IdentiPack, la comunicazione del packaging ambientale
L’Osservatorio IdentiPack sull’etichettatura ambientale del packaging a cura di CONAI-GS1 Italy che monitora sulle confezioni la presenza delle informazioni ambientali dell’imballaggio. Alcune sono obbligatorie, altre volontarie, altre ancora riguardano le modalità di corretto smaltimento.
La quinta edizione di Identipack analizza più di 139mila prodotti.
Chi legge le etichette?
Gli adulti di più, i giovani di meno, ma le etichette ormai le leggono quasi tutti.
Valori nutrizionali (41%), grassi, sale, zucchero: gli ingredienti passano sotto la lente dei consumatori, che però cercano soprattutto la data di scadenza (61%) ma anche il luogo di produzione (42%).
Si leggono con un medio interesse anche le modalità di riciclo e smaltimento della confezione (34%) e quelle di conservazione (32%), mentre rimane ancora secondaria (20%) la consultazione degli elementi “immateriali”: sostenibilità ambientale, equità sociale, etica.
Anche se i consumatori giovani sono più attenti alle certificazioni di origine e agli ingredienti, sono comunque pochi (17%) quelli che controllano le certificazioni etiche e sociali o l’assenza di prodotti inquinanti (16%).
Nel packaging c’è vera trasparenza?
IPSOS ha realizzato un’indagine (2024) su un campione di 600 giovani under 35 e 500 adulti over 35. Per gli intervistati l’etichetta rappresenta una sorta di “carta d’identità” del prodotto. C’è in generale un maggiore desiderio di consapevolezza, si esigono informazioni chiare e l’indagine registra un certo fastidio per le chiacchiere poco precise.
I giovani hanno più fiducia nelle informazioni in merito alla sostenibilità dei prodotti rispetto agli over 35.
Però tanta fiducia si scontra con la difficoltà di riscontrare tali informazioni: il 69% ritiene che le aziende forniscano informazioni ambientali vaghe o non verificabili, supportate a volte dall’uso di parole e immagini per comunicare le caratteristiche ambientali dei prodotti potenzialmente ingannevoli.
Gli over 35 invece sono più scettici sulle comunicazioni ambientali: il 76% le ritiene vaghe o non verificabili, e sono convinti che le aziende diano comunicazioni volutamente migliorative o che omettano le informazioni più “scomode”.
Cresce la percentuale di prodotti confezionati che indicano sulle etichette il materiale di cui è composto il packaging.
A fine 2023, secondo i dati di IdentiPack, gli italiani hanno acquistato più di 15,6 miliardi di confezioni “parlanti”. I prodotti più virtuosi sono quelli della categoria “freddo”, con in testa i gelati, seguita dalle carni confezionate e, a breve distanza, dal fresco e dalla drogheria alimentare.
Ma alla fine dove ti butto?
IdentiPack ha analizzato le indicazioni in etichetta sul corretto conferimento del packaging nella raccolta differenziata: un’informazione fornita dal 53,9% dei prodotti analizzati nell’indagine. Dal punto di vista dei volumi di vendita, nel 2023 erano presenti sul 78% delle confezioni (17,9 miliardi di confezioni vendute). Anche in questo caso, sul podio è sempre il freddo, seguito da fresco, ortofrutta, carni e drogheria alimentare.
Scarsa la comunicazione sulla certificazione di compostabilità degli imballaggi con la conseguente indicazione di conferirli nell’organico della raccolta differenziata. Ne sono dotati solo 342 prodotti tra quelli analizzati da IdentiPack.
È aumentata, invece, la a comunicazione in etichetta di marchi e dichiarazioni ambientali (ad esempio, carbon footprint o riduzione delle emissioni di CO2), o quelle che ne attestano l’impegno per la sostenibilità (come l’Ecolabel o la certificazione FSC).
Nel 2023 era presente sull’11,1% delle etichette dei prodotti grocery venduti in ipermercati e supermercati, con una maggiore incidenza nei prodotti per la cura della persona (20,3%).
Grazie alle possibilità offerte dal digitale diventano disponibili tantissime informazioni relative alla sostenibilità dei prodotti. Il dato è in crescita, ma ancora riservato a una piccola nicchia di prodotti, quasi esclusivamente nei prodotti per la cura della casa.
Chi comunica meglio nel packaging secondo l’analisi IdentiPack
Il panorama della comunicazione si presenta disomogeneo e con molte differenze tra le aree merceologiche.
Il freddo si conferma una delle aree più virtuose, con etichette che trasferiscono ai consumatori informazioni chiare riguardo al packaging.
Anche tra i prodotti per la cura della casa moltissimi prodotti riportano informazioni sulla sostenibilità del packaging, con la maggiore percentuale di prodotti “parlanti”.
I prodotti della drogheria alimentare forniscono molte informazioni sulla sostenibilità del packaging, con particolare attenzione a materiali e modalità della raccolta differenziata.
Le carni confezionate sono divise in due gruppi: una metà ha etichette parlanti, l’altra metà no.
Anche il fresco è diviso a metà: superiore alla media per le indicazioni sulla composizione del packaging e sulla raccolta differenziata, poco diffusi invece marchi volontari, compostabilità e uso degli strumenti informativi digitali.
Le bevande sono decisamente indietro sulla comunicazione, con poche informazioni sulla sostenibilità del packaging. Superiori alla media solo segnalazione di marchi o dichiarazioni ambientali volontarie.
L’ortofrutta ha molti prodotti “parlanti”, ma rimane indietro su diffusione di marchi volontari e certificazioni ambientali.
La comunicazione nei prodotti per la cura della persona è al di sotto della media generale.
Nei prodotti ittici confezionati sostenibilità del packaging è un tema poco affrontato e l’incidenza di
prodotti “parlanti” è nulla.
Il pet care è il reparto con la minor quota di prodotti che parlano di sostenibilità del packaging in etichetta.