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Mediterranea, l’alleanza che promuove la dieta mediterranea e ne rafforza le filiere

Mediterranea rafforza le filiere
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Mediterranea unisce settore primario e trasformazione industriale

Un nome, una garanzia. Mediterranea è la nuova associazione fondata da Unione Italiana Food insieme a Confagricoltura per rafforzare le filiere della dieta mediterranea e promuovere nel mondo quello che è un vero e proprio stile di vita. Il presidente di Mediterranea è Massimiliano Giansanti, vicepresidente è Paolo Barilla.

Alleanza di filiere

Un’alleanza significativa, visto che riunisce una delle più importanti associazioni europee che rappresentano il settore agroalimentare a cui fanno capo circa 900 marchi e l’associazione che riunisce il 45% dei produttori agricoli italiani.

«La ricchezza, la varietà e la natura dei prodotti rappresentati da Unione Italiana Food sono complementari alla dieta mediterranea nel suo complesso.

Per questo, insieme a Confagricoltura, abbiamo costruito una struttura per la promozione e valorizzazione delle filiere mediterranee e dei prodotti italiani di eccellente qualità che in quel paniere si collocano, in una logica di integrazione di filiera e tra più filiere», sottolinea Paolo Barilla, vicepresidente del Gruppo Barilla e presidente di Unione Italia Food.

In Mediterranea confluiscono quindi il settore primario e quello della trasformazione industriale: una realtà che riesce a generare ricavi complessivi per 106 miliardi di euro e occupa 650mila addetti.

Gli obiettivi di Mediterranea

Vari gli obiettivi principali di Mediterranea: rafforzare efficienza produttiva, competitività sui mercati esteri, sostenibilità, logistica e stoccaggio; far crescere l’export; promuovere e valorizzare la dieta mediterranea integrando le filiere e garantendo elevati standard qualitativi dei prodotti al consumatore finale.

Dichiara infatti Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: «Con Mediterranea intendiamo strutturare le filiere agroalimentari italiane in modo che diventino sempre più competitive sui mercati.

Attraverso accordi e certificazioni a favore della tracciabilità e della sostenibilità, Confagricoltura e Unione Italiana Food si impegnano a incrementare le produzioni e sviluppare accordi con soggetti terzi per sostenere l’alta qualità dell’export agroalimentare italiano».

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L’accordo sul pomodoro da industria

Il primo progetto riguarda l’accordo di filiera sul pomodoro da industria: sarà Value Groovers, spin off dell’Università della Tuscia, a seguirne l’iter progettuale.

L’iniziativa segue l’onda del successo ottenuto dal “Protocollo d’intesa grano duro-pasta” nell’ambito del quale era stato testato l’innovativo modello Fruclass.

Si tratta di un sistema per valutare la qualità delle produzioni della filiera grano duro-pasta. I dati vengono trasmessi dai rilevatori su un server dell’Università della Tuscia (che ha ideato il sistema) e da lì processati, controllati e aggiornati in tempo reale.

L’Italia è il terzo produttore mondiale di pomodoro da industria – dopo California e Cina – con oltre 5 milioni di tonnellate. La Turchia produce circa la metà dell’Italia, come pure la Spagna. Questi cinque paesi producono complessivamente circa il 70% della produzione mondiale.

Nel 2023 l’Italia ha coltivato pomodori su un’estensione che ha superato i 63mila ettari (57% nel Nord, 43% nel Centro-Sud).

Il cambiamento climatico incide anche sulla produzione di pomodoro: infatti aumentano le superfici dedicate alla coltivazione, ma la produzione registra una leggera flessione (-1,3%).

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