SbrisolAut, l’impresa profit combatte i pregiudizi
Con una vera e propria rivoluzione dolce, SbrisolAut riesce a dimostrare che anche i ragazzi autistici sono in grado di lavorare con successo in un’impresa.
Ma partiamo dall’inizio, ovvero da un’idea di Laura Delfino, psicologa e referente tecnica di Spazio Autismo, una cooperativa sociale si Mantova che si occupa di inclusione sociale di bambini, ragazzi e adulti con disturbo dello spettro autistico. In Italia circa 700mila persone hanno una diagnosi di autismo ogni anno.
Abbiamo incontrato Laura Delfino al Seminario Estivo della Fondazione Symbola a Mantova, incentrato sul tema “Noi siamo i tempi”: come sempre, un’occasione per mettere in luce le esperienze di chi si impegna a costruire un mondo migliore, come è il caso di SbrisolAut.
L’autismo non è incompatibile con il lavoro
SbrisolAut è una impresa profit regolare, registrata, realizzata da Laura Delfino insieme a un gruppo di psicologi ed esperti di gestione aziendale che hanno scommesso sull’abilità al lavoro dei ragazzi autistici.
Il pregiudizio porta a credere che l’autismo sia incompatibile con il lavoro a causa dei problemi relazionali che determina. Ma nel lavoro ci sono tante altre abilità che è un peccato non vedere, sottolinea Laura Delfino.
Con SbrisolAut è nato un luogo di lavoro in sintonia con le capacità dei ragazzi, ma soprattutto è una iniziativa che manda un messaggio chiaro alla comunità: dare ai ragazzi autistici l’opportunità di rendersi autonomi e diventare adulti attraverso il lavoro.
L’impresa produce la torta sbrisolona, un dolce tipico di Mantova. SbrisolAut è un prodotto artigianale di qualità a base di due tipi di farina (bianca di grano e gialla di mais), mandorle, burro e zucchero.
Dottoressa Delfino, com’è nata l’idea di questo laboratorio?
È nata nel 2022 dalla mia esigenza, come psicologa, di offrire un’opportunità di apprendimento e di autonomia ai ragazzi che seguo. Nel tempo li ho visti migliorare tantissimo a livello di apprendimento per lo sviluppo.
Arrivati però alla fine del loro periodo scolastico, la strada che si evidenziava nel loro percorso di vita era quello dei centri per la disabilità, che svolgono un lavoro eccellente ma non fanno progetti di inclusione.
Quindi desideravo dare un senso concreto a tutto il lavoro che era stato fatto, sia dai terapeuti sia soprattutto dalle famiglie che hanno investito tanto tempo, denaro e desideri.
Volevo avviare i ragazzi a un ulteriore percorso di autonomia.
Avevo un’idea, ma non le capacità manageriali per realizzarla. Perciò, per realizzare il progetto, ho chiesto aiuto ad Auticon, una multinazionale che assume autistici con talento tecnologico.
SbrisolAut vuole far capire che le persone autistiche possono lavorare in un’impresa profit, e non necessariamente in un’impresa sociale. Ma soprattutto cerchiamo di spiegare che l’autismo è una neurodivergenza (ovvero, quando il cervello apprende o si comporta in modo diverso dall’abituale), non una malattia.
La persona autistica, pertanto, ha un funzionamento mentale che la rende molto adatta a svolgere operazioni ripetitive.
In pratica è stato costruito un percorso di normalità attraverso il lavoro. SbrisolAut supera il concetto di disabilità, bensì mette in risalto un’abilità.
Esatto. Noi, infatti, non abbiamo visto le disabilità o meglio le difficoltà. Crediamo che si debba riuscire a superarle, nel senso che si deve capire come assecondarle nel modo giusto.
Nel laboratorio, i ragazzi hanno un supporto: durante il lavoro c’è un job coach che li aiuta nelle eventuali difficoltà che possono essere a livello di comunicazione e di relazione.
Il job coach, pertanto, media nel rapporto con i datori di lavoro o con il fornaio del laboratorio di pasticceria.
Abbiamo insegnato ai nostri ragazzi, rispettando le loro peculiarità, come si fa la sbrisolona e ora la fanno benissimo. Mi dico sempre che la prima volta le persone comprano la nostra SbrisolAut pensando di fare un’opera buona, dopo invece la comprano perché è veramente buonissima.
Qual è la sostenibilità economica dell’impresa?
Abbiamo iniziato da poco e stiamo chiedendo aiuto alla comunità perché ho bisogno di garantire la sostenibilità dell’impresa.
Per ora ci appoggiamo a un’altra cooperativa sociale dove lavorano ex-detenuti. Si tratta di “Sapore di libertà” che ha un laboratorio di pasticceria nella casa circondariale di Mantova.
Questo significa che ci troviamo insieme in uno stesso posto, dove dobbiamo riuscire a convivere e a lavorare insieme. Gli ex-detenuti lavorano principalmente la mattina o la notte, noi invece lavoriamo il pomeriggio e non sempre riusciamo a produrre il quantitativo di cui abbiamo bisogno.
A questo punto, se vogliamo che l’impresa cresca, dobbiamo trovare un laboratorio più grande per garantire a SbrisolAut la possibilità di aumentare la produzione.
Il canale di vendita di SbrisolAut è ancora basato sul passaparola o avete accordi con qualche pasticceria o con la grande distribuzione?
Per quanto riguarda la grande distribuzione abbiamo un accordo con la Coop.
Stiamo cercando di entrare anche in altri supermercati e in alcuni punti vendita, mentre alcuni hotel ci stanno chiedendo di inserire la nostra sbrisolona nel servizio interno.
Non abbiamo un punto vendita perché i nostri ragazzi non hanno una grande abilità dal punto di vista relazionale. Pertanto, cerco di evitare il contatto diretto con il pubblico, ma non è escluso che un domani qualcuno dei ragazzi possa farlo.
Quanti ragazzi lavorano nel laboratorio e di che età?
Per ora sono otto, dai diciotto anni in su, ma abbiamo tante richieste di famiglie che sperano di riuscire a portare avanti questo progetto per i loro figli.
Non è sufficiente SbrisolAut, sono necessarie tante altre pasticcerie aut e realizzare tanti altri progetti di inclusione lavorativa.
Secondo lei, quella di SbrisolAut potrebbe essere un’esperienza replicabile?
Certamente, una pasticceria aut può far lavorare dovunque persone autistiche per preparare prodotti tipici locali.