Gli insetti sembrano un’alternativa possibile e sostenibile alle proteine animali. Nel mondo li mangiano milioni di persone, ma a molti suscitano disgusto. Un team di studiosi sta studiando come isolarne le proteine per capire se e come utilizzarle nei prodotti per l’alimentazione umana
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Dovremo davvero dimenticare le bistecche per far posto agli insetti? Il 2050 si avvicina, la popolazione mondiale continua ad aumentare e l’allevamento di animali è uno dei grandi imputati dell’inquinamento ambientale. Sembra che gli insetti siano un’alternativa possibile e sostenibile, tanto che molti li considerano le proteine del futuro.
Milioni di persone nel mondo mangiano insetti
Forse non arriveranno a sostituire gli animali da fattoria, ma gli insetti saranno sicuramente meno impattanti sulla salute del Pianeta. In molte parti del mondo le persone mangiano gli insetti e li ritengono pure una ghiottoneria, in Occidente c’è ancora una forte resistenza. I più aperti alle novità sostengono che non ci sia molta differenza tra mangiare insetti e mangiare gamberi, granchi o altri crostacei.
Jacek Jaczynski, Yong-Lak Park e Kristen Matak – docenti nella West Virginia University degli Stati Uniti – hanno studiato le proprietà nutrizionali delle proteine contenute nelle polveri di pupe di grillo, locuste e bachi da seta allo scopo di sviluppare nuove tecniche di isolamento delle proteine.
Gli studiosi hanno già brevettato una tecnica di isolamento delle proteine, utile per capire se e come utilizzarle nei prodotti per l’alimentazione umana.
Ad esempio, il latte contiene acqua, grassi, carboidrati, vitamine, minerali e varie proteine come caseina e siero di latte. Le proteine del siero di latte possono essere isolate selettivamente attraverso vari processi che rimuovono acqua, grassi, carboidrati, etc. per arrivare a proteine del siero di latte purificate e concentrate. Queste proteine concentrate sono aggiunte agli alimenti per conferire un maggiore contenuto proteico.
Riducendoli in farina si supera il disgusto
La ricerca applica lo stesso principio alle proteine contenute negli insetti, ovvero vuole estrarre selettivamente elementi nutrienti, come proteine e lipidi, con l’obiettivo di individuare un’alternativa proteica per l’alimentazione umana. Ovviamente l’allevamento di insetti deve avere anche una sostenibilità economica, sennò non avrebbe senso.
Gli insetti commestibili e le farine di insetti possono contenere proteine alternative a quelle della carne perché sono ricchi di proteine e contengono tutti gli amminoacidi essenziali.
L’istintivo disgusto all’idea di mangiare insetti è un dato di fatto, almeno nei Paesi occidentali: la soluzione è trasformarli in farine da aggiungere tra i vari ingredienti dei preparati alimentari.
Sono già disponibili in commercio dei prodotti (barrette, biscotti) che contengono polvere di insetti, infatti le farine fatte con insetti essiccati e ridotti in polvere sono simili alle farine di cereali o alle polveri di origine vegetale; tra l’altro, gli insetti ridotti in polvere si conservano più a lungo.
Numerosi vantaggi
Jaczynski, Park e Matak trovano vari argomenti a favore per inserire gli insetti nei nostri menù. Allevarli richiede meno acqua e suolo rispetto a una mucca o a un maiale; hanno una vita breve e si riproducono in fretta (in 45 giorni gli insetti diventano commestibili, mentre per gli animali da fattoria il ciclo va da 4 a 36 mesi); mangiano poco; il contenuto proteico è simile (un particolare tipo di cavalletta ha le stesse proteine dei maiali e delle mucche); più di 2mila specie di insetti sono già stati classificati adatti al consumo umano.
Se poi le persone continuassero ad essere riluttanti, gli insetti andrebbero benissimo per l’alimentazione animale.
Perciò, da qualunque parte si affronti il tema degli insetti, la sostenibilità sarebbe assicurata e darebbero un contributo rilevante a combattere la fame e la malnutrizione nel mondo.