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Decalogo per un’industria agroalimentare sicura e sostenibile

Decalogo per un'industria agroalimentare sicura e sostenibile
Decalogo per un’industria agroalimentare sicura e sostenibile. Via depositphotos

di Daniela Maurizi

Nel 2015, i 193 Paesi membri dell’ONU hanno adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano d’azione per il benessere delle persone, del pianeta e della prosperità.

L’Agenda prevede 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 per assicurare uno sviluppo sostenibile. Gran parte di essi riguardano il settore agroalimentare, che ha il compito di armonizzare sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale.

Esaminiamo 10 aspetti fondamentali per realizzare questi obiettivi e che andranno inseriti gradualmente nella pratica produttiva dell’industria agroalimentare.

  1. Tenere vivo il suolo

Il suolo è una risorsa naturale preziosa e limitata, che va tutelata affinché essa possa continuare a produrre i nutrienti di cui gli esseri viventi hanno bisogno. Preservare la salute e la fertilità del suolo attraverso pratiche agricole corrette, a partire dall’agricoltura biologica così come normata dal Regolamento UE 2018/848, è fondamentale per garantire la continuità della produzione alimentare e la sostenibilità ambientale.

Il Regolamento in questione fissa i principi relativi alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici ed è la base normativa per chiunque decida di convertire la propria produzione passando al regime biologico (cfr. Art. 10 del Regolamento).

Tale conversione è nient’altro che la transizione dalla produzione non biologica a quella biologica entro un determinato periodo, durante il quale si applicano le disposizioni relative alla produzione biologica. Attenzione, però: un prodotto può dirsi biologico solo se derivante dalla produzione biologica, e quindi non ottenuto durante il periodo di conversione.

  1. Ridurre l’uso di pesticidi

L’Italia è il secondo Paese europeo per consumo di pesticidi, il cui uso intensivo ha causato gravi danni all’ambiente e alla biodiversità. Ridurne l’utilizzo contribuirebbe a preservare la salute degli ecosistemi e degli esseri umani, a proteggere gli impollinatori e a garantire la sicurezza alimentare a lungo termine. 

Nel 2022, la Commissione Europea ha presentato una proposta di Regolamento relativo all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che andrebbe a modificare l’attuale Regolamento (UE) 2021/2115. I fitofarmaci, o prodotti fitosanitari, quali sono appunti i pesticidi, possono avere effetti nocivi sull’ambiente e sulla salute umana: ecco perché essi sono sottoposti a una rigorosa regolamentazione da parte dell’UE, che sta rivedendo le norme vigenti proprio in nome di una maggiore sostenibilità ambientale, oltreché per maggiore tutela della salute dei cittadini.

  1. Stop alla meccanizzazione spinta e ai combustibili fossili in agricoltura

L’uso di macchine agricole sempre più potenti e pesanti su suoli vulnerabili aumenta il rischio di degrado ambientale, di alterazione della struttura e riduzione della fertilità del terreno. Inoltre, non è più ammissibile la totale dipendenza dai combustibili fossili, che contribuiscono all’accelerazione dei cambiamenti climatici.

Nell’ottica di raggiungere gli obiettivi 2030, il settore agroalimentare dovrebbe:

  1. Ripensamento dell’allevamento industriale

L’allevamento di bestiame è in tutto il Pianeta la prima causa di scomparsa di habitat e di perdita di biodiversità.

Riportare gli allevamenti a numeri più equilibrati in rapporto alle superfici coltivate, eliminando del tutto le pratiche intensive, è possibile con un cambio di abitudini alimentari da parte dei cittadini basato su una drastica riduzione del consumo di carne e derivati animali e di incremento sostanziale nei consumi di alimenti vegetali.

In questo senso, sono straordinarie le innovazioni tecnologiche che mirano alla produzione di carni di origine vegetale, per consentire ai consumatori una transizione, necessaria ma meno traumatica, delle proprie abitudini alimentari.

  1. Tutelare il mare e regolamentare il mercato ittico 

Come l’allevamento industriale, anche la pesca eccessiva e distruttiva rappresenta una delle minacce più gravi per la sostenibilità dei mari e delle specie che li popolano.

Nel lavoro costante con le comunità e con i pescatori che operano nei nostri mari, è necessario individuare pratiche più sostenibili, coinvolgendo le aziende affinché si impegnino verso una filiera produttiva più sostenibile e le autorità nazionali e internazionali affinché garantiscano una gestione adeguata della pesca.

È in questo contesto che si inserisce il Regolamento (UE) 2019/1241, relativo alla conservazione delle risorse della pesca e alla protezione degli ecosistemi marini. Tale normativa definisce

  1. il prelievo e lo sbarco delle risorse biologiche marine;
  2. il funzionamento degli attrezzi da pesca;
  3. l’interazione delle attività di pesca con gli ecosistemi marini.

In particolare, su quest’ultimo punto, lo scopo del Regolamento è quello di garantire, anche grazie all’impiego di incentivi adeguati, che gli impatti ambientali negativi della pesca sugli habitat marini siano ridotti al minimo.

  1. Riduzione consistente degli sprechi alimentari

Non è certo un segreto che il nostro Paese può vantare la maglia nera dello spreco alimentare. Oltre a essere un problema etico, questa attitudine contribuisce fortemente alle emissioni di gas serra. 

Un’arma potente per contrastare questo fenomeno è l’attenzione da parte dei consumatori. È altrettanto importante eliminare le perdite lungo la filiera alimentare, dalla produzione primaria all’acquacoltura e alla pesca, attraverso azioni mirate sugli operatori e migliorando la comunicazione e l’informazione lungo le filiere di produzione. Le politiche alimentari, infine, devono coordinare la filiera del cibo nelle città e diventare un punto di riferimento per un buon governo.

  1. Tutelare la salute dei lavoratori incrementando norme di sicurezza

Chiunque operi lungo la filiera alimentare è spesso esposto a rischi di natura microbiologica che possono causare problemi anche gravi sulla salute. Implementare un sistema di sicurezza che preveda un’adeguata formazione e un costante aggiornamento sui temi dell’HACCP deve essere il pilastro guida di tutte le aziende del settore.

In ambito europeo, il cosiddetto “Pacchetto igiene” – costituito dal Regolamento (CE) n. 178/2002, dal Regolamento (CE) n. 852/2004 , dal Regolamento (CE) n. 853/2004 e dai Regolamenti abrogati dal Reg.CE 625/2017 – stabilisce per tutti gli Stati Membri gli stessi criteri riguardo l’igiene della produzione degli alimenti; pertanto, i controlli di natura sanitaria vengono effettuati secondo i medesimi standard su tutto il territorio della Comunità Europea.

  1. Migliorare la tracciabilità dei prodotti alimentari

Conoscere l’origine dei prodotti alimentari prima di acquistarli ci permette di effettuare scelte d’acquisto consapevoli, andando magari a favorire ingredienti locali, in nome di una maggiore sostenibilità ambientale.

A partire dal 2005, la tracciabilità è obbligatoria in tutta l’Unione Europea e risponde al Regolamento Europeo 178/2002, che prevede l’obbligo di dotarsi di un sistema di tracciabilità dei prodotti per tutte le aziende alimentari e mangimistiche presenti sul territorio.

  1. Garantire la trasparenza nelle etichette

Oggi le etichette contengono informazioni fondamentali sulle origini dei prodotti, i metodi di produzione, le varietà vegetali e gli animali coinvolti, le tecniche di coltivazione e allevamento, le modalità di pesca e la lavorazione. 

A garantire la loro completa trasparenza interviene il Regolamento UE 1169/2011, riguardante proprio la fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. L’obiettivo è costruire un modello di etichettatura che permetta ai consumatori di essere pienamente consapevoli dell’impatto ambientale e sociale dei prodotti che acquistano, oltreché scegliere liberamente i cibi che rispecchiano le loro esigenze, oltreché i propri gusti.

  1. Costruire un futuro sostenibile con la ricerca

Il sistema alimentare sta affrontando diverse sfide, come la fame, la malnutrizione, l’aumento di malattie legate all’alimentazione, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e l’inquinamento.

L’innovazione nel settore alimentare, ad esempio grazie all’introduzione delle più avanzate tecnologie in fatto di AI, può riguardare l’introduzione di nuovi processi produttivi che portino a prodotti più in linea con le esigenze del nostro Pianeta. Ecco perché occorre investire nella ricerca scientifica applicata alle pratiche agroecologiche, puntando a nuove biotecnologie che ci aiutino a conseguire gli obiettivi dell’Agenda 2030.

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