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Il pomodoro importato non rispetta gli standard di sostenibilità

Il pomodoro importato dai paesi extra-europei non è conforme agli standard ambientali e sociali che proprio l’UE impone ai suoi produttori. I produttori chiedono il rispetto di regole uguali per tutti. Il paradosso è che questo pomodoro è liberamente venduto nel mercato europeo, dove le regole interne all’Unione impediscono ai produttori continentali di produrli e venderli

Image by Engin Akyurt from Pixabay

Stabilire le stesse regole per tutti

Anche sul pomodoro si sta per combattere una battaglia tra le regole che l’Unione Europea impone ai suoi agricoltori e quelle che gli importatori non rispettano. Tra pochi giorni, il 15 e 16 febbraio, si svolgerà a Piacenza Expo Tomato World (il Forum sull’innovazione tecnologica nella filiera del pomodoro da industria). L’OI (Organizzazione Interprofessionale) Pomodoro da Industria del Nord Italia associa i soggetti economici della filiera del pomodoro (sia produzione agricola che trasformazione) di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e provincia autonoma di Bolzano.

Preservare la competitività della produzione del pomodoro

Lo scopo dell’OI è quello di rafforzare la posizione competitiva del sistema produttivo del pomodoro del Nord Italia favorendo il confronto, il coordinamento e la cooperazione tra i soggetti della filiera, anche in considerazione degli interessi dei consumatori finali.

L’OI ha promosso il convegno Contrastare l’importazione in Europa di conserve di pomodoro che non rispettano gli standard di sostenibilità europei. Una proposta della filiera italiana del pomodoro da industria”. Un titolo che più chiaro di così non poteva essere.

Al convegno sono invitati a partecipare i rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee: a loro OI presenterà la proposta della filiera italiana del pomodoro per l’adozione di una nuova regolamentazione e per una serie di azioni da intraprendere.

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La concorrenza sleale dei paesi extra-UE

In sostanza, la protesta degli operatori del settore si rivolge contro le importazioni nei Paesi UE di derivati che non sono conformi agli standard ambientali e sociali che proprio l’UE impone ai suoi produttori.

Lo scopo dell’iniziativa è spiegare quali sono le conseguenze della mancanza di condizioni di reciprocità tra le produzioni realizzate in Europa e quelle importate da paesi extra-UE.

Si esprime con grande chiarezza Tiberio Rabboni, presidente di OI Pomodoro da Industria Nord Italia: “«”La nostra proposta è frutto di un lungo e impegnativo confronto in seno alla nostra organizzazione e a quella del Centro Sud per non assistere impotenti alla concorrenza sleale di alcuni paesi produttori extra-europei che negli ultimi anni, in particolare nell’ultimo, hanno aumentato notevolmente l’esportazione di derivati sui mercati internazionali ed europeo”.

Le gravi conseguenze per i produttori che rispettano le regole

“Molte di queste produzioni – continua Rabboni – sono realizzate in paesi dove il lavoro e l’impatto della produzione sull’ambiente e sulla salute sono poco regolamentate, se non addirittura non regolamentate. Pertanto, si propongono sui mercati dell’export con costi di produzione e prezzi incomparabilmente bassi, con gravissime conseguenze per i produttori dei paesi dove le cose si fanno in modo giusto. La situazione diventa paradossale quando questi derivati sotto standard vengono liberamente venduti nel mercato europeo, dove le regole interne all’Unione impediscono ai produttori continentali di produrli e venderli. La soluzione del paradosso è in una regola europea che stabilisca che quello che vale per gli europei deve valere anche per chi importa da fuori Europa prodotti destinati al consumo in Europa. L’Italia, eventualmente insieme a Spagna, Portogallo, Francia e Grecia, deve in tempi brevissimi porre all’ordine del giorno dell’UE l’approvazione di questa nuova regola”.