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Industria alimentare, trasparenza è sinonimo di fiducia

Foto di Wilfried Pohnke da Pixabay

I consumatori chiedono più trasparenza all’industria alimentare

I consumatori chiedono sempre più trasparenza all’industria alimentare. La loro crescente consapevolezza nell’acquisto dei prodotti alimentari richiede informazioni chiare per quanto riguarda la qualità, la sicurezza e il rispetto delle regole lungo l’intera filiera.

Quindi la richiesta di trasparenza non riguarda più solo il cibo in sé ma anche gli aspetti etici dei processi di produzione, ovvero tutto quanto ha a che fare con la sostenibilità ambientale e sociale.

La trasparenza si identifica con la fiducia, che nei confronti dell’industria alimentare è ancora a livelli piuttosto bassi. I dati del Center for Food Integrity attesta ad appena il 33% la fiducia dei consumatori.

L’indicazione di origine sulle etichette

Insieme alla Iowa State University, CFI ha costruito un modello (sottoposto a peer review) basato sulla ricerca che evidenzia come i valori condivisi siano la chiave per creare fiducia nel sistema alimentare.

Uno studio dell’associazione francese dei consumatori UFC-Que Choisir (2024) ha invece rilevato la scarsa trasparenza delle etichette dei prodotti alimentari: il 47% dei prodotti non riporta le indicazioni di origine, il 22% le riporta solo in modo generico (UE, non-UE).

Una carenza grave agli occhi della quasi totalità dei consumatori (98-99%) che, a fronte di una maggiore trasparenza, sarebbero disposti a pagare di più per prodotti freschi etichettati in modo chiaro.

Tra i rilievi di UFC-Que Choisir, l’84% di cereali e verdure non ha indicazioni precise dell’origine; seguono pollame, maiale e manzo rispettivamente con percentuali del 64%, 38% e 32%.

Le regole UE per la trasparenza nell’industria alimentare

La normativa UE sta puntando con sempre maggiore forza sulla trasparenza nell’industria alimentare.

Cresce l’importanza delle pratiche di sostenibilità del settore, come testimoniano la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e i requisiti Due Diligence (DD). La tracciabilità della supply chain ha un ruolo cruciale nel garantire un comportamento aziendale etico e responsabile.

Connecting Food ha evidenziato gli elementi di trasparenza e tracciabilità a cui i consumatori riservano maggiore importanza.

Al primo posto delle strategie di marketing troviamo i QR Code. Inquadrando i QR Code sugli imballaggi si può accedere a contenuti interattivi e dati dinamici che coinvolgono i consumatori.

La funzione del QR Code

L’adozione internazionale dei QR Code continua a crescere. Si prevede che entro il 2024 circa 89,5 milioni di americani li scansioneranno utilizzando gli smartphone, e diventeranno 99,5 milioni nel 2025.

Il 60% dei francesi ha scansionato un QR code almeno una volta a settimana negli ultimi 12 mesi.

Per citare un esempio concreto, la Norwegian Fishing Association utilizza i QR Code per valutare la qualità del salmone. I consumatori possono scannerizzare il codice per conoscere i dati relativi a origine, stoccaggio e spedizione, ed essere certi della freschezza del prodotto.

Entro il 2027 i QR Code aumentati GS1 garantiranno ulteriore trasparenza e interattività: crescerà la fiducia dei consumatori e aumenteranno le interazioni con il marchio.

Cosa cercano i consumatori sulle app di tracciabilità?

Il 34% del tempo che i consumatori trascorrono sull’app è dedicato alla ricerca di informazioni sull’agricoltura e sull’origine dei prodotti. Pertanto, c’è voglia di conoscere tutto il percorso del cibo dal campo alla tavola.

Packaging accattivante, comunicazione efficace e istruzioni chiare stimolano il coinvolgimento dei consumatori con i QR Code che, posizionati strategicamente sul packaging del prodotto, incoraggiano l’interazione dei consumatori.

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