Sappiamo che le nostre diete incidono sulla salute del Pianeta, come hanno evidenziato numerosi studi scientifici. L’ultimo si basa su un indicatore di efficienza salute-ambiente fondato sul rapporto tra i benefici per la salute delle persone e quattro tipi di pressioni ambientali legate al cibo. Ne emerge la necessità di un cambiamento immediato
Riflessione globale sull’urgenza di un cambiamento
Le nostre diete hanno un impatto importante sull’ambiente. È ormai evidente che le nostre scelte alimentari aumentano le emissioni di gas climalteranti e quindi il livello di inquinamento del Pianeta. Numerosi studi scientifici hanno esaminato la questione da vari punti di vista, ma le conclusioni sull’argomento sono sempre concordi.
L’indicatore di efficienza salute-ambiente
Uno studio interessante, a nostro avviso, è quello svolto da un gruppo di ricerca internazionale che coinvolge Cina, Stati Uniti, Regno Unito e Olanda. Si tratta di Health–environment efficiency of diets shows nonlinear trends over 1990–2011, pubblicato su “Nature Food”. La chiave di lettura si basa su un indicatore di efficienza salute-ambiente fondato sul rapporto tra i benefici per la salute delle persone e quattro tipi di pressioni ambientali legate al cibo.
Calcolando emissioni di gas serra, prelievo di acqua ponderato per scarsità, emissioni acidificanti ed eutrofizzanti si valuta quale sia l’impatto delle diete sia dal punto di vista nutrizionale (quindi se una dieta è sana) che dell’inquinamento ambientale e del consumo di risorse. Lo studio analizza le interazioni ambiente-salute delle diete e le associa allo sviluppo socio-economico in 195 paesi nel medio periodo, cioè dal 1990 al 2011.
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L’impatto sociale delle diete
Non mancano i riferimenti all’impatto sociale delle diete. Uno dei primi indicatori positivi dell’efficienza salute-ambiente è dato dall’eliminazione della malnutrizione infantile e materna (quindi, una maggiore disponibilità di cibo in dosi sufficienti). L’impatto ambientale cresce con il passaggio a prodotti di origine animale nelle diete e diminuisce in quei paesi sviluppati dove sta crescendo la consapevolezza verso scelte alimentari più sostenibili, ovvero con una quota inferiore di proteine animali.
L’impatto delle diete sull’ambiente è un problema di salute pubblica: se le diete povere espongono la popolazione alla denutrizione, le malattie non trasmissibili (obesità, diabete, malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, ipertensione) causate da una cattiva alimentazione pesano sui sistemi sanitari sia nell’immediato che nel lungo periodo. Pertanto, cambiare i modelli delle diete è diventato un affare centrale nelle agende politiche per almeno due motivi: gli effetti sulla salute e quelli sull’ambiente. Si può quindi affermare senza ombra di dubbio che il passaggio a modelli di alimentazione più sostenibili è non solo necessario ma anche utile sotto tutti i punti di vista.
I problemi collaterali della transizione dei sistemi alimentari
L’idea della transizione dei sistemi alimentari è corretta in linea di principio, tuttavia ci sono vari aspetti di cui tenere conto. Il dato incontestabile è che la produzione di cibo consuma risorse naturali e genera inquinamento, ma quali sono i benefici sulla salute di un’alimentazione più ricca? Non basta allora pensare solo ai modelli dietetici su cui basare le future politiche alimentari.
I modelli alimentari sono cambiati rapidamente negli ultimi decenni. I paesi a basso e medio reddito riducono la denutrizione e passano a diete più malsane in stile occidentale, che hanno troppa carne rossa e/o lavorata, grassi saturi e zuccheri aggiunti a fronte di poca frutta, verdura e cereali integrali.
Con l’aumento del livello di sviluppo, questo secondo modello dietetico accresce i rischi per la salute dovuti alle malattie non trasmissibili. Perciò è essenziale esaminare nel tempo gli esiti ambientali e sanitari dei cambiamenti dietetici e il modo in cui lo sviluppo socio-economico li influenza. Ad esempio, nei paesi sviluppati l’assistenza medica avanzata può compensare alcuni degli effetti negativi sulla salute delle diete malsane: lo studio ha inserito l’indice di accesso e qualità dell’assistenza sanitaria come ulteriore variabile di controllo.
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Aumentano costi sanitari e stress ambientali
In sostanza, sembra che l’impatto ambientale delle diete cresca con il diminuire della malnutrizione che a sua volta lascia spazio ad abitudini meno benefiche per la salute. Nei paesi sviluppati avviene esattamente il contrario, cioè l’impatto ambientale diminuisce con l’adozione di diete più sane.
Dare priorità alla salute nelle scelte dietetiche è un obiettivo lodevole, ma i miglioramenti nella qualità della dieta non si traducono universalmente in una riduzione degli impatti ambientali legati al cibo e diete più sostenibili dal punto di vista ambientale non indicano automaticamente opzioni più sane.
I paesi sviluppati dovrebbero ridurre il consumo di carne e aumentare quello di frutta, verdura e cereali integrali e avrebbero benefici ambientali e per la salute. Nei paesi a reddito medio-basso per cambiare rotta bisognerebbe fornire indicazioni sul comportamento alimentare attraverso l’istruzione e una pianificazione urbana che dia facile accesso ai cibi sani con orti comunitari, negozi di alimentari e mercati agricoli.
Questo studio affronta solo le dimensioni ambientali e sanitarie della sostenibilità come concetto multidimensionale, pertanto saranno necessari ulteriori approfondimenti. Resta il fatto che i costi sanitari e gli stress ambientali aumentano, a testimoniare l’urgenza di un cambiamento di rotta nelle diete.