Dalla robotica agricola al monitoraggio del suolo, passando per l'analisi predittiva. Gli strumenti di IA possono dare una mano a soddisfare la domanda alimentare, purché siano sviluppati in maniera etica e sostenibile
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Soddisfare la richiesta mondiale di cibo senza distruggere l’ambiente è possibile? La risposta affermativa viene dall’Intelligenza Artificiale, come sostenuto nell’evento “Intelligenza artificiale, cibo per tutti. Dialogo ed esperienze” indetto per rilanciare la Rome Call for AI Ethics promossa da Papa Francesco e firmata da Pontificia Accademia per la Vita, FAO, IBM e Microsoft per concretizzare forme etiche e sostenibili di Intelligenza Artificiale nell’ambito agroalimentare. Il documento, più in generale, vuole sostenere un approccio etico all’Intelligenza Artificiale da parte di aziende, governi e istituzioni affinché sia messa al servizio dell’uomo.
Per John Kelly III, vice presidente esecutivo di IBM, l’Intelligenza Artificiale «può aiutarci a rendere il mondo più sano e più prospero purché sia sviluppata secondo interessi e valori umani». Ne abbiamo avuto la dimostrazione durante l’emergenza sanitaria globale, dove la tecnologia ha svolto un ruolo importante per contrastare il virus. Il futuro dell’umanità non è ipotizzabile senza una tecnologia che lavori per l’uomo, ha puntualizzato Kelly richiamando i valori della Rome Call for AI Ethics che mettono la persona al centro: solo così potremo «uscire più forti dalle sfide globali come la pandemia e la sicurezza alimentare».
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Temi sui quali concorda Brad Smith, presidente di Microsoft: il ruolo dell’Intelligenza Artificiale sarà sempre più essenziale per affrontare le questioni legate alla sicurezza alimentare. L’IA in agricoltura è impiegata principalmente in tre aree: robotica agricola, monitoraggio del suolo e delle colture, analisi predittiva. In un mondo in cui le vecchie sicurezze sono minate dai cambiamenti climatici, dall’aumento della popolazione e dall’esaurimento delle risorse naturali la tecnologia può aiutare a prevedere i problemi, a prevenire carestie, a razionalizzare i sistemi di coltivazione e lavorazione dei prodotti agricoli. Contribuire alla conservazione del suolo e dell’acqua e perseguire la sicurezza alimentare significa salvare vite umane.
Per mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’impiego delle nuove tecnologie in agricoltura, sia nelle fasi di produzione che di lavorazione, influisce positivamente sulle quantità, ma non basta: «Dobbiamo nutrire tutti, ma non tutti devono necessariamente mangiare le stesse cose. La tutela della diversità biologica (umana, vegetale, animale) deve essere al centro della nostra attenzione e deve guidare l’intero processo» rispettando i contesti sociali e culturali presenti nelle diverse aree del mondo.
Il direttore generale della FAO Dongyu QU ha ricordato che secondo le stime della FAO la popolazione mondiale toccherà i dieci miliardi nel 2050. Il problema alimentare è destinato ad aggravarsi a causa dei cambiamenti climatici, del depauperamento delle risorse naturali e dell’impatto di eventi globali imprevisti come la pandemia da Covid-2019. Due esempi di best practice dell’Intelligenza Artificiale in agricoltura realizzati della FAO sono il portale WaPOR, che monitora e fornisce informazioni sulla produttività dell’acqua in agricoltura in Africa e nel Vicino Oriente, e l’Agricultural Stress Index System (ASIS), un indicatore rapido per il monitoraggio predittivo delle aree agricole con un’alta probabilità di stress idrico o di siccità a livello globale, regionale e nazionale, che utilizza la tecnologia satellitare.
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La Rome Call for AI Ethics si basa su tre principi chiave: trasparenza (i sistemi devono essere spiegabili); inclusione (tenere conto dei bisogni di tutti gli esseri umani); imparzialità (le tecnologie non devono agire a vantaggio di pochi). Riconosce quindi la necessità di tutelare i diritti degli agricoltori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, di colmare il divario digitale e di abbattere la diversità di genere. Ma perché questi principi si traducano in realtà occorre investire nel capitale umano e mettere in atto politiche concrete per superare le disuguaglianze.