La marcia indietro di Danone dal Nutriscore causata dal declassamento di alcuni prodotti ha creato un certo scalpore nel settore agroalimentare. Nei Paesi UE non c’è uniformità di posizioni su questa etichettatura fronte pacco, ritenuta fuorviante e non in grado indurre i consumatori a fare scelte responsabili
Danone cambia posizione sull’etichetta Nutriscore
Una cosa è certa, l’etichetta nutrizionale fronte pacco Nutriscore è destinata a sollevare continue discussioni. La recente scelta di Danone non fa che rinfocolare le polemiche su quello che nelle intenzioni dovrebbe essere un provvedimento a favore dei consumatori, mentre continua a suscitare perplessità anche da punto di vista scientifico.
Danone, famosa multinazionale alimentare, ha deciso di rimuovere il Nutriscore da alcuni dei suoi prodotti di punta. Le motivazioni di questo cambio di rotta sono esclusivamente commerciali oppure sono dettate dal desiderio di tutelare i consumatori?
Danone aveva approvato il Nutriscore nel 2017
Prima di tutto va detto che nel 2017 Danone fu una delle prime multinazionali a scegliere di applicare il Nutriscore ritenendolo un’importante fonte di informazioni nutrizionali che permetteva alle persone di fare scelte alimentari consapevoli.
Il cambio di rotta attuale, attivo da questo mese di settembre, è legato alla revisione dell’algoritmo (relativa al contenuto di sale, grassi e zuccheri) di Nutriscore.
Ricordiamo che il sistema classifica gli alimenti in una scala da A (migliore) a E (peggiore) e abbina queste valutazioni ai colori del semaforo che vanno dal verde al rosso.
Il declassamento dei prodotti lattiero-caseari liquidi
Il nuovo algoritmo ha declassato alcuni prodotti lattiero-caseari liquidi e le alternative a base vegetale mettendoli nella stessa categoria delle bevande analcoliche zuccherate: il declassamento, in alcuni casi, è passato dalla A alla D.
Per Danone queste informazioni sono fuorvianti e danno una falsa informazione sui valori nutrizionali dei suoi prodotti.
La marcia indietro di Danone è stata anticipata anche da altri marchi (la francese Bjorg e la svedese Krisprolls) e molti indizi fanno pensare che il gruppo degli scontenti si allargherà.
Cosa succede nel resto dell’Europa?
Al momento, l’uso del Nutriscore non è obbligatorio ma su base volontaria. Tuttavia è uno dei temi su cui le discussioni in sede comunitaria rimangono piuttosto vivaci.
Finora solo alcuni paesi lo hanno introdotto, molti altri sono contrari. Anche la Svizzera, pur non essendo formalmente nell’UE, non è favorevole al Nutriscore.
Germania, Belgio, Svizzera e Paesi Bassi hanno già adottato la nuova versione dell’algoritmo di Nutriscore; la Francia, che avrebbe dovuto introdurlo da gennaio 2024, non ha ancora pubblicato il decreto relativo.
A prescindere dall’aggiornamento dell’algoritmo, la posizione dell’Italia è notoriamente contraria al Nutriscore, che penalizza fortemente i prodotti chiave del Made in Italy come parmigiano, olio extravergine d’oliva, prosciutto crudo.
L’Italia, tra l’altro, aveva proposto un altro tipo di etichetta fronte pacco, Nutrinform, dove si dichiarano i valori nutrizionali e il contenuto energetico di un determinato alimento. In sostanza, l’equilibrio nutrizionale è dato dall’equilibrio e dalla quantità dei cibi che si assumono senza esclusioni a priori di nessun alimento.
L’obiettivo di Nutrinform, pertanto, è quello di responsabilizzare il consumatore, non di condizionarlo né obbligarlo ad acquisti di cui non percepisce le conseguenze.
Nutriscore funziona contro la diffusione dell’obesità?
I dubbi sul sistema Nutriscore sono legittimi, soprattutto da parte di chi lo ritiene più uno strumento di lotta commerciale che un sistema per ostacolare la diffusione dell’obesità che anche in Europa sta diventando un problema sociale e sanitario.
Tra l’altro, proprio la Francia che ha sempre sostenuto il Nutriscore, non ha avuto alcun calo dell’obesità dopo la sua adozione.
È evidente che un’etichetta non può combattere l’obesità: serve l’introduzione di politiche specifiche, che vanno dall’educazione alimentare nelle scuole alle campagne di informazione sulle malattie non trasmissibili, indissolubilmente legate a un’alimentazione sbagliata.
Il nodo della validità scientifica di Nutriscore
Pur ritenendo che Nutriscore non sia scientificamente valido, Danone rimane comunque a favore di un’etichetta nutrizionale europea fondata su basi scientifiche, di facile comprensione, che aiuti i consumatori nelle scelte alimentari.
Inutile dire che Serge Hercberg, il nutrizionista ideatore del Nutriscore, ha commentato in modo ruvido la retromarcia di Danone per almeno due motivi: perché non spetta ai produttori stabilire le regole del gioco e perché si sottrae a una valutazione trasparente dei suoi prodotti. Hercberg trova infatti ipocrita adottare un sistema e sconfessarlo quando si ritiene che non convenga più.
Al di là delle polemiche, quello che dovrebbe motivare i comportamenti delle aziende e le scelte dei decisori politici è tutelare il benessere dei cittadini e metterli in grado di scegliere da soli quello che fa bene alla salute.