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Olio e pomodoro italiani ancora al centro di contraffazioni

Olio e pomodoro italiani ancora al centro di contraffazioni
Image by congerdesign from Pixabay

Olio e pomodoro contraffatti invadono il mercato UE

Le contraffazioni di olio e pomodoro italiani non finiscono mai. Anzi, possiamo dire che continuano ad aumentare, nonostante il rafforzamento dei controlli.

Purtroppo, ne fanno le spese i consumatori che non acquistano i prodotti che vorrebbero, rinomati per qualità e sicurezza.

Contraffazioni e sfruttamento del lavoro

L’ultimo caso clamoroso è quello del pomodoro, scoppiato nel Regno Unito in seguito a un’indagine realizzata dalla BBC, la televisione britannica.

Il servizio ha scoperto delle confezioni di tubetti di concentrato di pomodoro cinese spacciato per italiano: l’accusa per alcune catene di supermercati che hanno esposto il concentrato taroccato è di vendere alimenti con indicazioni di provenienza non veritiere.

Il concentrato in questione è presentato sugli scaffali come prodotto di origine italiana, ma in realtà contiene tracce di pomodori coltivati nello Xinjiang.

Questa regione, in particolare, è anche sottoposta a sanzioni in Occidente perché nei campi lavorano raccoglitori uiguri sottoposti a condizioni di lavoro forzato.

L’aumento della produzione cinese arriverà nei mercati UE?

Coldiretti e Filiera Italia, denunciando questa ennesima contraffazione di prodotti italiani, sottolineano che quest’anno «la Cina potrebbe diventare il maggior produttore mondiale di pomodoro da industria, superando gli Stati Uniti», con una previsione di 11 milioni di tonnellate (erano 8 nel 2023 e 6,2 nel 2022).

Soprattutto è significativo il fatto che i cinesi consumano appena 1 Kg pro capite all’anno di derivati del pomodoro (contro i 22 Kg degli europei); questo significa che l’aumento di produzione cercherà uno sbocco sui mercati occidentali.

La battaglia per la trasparenza in etichetta nell’UE

In un anno sono raddoppiate – da 50mila a 100mila tonnellate – le importazioni di semilavorati di pomodoro dalla Cina nell’Unione Europea: «Complessivamente nell’UE arriva una quantità di prodotto da Pechino che è pari, in pomodoro fresco equivalente, al 10% della produzione UE di pomodoro da industria».

Alla luce di questi fatti, Coldiretti e Filiera Italia chiedono l’obbligo dell’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’UE.

In Italia l’etichetta deve riportare l’indicazione della provenienza sui derivati del pomodoro e il divieto di usare il concentrato per produrre la passata.

Come sostengono Coldiretti e Filiera Italia, la stessa regola deve essere vigente anche nell’UE e nei Paesi Terzi.

Un registro unico contro le contraffazioni sull’olio extravergine d’oliva

La battaglia contro le contraffazioni ovviamente riguarda anche l’olio extravergine di oliva, su cui aumentano le frodi: una battaglia che vuole proteggere i consumatori e i produttori onesti.

Il vicepresidente di Coldiretti e presidente di Unaprol, David Granieri, ha inviato una lettera al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida chiedendo l’istituzione di un Registro Telematico Unico a livello europeo per garantire la registrazione e la tracciabilità degli oli d’oliva e la trasparenza lungo tutta la filiera produttiva.

Tale Registro si basa sul modello italiano del Registro Telematico del SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale).

Come spiegano Coldiretti e Unaprol, «questo sistema permetterebbe di garantire ogni fase della produzione tracciabile digitalmente in modo uniforme in tutta l’UE, acquisti consapevoli e prodotti dall’origine certa, un sistema di tracciabilità efficace per scoraggiare le pratiche illecite che faciliterebbe i controlli. Inoltre, la reputazione dell’olio extravergine europeo sarebbe rafforzata e tutelata a livello internazionale».

Rispettare il principio di reciprocità

Un’altra questione sollevata da Coldiretti e Unaprol riguarda la necessità di garantire il rispetto del principio di reciprocità per tutelare i produttori onesti dalla concorrenza sleale di prodotti di dubbia provenienza.

Inoltre, è necessario rivedere gli accordi tariffari che prevedono l’importazione di olio senza dazi doganali.

«Tali accordi dovrebbero essere gestiti, come in passato, al termine della campagna di raccolta in modo da garantire condizioni di parità competitive per i produttori europei, anche per evitare che siano sfruttati per pratiche commerciali sleali, come l’importazione di prodotti a prezzi eccessivamente bassi, in contrasto con i rigorosi standard europei in materia di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale previsti nell’Unione Europea».

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