emissioni nel 2030, l’agricoltura italiana può dare un importante contributo alla transizione verde e diventare un modello virtuoso per altri Paesi.

Essere competitivi non basta, è necessario adottare una politica comune forte, che tenga presenti le esigenze dell’agricoltura, non pianificandole solo sulla carta ma conoscendone i bisogni reali e adattando le soluzioni ai diversi contesti europei.

Le principali associazioni di agricoltori ritengono che per assegnare all’agricoltura il giusto ruolo nella transizione verde sia opportuno accelerare l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che al momento sono all’esame della Commissione Europea.

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Il ruolo dell’agricoltura italiana nella transizione verde

Ma in cosa l’agricoltura può avere un ruolo nella transizione verde richiesta dal Green Deal europeo? Come evidenzia Confagricoltura, «bioeconomia circolare, carbon farming, agrivoltaico, parco agrisolare, biometano, proseguimento degli impianti a biogas sono solo alcuni dei temi in cui l’agricoltura può garantire un enorme contributo in questo processo transitorio».

Il Governo sembra mostrare attenzione alla pianificazione di lungo periodo per quanto riguarda il capitolo energetico. Ad esempio, il Bando Agrisolare prevede un fondo di un miliardo di euro per la realizzazione di impianti fotovoltaici. A tale proposito, il recente decreto ministeriale istituisce un regime di aiuti per intervenire sugli edifici di servizio nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale.

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Aumentare i fondi del Bando Agrisolare

Per il Bando Agrisolare, che esaurirà presto i fondi a causa della massiccia partecipazione, Confagricoltura ha richiesto di aumentare le risorse per gli agricoltori. Nello stesso modo, l’associazione ha chiesto uno stanziamento aggiuntivo per sostenere le imprese nella fase di transizione energetica e digitale (REpower EU e Fit for 55).

Inoltre, Confagricoltura ha chiesto di investire maggiori risorse nei Contratti per la logistica agroalimentare, ovvero sostenere gli investimenti per potenziare i sistemi di logistica e di stoccaggio.

Confagricoltura ha assunto la medesima posizione sui contratti di filiera: infatti sono pervenute moltissime domande al V bando e senza risorse aggiuntive il budget andrà rapidamente esaurito.

Sulle stesse posizioni anche Coldiretti, che chiede «un primo stanziamento di almeno 1 miliardo di euro, anche attraverso risorse Repower EU e Fondo sviluppo e coesione in corso di programmazione con operazioni complementari al PNRR».

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Semplificazione e risposte in tempi certi

Per quanto riguarda i contratti di filiera, Coldiretti sottolinea che l’agroalimentare italiano «ha centrato l’obiettivo e dimostrato concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del PNRR con richieste di investimenti per oltre 11 miliardi nella graduatoria del V bando, superando di dieci volte il budget disponibile.  Per poter soddisfare la domanda totale c’è bisogno di circa 4,5 miliardi di euro in più di dotazione pubblica, a partire dal rifinanziamento del V bando».

Coldiretti rimarca anche l’importanza di semplificare i decreti attuativi delle diverse misure e di dare risposte alle imprese in tempi certi: «Partecipare a un bando e avere risposte dopo mesi e mesi non è ammissibile e rischia di far venire meno la capacità delle aziende agricole di tenere fede agli impegni inseriti nelle domande di aiuto. Da questo punto di vista è perciò decisivo potenziare le strutture amministrative competenti per le diverse misure, assicurando l’efficienza e l’efficacia dell’azione della Pubblica Amministrazione».