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Il biocarbone per l’agricoltura prodotto dalle alghe

Un progetto di ricerca norvegese sta sperimentando un metodo per coltivare le alghe in mare aperto e convertirle in biocarbone per l’agricoltura con un processo di essiccazione e di pirolisi. Ne deriva una sostanza in grado di migliorare il contenuto organico dei terreni agricoli e la struttura dei suoli

Image by Chokniti Khongchum from Pixabay

Le alghe catturano la CO2

Un nuovo progetto di ricerca prevede di coltivare le alghe in mare aperto per poi convertirle in biocarbone per l’agricoltura, poiché è in grado di migliorare il contenuto organico dei terreni agricoli e la struttura dei suoli.

Coltivazione in mare aperto

Le alghe hanno una grande capacità di catturare la CO2. Partendo da questa idea, un gruppo di ricercatori di SINTEF (uno dei più grandi istituti di ricerca indipendente in Europa) ha iniziato un interessante progetto di ricerca in Norvegia, sulla costa al largo di Trøndelag.

I ricercatori stanno portando avanti il progetto Seaweed Carbon Solutions (JIP), ovvero la produzione offshore di alghe per la cattura del carbonio dalla biosfera e lo stoccaggio permanente a terra o in mare.

Nella fase iniziale le alghe sono coltivate in laboratorio, successivamente vengono trasferite in un impianto in mare aperto.

L’impianto in mare aperto fa crescere le alghe su corde sospese su grandi galleggianti e ancorate sul fondale. I risultati migliori si ottengono in mare aperto, dove la temperatura è più stabile e la salinità è costante.

La crescita delle alghe è più lenta in inverno, quando il buio dura più a lungo, e accelera con l’allungarsi delle giornate. Durante questo periodo di crescita le alghe assorbono CO2 e in estate saranno pronte per la raccolta.

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Come trasformare le alghe in biocarbone per l’agricoltura

Una volta raccolte, si procede alla loro essicazione. Dopo questa fase, la pirolisi – ovvero il riscaldamento a circa 600 gradi in un’atmosfera priva di ossigeno – le trasforma in biocarbone per l’agricoltura.

Questo processo serve a modificare la struttura molecolare delle alghe e a stabilizzare il carbonio. Il biocarbone che si ottiene con la pirolisi è resistente alla degradazione da parte di funghi e microrganismi.

L’aggiunta di biocarbone al suolo serve per aumentare la porosità e la capacità di legare l’acqua.

Quando il biocarbone si combina con un prodotto fertilizzante, anch’esso derivato dalle alghe, si crea una miscela che fornisce al terreno nutrienti utili, infatti si creano le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei microrganismi che stimolano la crescita delle piante.

La cattura del carbonio in mare utilizzando alghe marine è più efficiente rispetto all’utilizzo di piante sulla terraferma e l’area disponibile è potenzialmente molto estesa.

Secondo le previsioni dei ricercatori, l’impianto dovrebbe produrre circa 600 tonnellate di alghe da cui si ricaveranno circa 25 tonnellate di biocarbone per l’agricoltura.

SINTEF ha calcolato che un impianto delle dimensioni di un chilometro quadrato produrrà 20.000 tonnellate di alghe all’anno, equivalenti alla cattura di 3.000 tonnellate di CO2.