Il progetto è stato inizialmente sviluppato a beneficio delle famiglie della comunità indigena del Simiriñak, nella regione di Chirripó, da parte del Centro Agronomico di Investigazioni e Insegnamento
di Carlo Hausmann – Agro Camera, Valentina Terribile
Costa Rica. Siamo di fronte ad un esempio di come spesso, le abilità costruttive ed organizzative possono rappresentare la vera innovazione e la chiave di trasformazione, utilizzando materiali già presenti in azienda e facendoli diventare fattori di produzione rinnovabili. Autosufficienza quindi, come ingrediente base per la progettazione di attività aziendali ma anche per risparmiare energia e risorse.
L’oggetto dell’innovazione riguarda un pollaio, completamente naturale e sostenibile oltre che economico. Il progetto è stato inizialmente sviluppato a beneficio delle famiglie della comunità indigena del Simiriñak, nella regione di Chirripó, da parte del Centro Agronomico di Investigazioni e Insegnamento (CATIE). Questo nuovo tipo di pollaio, naturale e di facile realizzazione, ha avuto una duplice utilità: in primis quella di garantire alle famiglie del villaggio una maggiore sicurezza alimentare, attraverso un’alimentazione sana e sicura, e conseguentemente ottenendo il risultato di migliorare la salute pubblica del villaggio e di alleviare la povertà dei membri della comunità grazie alla possibilità di poter vendere i prodotti del pollaio.
Il progetto pilota ha coinvolto circa 60 famiglie, i cui membri hanno svolto diversi ruoli: alle donne è stata affidata la gestione dei polli e agli uomini la costruzione del pollaio.
In cosa consiste? Si tratta di una struttura di piccole dimensioni, posizionata a 1,5 metri rispetto al suolo. Per la costruzione sono state impiegate piante locali lunghe e flessibili, come la canna brava, mentre per il tetto sono stati utilizzati fogli di lamiera e plastica. La struttura di canna del pollaio è rivestita con una corteccia molto resistente, chiamata inpejiballe (gassipaes Bactris) – una palma tipica della Costa Rica – coltivata per i suoi frutti e per respingere i serpenti. La struttura viene poi assemblata con un numero limitato di chiodi e viti.
È sostenibile: economicamente, dato che la maggior parte dei materiali utilizzati è facilmente reperibile nel villaggio e facilmente sostituibili in caso di usura. La produzione del cibo è piuttosto economica, non dipende da risorse esterne e le uova in eccesso si possono vendere nei mercati locali, rappresentando quindi un’ulteriore fonte di guadagno; per l’ambiente, essendo costruito con piante tipiche dell’ecosistema locale; inoltre, il mangime per i polli è completamente naturale e non introduce sostanze esterne alla catena alimentare. Anche gli escrementi dei polli vengono riutilizzati come fertilizzante dai membri del villaggio.
Funziona così: gli animali si abbeverano e si nutrono attraverso un tubo in PVC, diviso in modo tale da trasportare – in proporzioni eque – acqua e mangime. Il tubo è costituito da una miscela derivante dalla pianta e frutta fermentata, che viene pestata, sigillata in un sacchetto di plastica e lasciata a fermentare ulteriormente per 15 giorni. Il mangime per polli è molto nutriente e può essere conservato per vari mesi.
Il pollaio contiene anche dei nidi – in legno e canna – realizzati appositamente per far deporre le uova alle galline. Grazie a questo sistema è più facile stimolare e controllare la produzione delle uova. Normalmente le galline restano nel pollaio per deporre le uova fino a metà mattina, dopodiché vengono rilasciate all’esterno alla ricerca di cibo. È stato verificato che per essere sfruttato a pieno, il pollaio dovrebbe essere popolato da almeno 4 pulcini, 4 polli di taglia media, 4 galline e 1 gallo.
Esempio virtuoso, il pollaio ecologico è anche di facile replicabilità, chiaramente adatto a piccoli allevamenti. Un fattore che potrebbe rappresentare una barriera consiste nella difficoltà nei paesi mediterranei di poter reperire materiali simili o con le stesse funzioni a quelli del progetto iniziale. Ad ogni modo i vantaggi che ne derivano valgono il tentativo; sicuramente si introduce un sistema di gestione dei polli più organizzato ed efficiente. Anche la produzione del mangime, essendo locale, permette un allevamento maggiore, quindi più uova (risorsa fondamentale nel caso di piccole comunità agricole in molti paesi dell’America Latina e Africa, il più delle volte isolate e vulnerabili, e con scarsi livelli di sicurezza alimentare) e maggiore fonte di guadagno.
Il progetto è stato ben accolto dalle famiglie della comunità indigena del Simiriñak, tanto che è stato implementato anche in altre zone della regione di Chirripó.