Quasi 13 milioni in più. Tanto è costata nel 2022 la spesa alimentare agli italiani a causa dell’inflazione. Sono cambiati modi e luoghi della spesa, con una forte propensione al risparmio. Cresce l’attenzione alla sostenibilità, che promette di diventare un fattore di competitività al pari della sicurezza alimentare. L’altra faccia della medaglia è l’export che cresce a due cifre, confermandosi un traino fondamentale per l’economia
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – Nel 2022 la spesa alimentare, trascinata dall’inflazione, è costata quasi 13 milioni in più. Molte le cause: prima di tutto i costi energetici, che hanno coinvolto tutti i comparti produttivi a cominciare dalla filiera agroalimentare.
Secondo l’analisi di Coldiretti su dati Istat, nell’ultimo anno l’inflazione ha portato a un aumento medio del 9,1% dei beni alimentari.
Gli alimenti più colpiti dai rincari
È bene ricordare che i rincari dipendono dagli aumenti che colpiscono la filiera agroalimentare: se il 13% delle aziende agricole non sopravvive ai rincari e cessa l’attività, il 34% tiene duro e prova a resistere con una forte contrazione dei redditi. Dai concimi ai mangimi, dal gasolio al packaging tutto quello che serve all’agroalimentare ha raggiunto costi esorbitanti.
Quali sono gli alimenti più colpiti dai rincari? La verdura guida la classifica, seguita da pane, pasta e riso, poi carne e salumi. Seguono la frutta, il pesce, il gruppo latte, formaggi e uova, infine olio, burro e grassi in genere.
Rincari minori sono quelli registrati da acque minerali, succhi e bevande analcoliche; zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci; caffè, tè e cacao; sale, condimenti e alimenti per bambini.
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Cambia il modo di fare la spesa
In questo scenario l’81% dei consumatori ha cambiato il modo di fare la spesa. Prima di tutto è tornata in auge la vecchia lista della spesa: comprare solo il necessario e non cedere all’impulso del momento.
Sono cambiati anche i luoghi della spesa: il 72% degli italiani va nei discount, l’83% acquista i prodotti in promozione. Inoltre, quello che oggi caratterizza i consumatori è lo slalom tra i vari punti vendita per inseguire le promozioni.
A questo proposito, finite le feste i prodotti natalizi come panettoni, pandori, torroni, zamponi e cotechini sono venduti a prezzi più che dimezzati, ma in questi saldi alimentari bisogna fare attenzione alla data di scadenza.
L’export si conferma un traino per l’economia
Buone notizie arrivano dall’export, che nel periodo delle feste ha raggiunto aumenti a due cifre: spumante +23%, prosecco +26%, panettoni + 13%, paste ripiene +13%, formaggi +18% e salumi +7%. Nel gruppo di tendenza c’è anche il caviale italiano che sui mercati internazionali ha registrato +26%.
«L’export agroalimentare rappresenta una risorsa fondamentale per il sistema Italia, sia dal punto di vista economico che da quello dell’immagine, con un contributo alla crescita che potrebbe essere ancora più consistente se si agisse sui ritardi strutturali dell’Italia, sbloccando tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo» dichiara Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.
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Risparmio con attenzione alla sostenibilità
Anche la ricerca “La sostenibilità per gli italiani alla luce dei nuovi scenari” realizzata da Nomisma per Agronetwork (l’associazione che promuove lo sviluppo della competitività delle imprese agroalimentari) conferma la scelta di risparmiare che accomuna l’85% degli italiani, e 8 milioni lo faranno anche a tavola. 17 milioni ridurranno anche le spese in bar e ristoranti.
Secondo i dati elaborati da Nomisma, l’inflazione sembra tornata ai valori degli anni Ottanta, e per l’anno in corso si stima che ogni famiglia perderà in media 2.300 euro del suo potere d’acquisto.
Se il carovita è la prima preoccupazione degli italiani (63% per il caro bollette e 57% per l’aumento dei prezzi degli alimentari), al terzo posto (37%) troviamo l’emergenza ambientale e la crisi climatica. Infatti per il 60% degli intervistati la sostenibilità ambientale è importante.
La competitività del futuro si giocherà sulla sostenibilità
La sostenibilità ha un ruolo anche nel carrello della spesa alimentare: il 31% dei consumatori dichiara che nei prossimi 6 mesi aumenterà gli acquisti di prodotti alimentari con packaging sostenibile, il 20% incrementerà gli acquisti di alimenti e bevande realizzati con metodi che rispettano l’ambiente.
Tuttavia il prezzo continua ad essere un fattore discriminante per quanto riguarda gli acquisti: quasi 2 italiani su 10 acquisteranno prodotti sostenibili solo se scontati o in promozione.
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Cosa intendono per sostenibilità le persone intervistate? Per il 57% riguarda l’aspetto ambientale, per il 35% ha anche un valore economico-sociale (quindi produzioni locali, origine delle materie prime e tracciabilità della filiera, rispetto dei lavoratori).
Il 59% degli intervistati ritiene soddisfacenti le informazioni sulla sostenibilità riportate in etichetta, ma vorrebbe saperne di più; il 74% ritiene che un’etichetta che riporti anche i dati di sostenibilità potrebbe essere utile per orientare le scelte.
Sembra quindi che la competitività del futuro si giocherà sulla sostenibilità, destinata a divenire un prerequisto, come lo è già la sicurezza alimentare.