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La produzione di pesce è in crisi per sovrasfruttamento e cambiamento climatico

Foto di Bedis ElAcheche from Pexels

Cresce la pressione sugli stock ittici

Il pesce è un alimento molto apprezzato in tutto il mondo. Sarà uno degli ingredienti d’onore sulle tavole delle prossime festività natalizie.

È anche un alimento importante per la nostra salute: oltre tre miliardi di persone traggono ogni giorno dal pesce circa il 20% della quantità di proteine di cui hanno bisogno. In molti paesi asiatici e africani il pesce è un alimento base dell’alimentazione.

Il pesce risente del riscaldamento delle acque

L’aumento costante della popolazione, tuttavia, sta sottoponendo gli stock ittici a una pressione fortissima che ne compromette la salute e la riproduzione; molte specie sono infatti sovrasfruttate.

Nei paesi a basso reddito si crea una forbice particolarmente allarmante che vede da un lato la diminuzione degli stock ittici e dall’altra il diritto all’accesso a cibo nutriente per un numero crescente di persone diventare sempre più incerto.

Numerosi studi dimostrano però che la crisi degli stock non dipende solo dall’aumento della richiesta, ma anche dall’aumento della temperatura del mare, uno degli effetti del cambiamento climatico.

I pesci risentono del riscaldamento degli oceani spostandosi verso altre latitudini e acque più profonde. Il cambiamento nella distribuzione delle specie e nella loro tipologia influisce non solo sulla quantità del pescato, ma anche sulla sua qualità nutrizionale.

Lo studio Signature of ocean warming in global fisheries catch pubblicato in “Nature” evidenzia che il riscaldamento degli oceani ha influenzato la pesca negli ultimi quarant’anni: pertanto è necessario sviluppare piani di adattamento per mitigare questi effetti che incidono sulla sicurezza alimentare delle popolazioni costiere, soprattutto nelle regioni tropicali.

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Diminuisce la disponibilità di nutrienti derivati dal pesce

Gli studiosi hanno preso in esame quattro nutrienti chiave per la salute umana (calcio, ferro, acidi grassi omega-3 e proteine) presenti nel pesce. La disponibilità di questi nutrienti è in calo dal 1990 e ritengono che diminuirà ulteriormente di circa il 30% entro il 2100, specie nelle zone tropicali dove la temperatura potrebbe aumentare di 4°C.

Anche gli omega-3 sono destinati al declino: la loro quantità nei frutti di mare potrebbe calare del 50% entro il 2100. Le microalghe, che li producono naturalmente, con il riscaldamento sono meno produttive, e questo influenza la catena alimentare del pesce.

Anche l’acquacoltura è vulnerabile al cambiamento climatico: il riscaldamento delle acque marine incide sull’aumento delle epidemie e sulle fioriture dannose, con un impatto a lungo termine sulla produzione di mangime per il pesce.

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La fame “nascosta”

Quando si parla di sicurezza alimentare non ci si riferisce solo a fame e carestie, ma anche alla fame definita “nascosta”: ovvero diete carenti di nutrienti seppure con un apporto calorico sufficiente.

Il legame tra il benessere della popolazione ittica e la sicurezza alimentare è uno dei temi dell’appello della FAO contenuto in Blue Transformation – Roadmap 2022-2030. A vision for FAO’s work on aquatic food systems. Questa tabella di marcia per la trasformazione dei sistemi alimentari acquatici ha l’intento di contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Blue Transformation riconosce l’importanza dei sistemi alimentari acquatici come motori di sviluppo per le comunità da vari punti di vista: lavoro, crescita economica, sviluppo sociale e recupero ambientale. Anche nell’acqua si può migliorare la vita delle persone e dell’ambiente senza lasciare indietro nessuno.

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