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La misteriosa moria del kiwi

La moria del kiwi, malattia dalle cause sconosciute, sta decimando la produzione in tutta Italia

moria del Kiwi
Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Secondo i dati della FAO, l’Italia è il secondo produttore mondiale di kiwi, dopo la Cina e prima della Nuova Zelanda. Proprio per questo la cosiddetta “moria del kiwi” è estremamente allarmante: è facile capire che la diffusione di questa malattia avrà un impatto significativo sulla produzione nazionale. La moria del kiwi, che attacca l’apparato radicale delle piante, si è manifestata nella provincia di Verona nel 2012 per poi diffondersi in altre Regioni.

Le cause della moria sono sconosciute, nonostante si stiano svolgendo ricerche e sperimentazioni per comprenderne l’origine e tentare una cura. Nel Lazio, nell’Agro Pontino, che è la zona con il maggior numero di coltivazioni (quasi 10mila ettari), sono stati persi quasi 2000 ettari di piantagione. In Friuli, Lombardia, Emilia Romagna e Calabria la malattia sta avanzando in modo inesorabile. Nel Veronese, secondo i dati di Confagricoltura, sono stati colpiti 1800 ettari su circa 2500; qui la coltivazione dell’actinidia rappresenta l’80% della produzione regionale, e in molti casi rappresenta l’unica fonte di reddito delle aziende.

La moria si diffonde velocemente. I primi sintomi compaiono a giugno-luglio: si blocca lo sviluppo della pianta che poi si secca. Se anche fiorisce nella stagione successiva, morirà definitivamente entro due anni. L’apparato radicale appare fortemente danneggiato: le radici assorbenti (feeding roots) scompaiono, quelle secondarie sono marcescenti. Le radici più danneggiate sono quelle che affondano negli strati più profondi del terreno, mentre quelle negli strati più superficiali mantengono una parte delle feeding roots che tengono stentatamente in vita la pianta ancora per alcuni mesi. Tante le ipotesi formulate per comprendere le cause della moria: dal tipo di irrigazione (preferibile quella a goccia o a microjet rispetto a quella a scorrimento) alle infezioni fungine, dalla composizione del terreno alle crisi climatiche. La pianta di kiwi è particolarmente sensibile al ristagno idrico: piogge eccessive concentrate in brevi periodi la mandano in sofferenza. Una serie di concause ma nessuna certezza.

Tuttavia per i nuovi impianti si può cercare di creare le condizioni ideali per la coltivazione. Ad esempio, per ovviare ai problemi di umidità eccessiva del terreno si può adottare la baulatura (una tecnica di lavorazione che crea un profilo convesso sulla superficie del terreno) con circa 50 cm. di differenza tra il colmo e la falda; si possono introdurre dei microrganismi antagonisti nel terreno per incrementarne l’attività biologica; si può cercare di decompattare il terreno con le cover crops (colture di copertura che nutrono e proteggono il terreno, ma non sono destinate alla raccolta).

Confagricoltura sta monitorando la situazione in tutta Italia, e sollecita la sinergia tra lo Stato, le Regioni coinvolte e gli istituti di ricerca.