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Le filiere agroalimentari tra cambiamento climatico e pressione demografica

Nasce un’alleanza per sostenere le filiere agroalimentari italiane che devono fare in conti con gli effetti del cambiamento climatico, che fa diminuire la produzione agricola, e pressione demografica, che invece richiede di aumentarla. Come garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità delle filiere?

Le filiere agroalimentari tra cambiamento climatico e pressione demografica
Foto Confagricoltura

Sostenere le filiere agroalimentari per migliorare la produzione

Le filiere agroalimentari sono sotto pressione, tra effetti del cambiamento climatico e fabbisogno crescente di prodotti alimentari.

Secondo le Nazioni Unite, alla fine di questo secolo sulla Terra ci saranno più di dieci miliardi di persone che avranno diritto a nutrirsi con cibo sano e nutriente. Tuttavia, il cambiamento climatico sta compromettendo le produzioni agricole a livello globale.

2024, l’anno più caldo di sempre

Ricordiamo che il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre. Questo ha causato siccità prolungata che ha inciso negativamente sulle coltivazioni e ridotto le produzioni.

A questo si aggiunge il complicato contesto geopolitico: tutto ciò che da esso deriva ha causato una ulteriore instabilità dei mercati agroalimentari.

Come uscire da questa spirale e garantire la sicurezza alimentare e la sostenibilità delle filiere agroalimentari?

Spiega Riccardo Valentini, ricercatore in Ecologia e ruolo dei sistemi agroforestali nei cambiamenti climatici nell’Università della Tuscia: «La filiera alimentare deve essere completamente reinventata poiché i nuovi poveri urbani saranno esposti alla scarsità di cibo e alle difficoltà per accedervi. Allo stesso tempo in alcune regioni del mondo l’aumento degli estremi climatici produrrà effetti negativi su agricoltura, silvicoltura e pesca».

Soluzioni concrete per le filiere agroalimentari

Confagricoltura e Unione Italiana Food hanno stretto un’alleanza per fornire soluzioni concrete alle filiere agroalimentari.

La presentazione dell’accordo si è svolta nella sede nazionale di Confagricoltura alla presenza del ministro dell’Agricoltura, della Sostenibilità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Nell’intento di ripetere il successo del Protocollo d’intesa della filiera grano-pasta, hanno studiato un nuovo progetto dedicato alla filiera del pomodoro da industria, realizzato in collaborazione con Value Groovers, spin off dell’Università della Tuscia.

Perché scegliere la filiera del pomodoro? Perché l’Italia è il terzo produttore mondiale di pomodoro da industria, dopo California e Cina, con oltre 5 milioni di tonnellate.

Scienza, tecnologia e dieta mediterranea

Un quadro certamente complesso, ma le innovazioni scientifiche e tecnologiche possono «disegnare un nuovo futuro anche per il settore agroalimentare, in cui l’Italia ha un ruolo decisivo alla luce del patrimonio storico e culturale della dieta mediterranea: un esempio strategico di innovazione e di salute per l’uomo ed il Pianeta che il mondo ci invidia».

L’accordo intende avvicinare il mondo agricolo a quello della trasformazione e rendere più efficiente l’intera filiera agroalimentare creando modelli replicabili anche in altri contesti.

La filiera del pomodoro

Nel 2024 le coltivazioni di pomodoro hanno interessato oltre 75mila ettari. Le superfici sono in aumento (+10,80%), mentre la produzione è in flessione (-2,5%) soprattutto a causa della riduzione delle rese (circa -12%) tra il 2023 ed il 2024.

Dall’estate 2024 è iniziata una fase di confronto tra la parte agricola e quella industriale.

Gli elementi emersi dall’analisi hanno permesso l’avvio di nuove modalità gestione delle relazioni contrattuali e commerciali, facendo ricorso a nuove tecnologie, modelli di business e innovazioni organizzative.

Durante la campagna 2025 imprese agricole e industrie di prima e seconda trasformazione testeranno nuove pratiche per dare indicazioni utili a garantire produzioni sostenibili e di qualità.

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