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La cava dismessa diventa un parco agrovoltaico

Agrivoltaico: un possibile modello di sviluppo per contribuire alla transizione energetica

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agrivoltaico sostenibile
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Caro bollette? Una soluzione può arrivare dall’agrovoltaico, un sistema di produzione di energia solare integrato con le coltivazioni agricole.

Sinergia tra agricoltura e fotovoltaico

Il primo impianto agrovoltaico è stato realizzato in Francia nel 1981, ma il sistema non è mai veramente decollato. Solo negli ultimi anni si è risvegliato l’interesse per l’agrovoltaico, vista la fame di soluzioni sostenibili per la produzione di energia. Perché la convivenza funzioni, fotovoltaico e agricoltura non devono essere in opposizione tra loro ma entrare in sinergia.

Coldiretti ha firmato un accordo con Anie Rinnovabili (associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore delle fonti rinnovabili elettriche), Anepla (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei e Affini) e Consorzio Cascina Clarabella (consorzio di cooperative sociali che svolgono attività sostenibili per la cura e il reinserimento sociale e lavorativo di persone con disagio psichico e/o socialmente svantaggiate) per trasformare le cave dismesse esaurite o non più attive in parchi agrovoltaici.

L’agrovoltaico coniuga il fabbisogno energetico con la produzione alimentare

Spiega Claudio Bassanetti, presidente di Anepla, che nelle cave dismesse è possibile “realizzare impianti fotovoltaici con semplici sistemi di fissaggio e palificazioni facilmente rimovibili e riciclabili in futuro. Inoltre la stragrande maggioranza sono ubicate in terreni che hanno ancora la destinazione urbanistica agricola“.

“L’agri-fotovoltaico, ancora poco diffuso in Italia, ma conosciuto e teorizzato da tempo in tutto il resto del mondo, offre l’opportunità di rispondere sia al fabbisogno energetico che a quello della produzione alimentare.

L’agrovoltaico, tuttavia, è ancora osteggiato da una parte del mondo agricolo anche se potrebbe essere un’interessante opportunità per contribuire a ridurre le emissioni di CO2 e rispondere agli obiettivi ambientali del Green Deal europeo.

I sostenitori ne ravvisano alcuni vantaggi, come proteggere le colture da pioggia, grandine e vento, ottenere energia pulita per i sistemi di raffrescamento e riscaldamento, migliorare la gestione, il controllo idrico e la qualità del suolo.

In Italia ci sono più di 14mila cave dismesse

In Italia ci sono più di 14mila cave dismesse che ben si prestano all’uso combinato agricolo ed energetico. La crisi dell’edilizia ha ridotto l’estrazione di sabbia e ghiaia, e sarebbe utile pensare a una riconversione di questi spazi.

Come sottolinea Alberto Pinori, presidente di Anie Rinnovabili, “i nuovi sistemi agrovoltaici saranno dotati di tecnologie innovative che permettono conciliare la produzione agricola con quella elettrica. Un connubio che avrà importanti ricadute in termini di sostenibilità ambientale ed economica per la valorizzazione del territorio”.

L’obiettivo dell’accordo è favorire la transizione verso un modello energetico sostenibile e rispettoso dell’ambiente, creando nello stesso tempo nuove aree di coltivazione con finalità sociali.

Progetti che valorizzano il territorio

Ognuna delle parti ha nell’accordo un ruolo ben definito: Anepla valuta le aree idonee alla riconversione; Anie Rinnovabili si occupa della progettazione selezionando le tecnologie innovative per la realizzazione degli impianti fotovoltaici senza compromettere l’utilizzo agricolo dei terreni; Coldiretti e Cascina Clarabella individuano i progetti sociali di agricoltura e allevamento da destinare sui terreni.

Un lavoro corale che non può prescindere dalla collaborazione con le comunità locali. Solo così gli interventi di valorizzazione delle cave potranno avere ricadute economiche e sociali positive per i territori.

Competitività delle imprese agricole e inserimento di persone fragili

Come sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, l’unione virtuosa tra produzione agricola e impianti di energia rinnovabile può rendere le aziende agricole “più competitive perché si riducono i loro costi di approvvigionamento energetico e si migliorano le prestazioni climatico-ambientali”.

Carlo Fenaroli, presidente di Cascina Clarabella, vede nel progetto dei parchi agrovoltaici un valore sociale oltre che ambientale: “Restituire a un uso agricolo le cave abbandonate aprirà nuove opportunità di sviluppo economico per i luoghi interessati e avrà un’importante ricaduta sociale promuovendo l’inserimento lavorativo di persone con fragilità psichiche”.

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