Gli agricoltori in India vivono in una spirale di debiti e povertà senza via d’uscita. La riforma voluta dal governo rischia di peggiorarne le condizioni
(Rinnovabili.it) – Circa l’85% delle aziende agricole in India sono microimprese con superfici inferiori a due ettari e danno da vivere a 145 milioni di famiglie, una cifra variabile tra il 40 e il 60% del totale della popolazione. In queste piccole aziende agricole di solito lavorano i componenti di una famiglia, ma il ricavato è scarso perché le attrezzature di cui dispongono sono molto arretrate e perché non sono proprietari ma affittuari della terra che coltivano (ed è frequente che non riescano a pagare l’affitto). Spesso gli agricoltori devono chiedere dei prestiti (concessi ad alti tassi d’interesse) per acquistare sementi e attrezzature; al momento della vendita è praticamente impossibile rifarsi delle spese perché il raccolto viene venduto ai mercati controllati dal governo che impongono prezzi fissi.
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Gli agricoltori possono chiedere degli aiuti governativi solo se dimostrano di aver venduto la merce a prezzi troppo bassi, ma quello degli aiuti è un cane che si morde la coda: più è basso l’incasso minore è l’aiuto, perciò finiscono per ricavare dalla vendita del raccolto meno di quanto hanno speso per produrlo. A rendere impossibile uscire dalla povertà si aggiungono i problemi dovuti alla crisi climatica, che rende i terreni sempre meno produttivi. Una spirale di debiti e povertà senza via d’uscita che spinge molti agricoltori a togliersi la vita. Secondo i dati riportati dall’agenzia di informazione Down to Earth (ripresi dal National Crime Records Bureau), nel 2019 in India si sono suicidati più di 10mila agricoltori.
La riforma peggiora le condizioni degli agricoltori
Il governo ha promosso una riforma del settore agricolo che potrebbe addirittura peggiorare le condizioni dei piccoli agricoltori. La nuova legge, ad esempio, proibisce di stoccare i raccolti: in questo modo i grandi produttori immettono sul mercato una quantità di prodotti talmente ingente da schiacciare i piccoli agricoltori. Altro punto controverso è il trasporto della merce, molto costoso e a carico del produttore: secondo la nuova legge è possibile scegliere gli acquirenti, ma ovviamente i piccoli agricoltori vendono nei mercati locali, subendo un ulteriore danno da parte dei grandi produttori. Sembra che anche i sussidi, che consentivano a stento di sopravvivere, saranno ridotti. In questo quadro è sempre più concreta l’ipotesi che i piccoli agricoltori siano inghiottiti dai grandi produttori, perdendo definitivamente il lavoro con il suo magro reddito.
Questa situazione ha provocato in India le proteste molto accese degli agricoltori. In un mondo globalizzato, quello che accade in India si ripercuote nel resto del mondo: l’India infatti esporta i suoi prodotti (riso basmati, zucchero di canna, lenticchie, anacardi, tè, fagioli rossi, etc.) in tutto il mondo. Un calo di produzione alzerebbe sicuramente i prezzi.
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