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Indice Globale della Fame 2022, cresce la malnutrizione

Il CESVI ha pubblicato l’Indice Globale della Fame 2022, “Trasformazione dei sistemi alimentari e governance locale”. La situazione globale è notevolmente peggiorata nell’ultimo periodo a causa del sovrapporsi di diverse emergenze e non si vedono segni, se non di miglioramento, almeno di stabilizzazione della situazione

Credits: Fondazione CESVI. Foto di Roger Lo Guarro

(Rinnovabili.it) – L’Indice Globale della Fame (Global Hunger Index-GHI) è uno dei principali rapporti internazionali che misurano la fame nel mondo.

Il rapporto è redatto ogni anno dalle organizzazioni umanitarie Welthungerhilfe e Concern Wordlwide; CESVI cura la sua edizione italiana. Le tre organizzazioni umanitarie fanno parte del network europeo Alliance 2015.

L’Indice Globale della Fame 2022 ha il titolo “Trasformazione dei sistemi alimentari e governance locale”: infatti il rapporto prende in esame la governance e i sistemi alimentari come agenti attivi nella lotta contro l’insicurezza alimentare.

Il sovrapporsi di emergenze ha peggiorato la situazione

La situazione globale è notevolmente peggiorata nell’ultimo periodo a causa del sovrapporsi di diverse emergenze – Covid-19, effetti della crisi climatica, guerre, crisi energetica, difficoltà di approvvigionamento alimentare – e non si vedono segni, se non di miglioramento, almeno di stabilizzazione della situazione.

Le cifre dell’Indice Globale della Fame sono gravissime, ma soprattutto continuano a crescere. Rispetto al periodo precedente alla pandemia, il numero delle persone malnutrite è aumentato di 150 milioni di unità.

Nel 2021 – un anno segnato da un peggioramento a livello globale di crisi sanitarie, economiche, sociali e ambientali – il totale delle persone malnutrite ha toccato la cifra vertiginosa di 828 milioni, aumentando di 46 milioni rispetto al 2020.

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Gli indicatori dell’Indice Globale della Fame 2022

L’Indice Globale della Fame 2022 ha esaminato la situazione in atto in 121 Paesi dove è possibile fare dei calcoli sulla base di quattro indicatori: denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità dei bambini sotto i cinque anni.

Le aree del mondo maggiormente colpite dall’insicurezza alimentare sono l’Africa subsahariana, l’Asia meridionale, l’America centrale e il Sudamerica.

L’Indice Globale della Fame 2022 ha misurato a livello mondiale un livello di 18,2 (moderato), in leggera crescita rispetto al 2021 (17,9), ma in calo rispetto al 2014 (19,1).

La denutrizione ha ripreso a crescere

Tuttavia la denutrizione ha ripreso a crescere, dopo un decennio di progressi che avevano fatto ben sperare. 46 Paesi non raggiungeranno entro il 2030 un livello di fame basso e più in generale il dato mondiale non sarà più positivo. Attualmente 44 nazioni hanno livelli di fame gravi o allarmanti e comunque hanno punteggi GHI più alti del 2014. L’incremento negativo maggiore si registra in Venezuela, dove la fame è passata da bassa a moderata-grave.

In 9 Paesi la fame è di categoria allarmante, in 35 è grave. Il livello considerato allarmante è stato rilevato in Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Madagascar e Yemen. Burundi, Somalia, Sud Sudan e Siria sono classificati provvisoriamente nella stessa categoria, sebbene non siano disponibili dati sufficienti per calcolarne con precisione i punteggi di GHI.

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La responsabilità dei cambiamenti climatici

Secondo le proiezioni, i cambiamenti climatici saranno l’ostacolo principale al raggiungimento dell’Obiettivo 2 (fame zero) dell’Agenda 2030. Le attività antropiche hanno alterato l’equilibrio naturale e provocano un susseguirsi di eventi meteorologici estremi sempre più intensi e frequenti che riducono la disponibilità di cibo e di acqua.

Il cambiamento climatico, ad esempio, ha colpito duramente Etiopia, Somalia e Kenya con una delle peggiori siccità degli ultimi quarant’anni e sta mettendo a rischio la vita di milioni di persone. Anche in Cina, Europa e Stati Uniti il caldo anomalo ha prosciugato i fiumi e provocato incendi boschivi.

I conflitti armati nel mondo sono aumentati e costituiscono un’altra importante causa di insicurezza alimentare, sia per l’aumento dei prezzi sia per la difficoltà degli approvvigionamenti.

Mettere al centro le comunità locali

«Stiamo vivendo la terza crisi globale dei prezzi alimentari in 15 anni, e ciò dimostra che la trasformazione dei nostri sistemi alimentari è più che mai urgente. Per porre fine alla fame e all’insicurezza alimentare in modo duraturo, il processo di trasformazione dei sistemi alimentari deve mettere al centro le comunità locali.

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Numerosi esempi nel mondo dimostrano che una leadership locale è capace di sollecitare adeguatamente chi deve prendere le decisioni ad assumersi la responsabilità della lotta alla fame e all’insicurezza alimentare, non solo nei contesti democraticamente più stabili, ma anche in quelli fragili. Servono quindi maggiori risorse per rispondere ai bisogni umanitari più urgenti e per rendere i nostri sistemi alimentari capaci di adattarsi e superare gli shock» afferma Valeria Emmi, Networking and Advocacy Senior Specialist di CESVI.