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IFAD, investire nell’agricoltura sostenibile

Rivedere i sistemi di produzione per andare verso un’agricoltura sostenibile. L’impegno dell’IFAD per aiutare milioni di piccoli agricoltori nel mondo a uscire dalla povertà richiede cooperazione a livello globale e investimenti in tecnologia e innovazione. Il messaggio è chiaro: i destini di tutti i paesi del mondo sono interconnessi, la strategia per la ripresa globale deve essere condivisa

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Gilbert F. Houngbo, presidente dell’IFADFondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Come affrontare gli impatti devastanti dei cambiamenti climatici e invertire il declino della biodiversità? La pandemia rischia di annullare i risultati conseguiti finora nel combattere la povertà. Le previsioni sono sconfortanti: fino a 150 milioni di persone potrebbero cadere in condizioni di povertà estrema entro il 2021 e altri 136 milioni potrebbero soffrire la fame. Pandemia e conseguenze dei cambiamenti climatici devono farci ripensare le tecniche di produzione agricola e la nostra alimentazione.

«Con la pandemia che continua a colpire duramente le aree rurali del pianeta e le previsioni che indicano un aumento di povertà e fame, è ancora più urgente che l’IFAD rafforzi il suo impatto», ha detto Gilbert F. Houngbo, alla guida dell’IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) dal 2017. Houngbo è stato riconfermato nella carica di presidente nel corso della riunione del Consiglio dei Governatori dedicata al tema “Sviluppo rurale, requisito essenziale per la resilienza globale”. «Oggi dobbiamo combattere il Covid-19, ieri abbiamo dovuto affrontare le devastazioni dello tsunami e non sappiamo cosa accadrà domani. La minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici e dagli eventi meteorologici estremi non sarà meno pressante e dobbiamo essere preparati. Nessuna donna e nessun uomo che vive nelle zone rurali del pianeta dovrebbe mai sentirsi costretto a vendere i suoi pochi beni – o a migrare – per sopravvivere».

Un’agenda ambiziosa che vede nella tecnologia, nell’innovazione e nel partenariato pubblico-privato gli elementi essenziali per la sua realizzazione. L’obiettivo dell’IFAD è garantire a 40 milioni di persone all’anno un aumento di reddito di almeno il 20% entro il 2030, un obiettivo irraggiungibile senza finanziamenti adeguati, e Houngbo ha esortato i donatori ad aumentare il tetto dei contributi versati finora. Per massimizzare il sostegno ai poveri del mondo l’IFAD ha deciso di diversificare le fonti di finanziamento e nel 2020 è stato il primo fondo delle Nazioni Unite a ricevere un rating del credito: Fitch e Standard and Poor’s hanno assegnato il rating AA+,  che farà mobilitare più fondi dai potenziali investitori a un costo favorevole.

L’IFAD ha lanciato il programma di finanziamento ASAP+, Adaptation for Smallholder Agriculture Programme destinato ai piccoli produttori agricoli, affinché possano adattarsi ai cambiamenti climatici. Nelle stime di Houngbo, il programma dovrebbe mobilitare circa 500 milioni di dollari destinati a 10 milioni di persone: finora, sembra incredibile, i piccoli agricoltori ricevono appena l’1,7% dei finanziamenti globali per il clima.

L’impatto dell’agricoltura sulla crescita economica

Houngbo ha indicato nel cambiamento climatico e nel declino della biodiversità le priorità su cui intervenire, due fattori determinanti per la vulnerabilità in agricoltura che colpisce in modo più grave i piccoli agricoltori. Per loro il cibo non è solo nutrimento, ma sostentamento; Hougbo spinge a investire in sistemi alimentari sostenibili che si traducono in redditi dignitosi e diete nutrienti. Il suo ragionamento è circolare: in Africa, il 60% dei giovani vive in aree rurali e ogni anno tra i 10 e i 12 milioni di giovani entrano nel mercato del lavoro. La crescita economica legata all’agricoltura è da due a tre volte più efficace nella riduzione della povertà rispetto alla crescita generata da altri settori: investire sui giovani imprenditori agricoli e sulle piccole e medie imprese rurali significa creare opportunità di lavoro, una misura che avrebbe un impatto positivo sulla stabilità sociale e quindi sulle migrazioni.

Il primo ministro del Pakistan Imran Khan ha illustrato il programma messo in atto dal governo – che integra gli Obiettivi 1 (Sconfiggere la povertà) e 2 (Sconfiggere la fame) dell’Agenda 2030– per il quale sono stati stanziati 8 miliardi di dollari di sussidi per le persone più vulnerabili nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, e un grande piano di riforestazione (piantare 10 miliardi di alberi in tre anni). Per sradicare povertà e fame servono azioni di cooperazione internazionale in grado di generare sviluppo nel lungo periodo, ha ammonito Imran Khan: «La pandemia di Covid-19 e le crisi climatiche dovrebbero far arrivare il messaggio forte e chiaro a tutti, sia ricchi che poveri, sia deboli che forti: i loro destini sono intrecciati. Moriremo o sopravvivremo insieme. Abbiamo bisogno di un piano e di una strategia comuni per la ripresa globale, la sopravvivenza e la prosperità di tutta l’umanità».

Infrastrutture e accesso all’istruzione

Sulla necessità di una cooperazione globale si è espresso anche il presidente dell’Angola, João Manuel Gonçalves Lourenço, che ne ha riconosciuto il ruolo cruciale nella ricostruzione postbellica. Il calo del prezzo del petrolio è una difficoltà in più per l’Angola: per Manuel Gonçalves Lourenço sviluppare un’agricoltura locale sostenibile – da accompagnare a infrastrutture viarie, approvvigionamento idrico e fornitura di energia elettrica nelle zone rurali – è la chiave per avviare lo sviluppo. In Angola il governo ha messo a punto interventi a sostegno dei settori estrattivo, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e della produzione manifatturiera, con l’obiettivo di attirare investimenti interni e dall’estero. Il presidente angolano ha posto l’accesso all’istruzione tra i pilastri dello sviluppo e ritiene fondamentale il supporto dell’IFAD per attuare quelle riforme socio-economiche che possano rendere il Paese «più resiliente e sicuro sul piano della nutrizione e dell’accesso al cibo». 

Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, ha confermato l’appoggio dell’Italia all’IFAD per promuovere sistemi agroalimentari sostenibili e ridurre la povertà nelle aree rurali più svantaggiate: «Dinanzi a sfide di tale ampiezza l’IFAD potrà sempre contare sul nostro Paese. Il nuovo governo italiano ha appena stanziato una somma di 84 milioni di euro, destinata alla dodicesima ricapitalizzazione del fondo. Si tratta di un aumento significativo del nostro contributo».

L’IFAD non è un’agenzia umanitaria, ha spiegato Houngbo, ma crea le condizioni per stimolare lo sviluppo delle comunità agricole. Tuttavia, solo con la collaborazione internazionale e con un serio impegno dei governi locali sarà possibile imboccare la strada per lo sviluppo. Una strada che si dimostra ancora molto lunga e impervia in aree del mondo dove non ci sono sistemi idrici, strade, elettricità, connessione: ostacoli da superare per un’agricoltura sostenibile che per essere tale deve anche avere l’indispensabile accesso al mercato. Parlare di agricoltura digitale come presupposto dello sviluppo agricolo sostenibile è corretto, ma quanto tempo ancora servirà perché questo diventi una realtà in paesi dove a troppi manca l’alfabetizzazione di base e alle donne – importanti motori dello sviluppo – non è riconosciuto l’importante ruolo sociale che meritano?