“Italia Next DOP – 1° Simposio Scientifico Filiere DOP IGP” è un importante appuntamento dell’agroalimentare. È la prima iniziativa nazionale dedicata a diffondere la ricerca scientifica nel settore agroalimentare nazionale di qualità a Indicazione Geografica con l’obiettivo di accelerare i processi di transizione del settore agroalimentare di qualità, attraverso il coinvolgimento concreto del mondo produttivo e accademico.
L’evento, che ha un programma articolato e ricco di interventi, è organizzato dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia, CSQA Certificazioni, Agroqualità, Poligrafico e Zecca dello Stato.
Molto attesi gli interventi di Maurizio Martina, vice direttore generale FAO e Stefano Vaccari, direttore generale CREA. Come esponente del mondo accademico interverrà Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione PRIMA e del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena.
Riccaboni porterà a “Italia Next DOP” l’esperienza e il valore del programma euromediterraneo PRIMA per la ricerca e innovazione agroalimentare.
La ricerca per la sicurezza alimentare
Spiega infatti Riccaboni: «La ricerca è fondamentale per contribuire alla sicurezza alimentare e per ottenere sistemi agroalimentari più sani e attenti all’ambiente.
L’Italia è in prima linea in tale sforzo. Ne è testimonianza la sua leadership nell’ambito del Programma PRIMA, che con 500 milioni di euro investiti dalla Commissione Europea e 19 Paesi, sta contribuendo a costruire, per la prima volta, un ecosistema mediterraneo dell’innovazione».
In qualità di coordinatore dello Spoke 9-Agritech, Riccaboni ricorda un altro importante esempio di ricerca per la sostenibilità in agricoltura: «Il Centro Nazionale Agritech finanziato dal PNRR con 320 milioni di euro, vede riuniti università, centri e imprese per ottenere produzioni più sostenibili e capaci di adattarsi al cambiamento climatico, per verificare più precisamente la sostenibilità e l’origine dei prodotti, per supportare il passaggio all’economia circolare.
Si tratta di importanti investimenti che potranno diventare, anche grazie a occasioni come questa, fonti di prezioso supporto per l’intero Paese e per le imprese della DOP economy».
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La filiera deve seguire criteri di sostenibilità
“Italia Next DOP” è diviso in sei sessioni (Qualità, Normativa, Governance, Sostenibilità, Mercati, Marketing) a cui prendono parte 50 relatori scientifici tra docenti e ricercatori universitari, e rappresentanti dei Consorzi e delle imprese.
Sempre dall’Università di Siena interverrà Simone Bastianoni, docente di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali: «La sostenibilità per il mondo delle denominazioni geografiche è sia una sfida che un’opportunità.
Una sfida perché oggi non ci possiamo più accontentare di dichiarare la provenienza di un prodotto per attestarne la qualità ed è necessario che la filiera produttiva segua criteri di sostenibilità per garantire l’accettabilità del prodotto da parte dei consumatori.
È un’opportunità perché i Consorzi dei produttori possono aiutare specialmente i piccoli produttori a migliorarsi e a rendere più sostenibili le loro produzioni. La ricerca scientifica è pronta e può supportare questa trasformazione».
“Italia Next DOP” incoraggia il dialogo tra università, consorzi di tutela e imprese
“Italia Next DOP” conferma nelle diverse sessioni dell’evento quanto sia importante il dialogo tra università, centri di ricerca, consorzi di tutela e imprese.
L’agroalimentare, protagonista nella sfida per la sostenibilità, è un settore che investe il profilo economico, occupazionale, nutrizionale, tecnologico, ambientale e di governance.
Della centralità del settore agroalimentare è consapevole il legislatore, che è recentemente intervenuto a tutela della competitività delle imprese agricole lungo gli anelli della filiera, come chiarisce Sonia Carmignani, docente di Diritto Agrario dell’Università di Siena: «L’equa remunerazione delle imprese agricole, perseguita anche tramite iniziative normative, diventa l’occasione per incoraggiare produzioni di qualità, tecnologicamente avanzate e attente alle condizioni lavorative.
In questo scenario la ricerca scientifica diviene un canale privilegiato di intercettazione degli strumenti utili all’evoluzione dell’agroalimentare verso produzioni sostenibili, di qualità e concretamente remunerative per l’imprenditore agricolo».