Cosa fa l’intelligenza artificiale per le api?
Si discute spesso di intelligenza artificiale, se sia utile, pervasiva o perfino pericolosa. Il caso di cui parliamo rientra sicuramente nel primo gruppo e dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il valore inestimabile dell’innovazione per l’agricoltura e per la salvaguardia dell’ambiente.
Apicoltura Urbana installa e cura alveari in aziende, parchi e scuole in un’ottica di educazione ambientale basata su una certezza: prendersi cura delle api insegna a prendersi cura dell’ambiente.Il servizio è nato nel 2017 e permette di adottare alveari veicolando un messaggio di attenzione alla biodiversità, alla biodiversità ambientale e quindi alla protezione delle api.
Apicoltura Urbana offre alle aziende un servizio chiavi in mano per la Corporate Social Responsibility: tanti vantaggi come la protezione della biodiversità, la produzione di miele con il logo aziendale, attività di team building e workshop aziendali, un impatto ambientale positivo. Pensate che sia un’azione per aziende di nicchia? Niente affatto. Tra gli amici delle api ci sono, tra gli altri, aziende del calibro Barilla, Enel, Iren, Talent Garden, RDS, Carrefour, Sorint, Bestway: quindi anche chi lavora in settori che con il cibo non hanno niente a che fare.
Cosa può fare l’intelligenza artificiale per le api? Apicoltura Urbana ha introdotto l’uso di sensori per la salvaguardia degli impollinatori grazie a una collaborazione con BeeFutures, una società norvegese leader nell’innovazione biotecnologica. Potremmo dire che più che una collaborazione è una vera e propria alleanza internazionale per la protezione della biodiversità fondata sulla sinergia tra nuove tecnologie, buone pratiche agricole e gestione responsabile degli alveari.
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Le api monitorano la salute dell’ambiente
Le api sono degli indicatori della salute ambientale: si spingono in volo in un raggio di 3mila ettari (l’equivalente di 4mila campi da calcio) dove entrano in contatto con aria, acqua e suolo.
L’intelligenza artificiale permette di elaborare i 18 milioni di micro campionamenti che ogni giorno le api riportano all’alveare che forniscono dati in tempo reale sulle condizioni ambientali e sullo stato di salute degli insetti. La tecnologia permette di catalogare il colore del polline, individuare il tipo di pianta e misurare lo stato di salute della biodiversità, identificando in tempo reale situazioni di allarme come gli avvelenamenti nel contesto agricolo e quindi reagire da remoto chiudendo l’accesso all’alveare e preservando la salute della colonia.
In particolare, la tecnologia adottata da Apicoltura Urbana protegge le api contro la Varroa, un parassita che per sopravvivere si attacca al corpo delle api, trasmette malattie e spesso causa la morte di intere colonie. Il sistema abbatte naturalmente la Varroa alzando la temperatura in modo controllato e senza il ricorso a trattamenti chimici.
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Perché dobbiamo proteggere le api
Le api, sia domestiche che selvatiche (molte di queste sono solitarie, non sono aggressive e non hanno il pungiglione) svolgono un ruolo cruciale nell’impollinazione: secondo l’ISPRA, dal loro instancabile lavoro dipende il 70% delle specie vegetali del Pianeta e il 35% della produzione alimentare globale.
Senza le api entrerebbe in crisi la biodiversità e con essa la sicurezza alimentare globale: è a loro che dobbiamo la maggior parte del cibo che mangiamo. Malattie, pesticidi, perdita dell’habitat e cambiamenti climatici rappresentano per loro una minaccia mortale.
Senza le api aumenterebbero i costi della produzione agricola: bisognerebbe ricorrere all’impollinazione artificiale come sta accadendo in Cina. Qui, con l’uso indiscriminato di pesticidi, non ci sono più impollinatori: se gli agricoltori vogliono raccogliere frutti dai loro alberi devono impollinarli a mano.
«L’intelligenza artificiale entra nel mondo delle api per aiutarci a monitorare l’ambiente circostante e prevenire i parassiti. Con questa nuova tecnologia realizziamo un tracciamento reale della biodiversità, con interventi che non sono più basati su modelli, ma su dati reali, dalla presenza di fioriture all’impatto di azioni concrete che si possono misurare nel tempo», dichiara Giuseppe Manno, CEO e fondatore di Apicoltura Urbana.