Agroalimentare, l’innovazione delle startup
Nel mondo dell’innovazione agroalimentare italiana entrano 7 startup selezionate da FoodSeed, il programma di accelerazione della Rete Nazionale di CDP Venture Capital SGR.
FoodSeed è promosso da Fondazione Cariverona, Unicredit e Eatable Adventures, gestore e co-investitore del programma. Quest’anno il 15% delle candidature ricevute è arrivato dall’estero.
Il primo obiettivo delle startup del settore agroalimentare è portare innovazione in ogni passaggio della filiera: dall’agricoltura sostenibile alla trasformazione alimentare all’applicazione di principi di economia circolare.
Con 15 milioni di euro FoodSeed promuove l’innovazione agroalimentare
Il programma di accelerazione dispone di 15 milioni di euro per promuovere realtà agroalimentari innovative. Nello stesso tempo, crea una serie di connessioni con aziende, investitori e attori del settore per promuovere uno sviluppo tecnologico ed etico nell’agroalimentare.
A questo punto le startup selezionate da FoodSeed sono pronte a collaborare con le aziende per lanciare nuove soluzioni sostenibili e tecnologicamente avanzate.
Ogni progetto ha ricevuto un investimento iniziale di 170mila euro; per i più performanti è previsto un incremento fino a 500mila euro.
A conferma del ruolo delle startup agrifood tech come motori di cambiamento, citiamo la startup pugliese Foreverland, accelerata da FoodSeed nella prima edizione, che ha chiuso un round di investimento da 3,4 milioni di euro.
Foreverland, che “Rinnovabili” ha incontrato a EIT Food, produce un’alternativa sostenibile al cioccolato partendo dalla carruba.
7 startup dell’agrifood tech
Vediamo ora quali sono le startup e qual è il loro settore di innovazione tecnologica.
Aflabox, Intelligenza Artificiale per la sicurezza alimentare
Aflabox è una startup innovativa in grado di rilevare in tempo reale, nei cereali, noci e semi oleosi, la presenza di aflatossine, micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova soprattutto in zone caratterizzate da clima caldo e umido.
Utilizzando sensori UV e una tecnologia sviluppata con l’IA, Aflabox offre un rilevamento rapido, preciso ed economico di queste tossine, che possono causare gravi problemi di salute al consumatore come danni al fegato, tumori e compromissione del sistema immunitario.
Un processo semplice e accessibile che elimina non solo la necessità di inviare campioni di prodotto in laboratorio, ma riduce anche i tempi e i costi di rilevazione dell’infestante. I risultati vengono inviati immediatamente al cloud per un controllo tempestivo e preciso.
Aflabox è nata per rispondere a un problema che molto grave in Africa, e ha vinto una competizione con il World Food Programme (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare).
Prevede di estendere la sua tecnologia al monitoraggio di altri contaminanti e parametri qualitativi, per offrire un profilo completo e accurato dei cereali.
Alkelux, lo spreco alimentare si combatte con additivi naturali
Combattere lo spreco alimentare con additivi antimicrobici naturali ricavati dagli scarti di liquirizia: così Alkelux, la startup biotech sarda, affronta una delle emergenze globali più significative.
Solo in Italia, infatti, lo spreco di cibo nel 2023 ha superato i 9 miliardi di euro, mentre a livello mondiale questo fenomeno causa la dispersione di oltre 250.000 miliardi di litri d’acqua e l’utilizzo improprio di 1,4 miliardi di ettari di terreni agricoli.
Gli additivi ricavati dalla startup, sotto forma di polvere, vengono integrati nei materiali di confezionamento per prolungare la durata di conservazione degli alimenti, come già dimostrato nei test condotti su fragole e altri prodotti.
Il valore aggiunto della soluzione proposta da Alkelux risiede nelle sue caratteristiche uniche: completamente privo di metalli, solubile in acqua e a basso impatto ambientale, l’additivo non richiede modifiche agli impianti produttivi già esistenti.
Ciò consente alle aziende del settore del packaging di adottare questa tecnologia senza affrontare costosi interventi strutturali, contribuendo così alla riduzione dello spreco alimentare in un’ottica sostenibile ed efficiente.
Asteasier, l’astaxantina naturale che deriva dalle microalghe
Asteasier, spin-off dell’Università di Verona, è specializzata nella produzione di ingredienti di alta qualità per la nutrizione umana e animale.
La loro tecnologia proprietaria ha permesso lo sviluppo di nuovi ceppi di microalghe in grado di produrre astaxantina naturale (AX), un carotenoide con forti proprietà antiossidanti e benefici per la salute cardiovascolare, cerebrale e oculare.
Questa soluzione, completamente naturale, offre un’alternativa sostenibile all’astaxantina sintetica, oggi ampiamente utilizzata per la pigmentazione di salmoni e crostacei.
Grazie a un processo di produzione semplificato e altamente efficiente, Asteasier riesce a ridurre i costi fino all’80% rispetto ai metodi tradizionali, rendendo economicamente accessibile l’astaxantina naturale, impiegabile anche nell’ambito nutraceutico.
Oltre all’astaxantina, le microalghe utilizzate dalla startup sono in grado anche di produrre pigmenti blu, proteine e omega-3.
Asteasier può quindi essere considerata un punto di riferimento nella nutraceutica e nel settore dell’acquacoltura.
BeadRoots, idrogel biodegradabili contro la siccità in agricoltura
Per combattere la siccità e migliorare la produttività agricola, BeadRoots, startup biotecnologica con sede legale a Lecce, ha sviluppato idrogel da polimeri superassorbenti naturali derivati dalle alghe.
Gli idrogel, applicati durante il trapianto, assorbono grandi quantità di acqua e la rilasciano gradualmente alle radici quando necessario, riducendo l’evaporazione superficiale e ottimizzando l’uso delle risorse idriche.
Questa soluzione 100% biodegradabile non solo è in grado di conservare l’acqua, ma nutre le piante e migliora la qualità del suolo grazie all’incremento di batteri benefici che hanno effetti positivi anche sulla produttività.
Attualmente, BeadRoots sta testando gli idrogel su colture come orticole, vigne e legumi, con l’obiettivo di estendere l’applicazione a tutte le coltivazioni che richiedono ingenti quantitativi di acqua, soprattutto nelle aree a rischio siccità.
Mama Science, materiali bio-based per il packaging alimentare
Mama Science, startup innovativa con sede a Bologna, nasce con l’obiettivo di affrontare uno dei problemi ambientali più gravi del nostro tempo: l’uso eccessivo di plastica, in particolare nel packaging alimentare. I tradizionali imballaggi, infatti, danneggiano il nostro ecosistema e il loro processo di produzione è altamente energivoro e nocivo per il clima.
Mama Science si è specializzata nello sviluppo di una gamma di prodotti avanzati, tra cui biomateriali quali film e coating per il packaging alimentare. Si tratta di materiali biomimetici 100% bio-based, che replicano le proprietà della plastica senza causare gli stessi dannosi impatti ambientali, offrendo un’alternativa sostenibile ed efficace ai tradizionali imballaggi plastici.
I loro prodotti innovativi, ottenuti da materie prime di origine vegetale, aumentano la shelf life di alimenti quali verdure, carni e latticini. A seconda delle applicazioni, possono attribuire proprietà quali idrorepellenza e resistenza meccanica se utilizzati su supporti cartacei.
Se applicati direttamente sui prodotti alimentari, riducono l’uso di plastiche per l’imballaggio, mentre nel caso del film consentono la completa sostituzione delle alternative realizzate con polimeri di origine sintetica.
NOUS, alternativa sostenibile e salutare alla caffeina
NOUS Energy è una startup biotech che sviluppa una nuova generazione di ingredienti per i mercati Food & Beverage e Nutraceutico. Il primo ingrediente creato è un’alternativa alla caffeina che migliora le prestazioni cognitive e fisiche, potenziando memoria, concentrazione e riflessi senza gli effetti collaterali tipici della caffeina, come picchi di pressione sanguigna o tachicardia, e favorendo il benessere gastrointestinale.
Con questo nuovo ingrediente si stima una riduzione del 60% dello spreco di acqua e del 65% delle emissioni di CO2 a piena produzione, rispetto all’estrazione della caffeina dai chicchi di caffè verde. La startup prevede di riutilizzare tutti i residui della produzione di Mindave entro il 2028, creando nuovi ingredienti e prodotti per ampliare il proprio portfolio.
Vortex, trasformare gli scarti agroalimentari in risorse
Vortex è una biotech company che trasforma i sottoprodotti agroalimentari in ingredienti ad alto valore aggiunto, applicabili in diversi settori come food & beverage, pet food e cosmetica.
Il loro modello circolare mira a risolvere il problema della svalutazione economica e della sostenibilità ambientale legata alle tonnellate di scarti generati dalle industrie agroalimentari, che spesso vengono destinati a smaltimento o utilizzati per biomasse.
Grazie a una tecnologia innovativa che stabilizza e standardizza i sottoprodotti – evitando, quindi, il loro deterioramento causato dall’elevato contenuto di umidità – Vortex è in grado di trattare sia scarti dell’industria agroalimentare morbidi, come le mele, che quelli secchi, come le nocciole, fino a quelli di produzione eliminati dalle regole della GDO.
Da questo processo nascono farine, paste ed estratti, applicabili in diversi ambiti dell’industria alimentare, pet food e cosmesi.
Le sfide del futuro si vincono con l’innovazione
«Questo nuovo round di FoodSeed dimostra ancora una volta che l’innovazione è la chiave essenziale per rispondere alle grandi sfide ambientali e sociali del nostro tempo.
Dalla riduzione dello spreco alimentare alla lotta alla crisi idrica, dalle alternative alla plastica all’abbattimento delle emissioni di CO2: accelerare queste sette startup significa, per noi, contribuire concretamente a trovare soluzioni efficaci a problemi che toccano da vicino anche i nostri territori.
Come Fondazione, crediamo fortemente in questo programma. Insieme agli altri partner, stiamo costruendo un ecosistema fondato su una nuova cultura dell’innovazione e della collaborazione grazie al quale idee originali possono nascere, crescere e trasformarsi in prodotti e servizi in grado di migliorare la vita delle comunità», ha dichiarato Filippo Manfredi, direttore generale di Fondazione Cariverona.