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La biodiversità della foresta pluviale in Costa Rica si studia con un gemello digitale

La deforestazione ha distrutto grandi aree di foresta pluviale. Una raccolta fondi ha permesso di acquistare terreni incolti e pascoli per l’allevamento intensivo dove un progetto di ricerca sta ripiantando molte varietà di alberi autoctoni. Il monitoraggio dell’operazione avviene con il telerilevamento e i modelli tridimensionali

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Foto di Vlad Hilitanu su Unsplash

Il telerilevamento con una precisione di tre centimetri

La foresta pluviale del Costa Rica è oggetto di studi da più di 30 anni da parte dell’Austrian Rainforest Association. La deforestazione delle aree tropicali causata dalle grandi monocolturre per produrre beni da esportazione (banane, olio di palma, soia, ananas) e i pascoli intensivi per la produzione di carne hanno distrutto gli habitat primari. In Costa Rica, una legge del 1996 ha rallentato la deforestazione ma la distruzione del suolo è comunque preoccupante.

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Collegare la foresta pluviale di montagna e di pianura

Grazie alla raccolta fondi, l’Austrian Rainforest Association ha acquistato migliaia di ettari di foresta pluviale (salvandoli dalla distruzione) e li ha incorporati nel Parco Nazionale Piedras Blancas dove si trova la stazione di ricerca La Gamba Tropenstation, associata all’Università di Vienna.

Il passo successivo prevede di collegare il Parco Nazionale a una foresta pluviale di montagna che si trova nella medesima area. Con i fondi raccolti, il progetto di ricerca Cobiga Biological Corridor acquista terreni incolti e pascoli precedentemente gestiti in modo intensivo e pianta nuovi alberi per creare un nuovo habitat per animali e piante, proteggere la biodiversità e creare un corridoio per la migrazione delle specie.

Alcune aree sono in grado di sviluppare una forestazione secondaria nel giro di alcuni decenni, altre sono destinate a non vedere crescere mai più la vegetazione.

Il rimboschimento previene la frammentazione della foresta oltre a contrastare l’isolamento genetico e l’erosione. Saranno però necessari nuovi fondi per ampliare il corridoio di collegamento tra la foresta pluviale di pianura e quella di montagna.

La riforestazione assistita

I ricercatori piantano specie arboree autoctone per la riforestazione assistita in una fattoria modello con l’obiettivo di ricreare una foresta ricca di specie (ne sono state selezionate oltre 100). Dopo un monitoraggio di tre anni (in cui i terreni vengono ripuliti da erba, liane e piante rampicanti), quando le piantine saranno abbastanza cresciute per sopravvivere in modo autonomo, i ricercatori abbandoneranno l’area permettendo lo sviluppo di una foresta originaria.

Il progetto di riforestazione assistita è guidato dal gruppo svedese di tecnologie di misurazione e software Hexagon con la sua affiliata R-evolution, che ha lanciato l’iniziativa Green Cubes per accelerare la conservazione della biodiversità della foresta pluviale in tutto il mondo. Il progetto applica nuove tecnologie di telerilevamento e mappare la complessità della foresta pluviale con la scansione laser.

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La tecnologia di telerilevamento

La tecnologia di telerilevamento LIDAR (abbreviazione di light detection and ranging) mappa la foresta pluviale scansionandola dall’alto con scanner laser collegati a un aeroplano. Crea un modello 3D della vegetazione della foresta pluviale e della diversità vegetale con una precisione di tre centimetri che consentirà una migliore analisi scientifica. Inoltre, i ricercatori condurranno scansioni laser ad alta risoluzione sotto la chioma degli alberi all’interno della foresta per integrare i dati aerei.

Le misurazioni annuali mostreranno la crescita delle piante, lo sviluppo del bosco, i cambiamenti nella biodiversità e nella struttura della vegetazione. I dati saranno quindi un “gemello digitale” della foresta pluviale che permetterà di valutare con precisione le sue condizioni.