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Io Mangio il Giusto, ecco come salvare l’Amazzonia anche a tavola

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Adriano Karipuna e COSPE. Credits: Carlos Dias

(Rinnovabili.it) – La nostra alimentazione ha un impatto anche sulla deforestazione dell’Amazzonia. Eppure non ci pensiamo mai con la dovuta attenzione: fatichiamo a vedere il nesso di causa-effetto tra quello che mettiamo nel piatto e il polmone verde del mondo.

Il Manifesto “Io mangio il giusto”

In occasione della sedicesima edizione del Festival della Biodiversità, che si è svolto a Milano, l’organizzazione di cooperazione internazionale COSPE ha lanciato il Manifesto “Io mangio il giusto”, un invito a riflettere sulle nostre abitudini alimentari e sugli effetti che producono a livello globale. Questo decalogo suggerisce azioni concrete quotidiane – l’alimentazione consapevole è una di queste – con cui possiamo diventare agenti di cambiamento e di protezione dell’ambiente.

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Deforestazione ed economia predatoria

Prendiamo ad esempio la carne, che ha grandi responsabilità. Secondo i dati del Global Remote Sensing Survey 2020 della FAO «il 90% delle terre deforestate nelle aree tropicali diventano pascoli e piantagioni di soia, per garantire carne ai consumatori cinesi, europei, nordamericani e super-profitti a tutti gli attori di questa economia predatoria. In Amazzonia, nella prima metà del 2022 sono stati perduti in questo modo 3.988 chilometri quadrati di foresta (dato rilevato dall’INPE, l’Istituto nazionale per la ricerca spaziale del Brasile).

Se ne sta andando così, verso il punto di non ritorno che ne farà una savana, la foresta pluviale più grande del mondo. Non c’è più tempo. Tutti siamo chiamati a fare qualcosa e a dare il nostro contributo con le scelte che facciamo a tavola. “Cambiare i nostri stili di vita alimentare non è più solo possibile, è necessario”, afferma Eleonora Migno, vicepresidente di COSPE.

Le cause della deforestazione

Il Global Remote Sensing Survey riporta una proporzione tra le diverse cause che incidono sulla deforestazione globale per il periodo 2000-2018: aumento dei terreni coltivati (50%), incluso l’olio di palma), pascoli per il bestiame (38%), sviluppo urbano e delle infrastrutture (6%), altri fattori (4%), costruzione di dighe e modifica dei corsi d’acqua (1,8%). Esaminando i dati per regioni del mondo, il 70% della deforestazione in Sudamerica è causato dai pascoli.

Sempre secondo la FAO, tra il 1990 e il 2020 a causa della deforestazione si sono persi 420 milioni di ettari di foresta (per dare un’idea, un’area più grande dell’Unione Europea). Circa Il 10% della deforestazione globale si deve ai consumi dell’UE, che per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità ha stabilito che sul mercato comunitario saranno ammessi solo prodotti certificati che non hanno causato deforestazione.

I popoli dell’Amazzonia

Dati alla mano, il Manifesto vuole promuovere stili di vita sostenibili: diminuire il consumo di carne, preferire prodotti biologici e di stagione, ridurre i cibi trasformati e imballati, bere l’acqua del rubinetto. Tra i comportamenti virtuosi, bisogna anche ridurre i consumi di energia e gas ed evitare sprechi alimentari. L’Amazzonia non è solo una foresta, è anche il luogo dove abitano 350 popoli indigeni. Afferma Adriano Karipuna, attivista ambientale e leader indigeno del popolo Karipuna dello stato brasiliano della Rondonia: «Noi Karipuna stiamo proteggendo 153mila ettari di foresta amazzonica. Recentemente nella foresta di Karipuna i taglialegna illegali, garimpeiros, che hanno appiccato numerosi incendi. Molte specie di animali stanno scomparendo, e ci sono popolazioni indigene che stanno correndo il rischio di essere sterminate».

Con la campagna “AMA la Terra, AMA te stesso, AMAzzonia” COSPE è al fianco di Karipuna per diffondere la consapevolezza che il destino della foresta è vitale per il mondo intero.

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