Rinnovabili

Il tonno nell’equilibrio degli ecosistemi oceanici

Foto di kate estes su Unsplash

Il limite alla pesca ristabilisce l’equilibrio degli stock

Negli ecosistemi oceanici vivono quindici specie di tonno. Essendo un grande predatore, svolge un ruolo fondamentale nel mantenere l’equilibrio dell’ambiente marino poiché tiene sotto controllo le popolazioni delle specie da preda.

Migrazioni come maratone

Il tonno rosso dell’Atlantico ha dimensioni ragguardevoli: può essere lungo come una barca (può raggiungere i 3,75 metri), pesante come un cavallo (può superare i 750 chilogrammi) e più veloce di un levriero (può superare i 70 chilometri all’ora).

Le migrazioni del tonno rosso sono delle vere e proprie maratone, in un alternarsi di tuffi e nuotate a grande velocità. Questo movimento, fatto di immersioni ed emersioni, mescola l’acqua del mare e porta le sostanze nutritive dalla profondità alla superficie: in questo modo l’acqua porta il nutrimento agli altri pesci.

È quindi facile capire perché una pesca eccessiva del tonno rosso danneggia la salute degli oceani. Eppure è esattamente quello che è successo negli anni Ottanta e Novanta, quando la pesca si è intensificata in modo indiscriminato sia nell’Atlantico orientale che nel Mediterraneo, impiegando perfino gli aerei da ricognizione per trovare le secche.

Leggi anche La pesca sostenibile nell’Unione Europea

Tonno rosso, da specie in pericolo torna alla normalità

Si è creata una spirale perversa: più pescatori = più tonni, con l’aumentare dell’offerta calava il prezzo, allora si pescava ancora di più. Nel 1996 si giunse al punto di non ritorno. La popolazione era diminuita dell’85% rispetto al 1950 e il tonno rosso venne dichiarato specie in pericolo.  

Alla fine degli anni Novanta furono introdotti dei limiti per la cattura, ma con margini di tolleranza ancora troppo alti per avere un effetto utile. L’unico obiettivo era il profitto, senza pensare che si stava eliminando proprio la fonte di tale profitto.

Finalmente, nel 2006 si arrivò all’adozione di misure più restrittive: riduzione dei pescherecci, limiti di cattura basati sulle ricerche scientifiche, divieto di pesca al di sotto di una misura minima affinché i giovani esemplari non fossero catturati prima che avessero deposto le uova, divieto dell’impiego di aerei da ricognizione, controlli di conformità del pescato.

Nel 2022 sono state adottate nuove norme sui limiti di cattura in base allo stato degli stock ittici. A distanza di anni la popolazione di tonno rosso è in ripresa e continua a crescere.

Arrivare a questo risultato ha comportato un’alleanza tra gruppi che avevano interessi diversi: pescatori, rivenditori di prodotti ittici, governi, ambientalisti e consumatori, che hanno un ruolo chiave. Le persone devono sapere da dove proviene il pesce che mangiano, come viene catturato, devono fare delle scelte precise al momento dell’acquisto.

Leggi anche Pesca illegale, perché è importante l’accordo PSMA

La pesca eccessiva minaccia la sicurezza alimentare

Il WWF ha lanciato l’allarme per il tonno pinna gialla, cherappresenta i due terzi delle catture nell’Oceano Indiano.

La pesca eccessiva ha ridotto lo stock del 50% in soli 15 anni (2005-2020) e sta minacciando la sicurezza alimentare, la salute e il benessere dei piccoli pescatori nei paesi in via di sviluppo. Il pesce è la loro fonte di proteine e micronutrienti vitali, ma è anche la loro principale fonte di reddito: è lo stesso scenario del tonno rosso prima dell’adozione di misure restrittive per la pesca.

È necessario e urgente adottare misure di contenimento prima che sia tardi: ad esempio, riduzione della pesca del 30% rispetto ai valori del 2020, e garantire il rispetto di tale limite.

Infine, poiché il tonno non si ferma alle frontiere, è essenziale che i diversi Paesi lavorino insieme per individuare strategie comuni per la pesca sostenibile.

Exit mobile version