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L’idropronica cresce nel segno della collaborazione tecnologica

idroponica

(Rinnovabili.it) – L’idroponica si conferma un sistema di coltivazione nel segno della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica che sarà sempre più presente nella nostra agricoltura. L’obiettivo dell’idroponica è aumentare la produzione agricola consumando meno risorse naturali, il nodo da cui partono sia il Green Deal europeo che gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il secondo vantaggio della coltivazione idroponica è che, svolgendosi in ambienti chiusi o in atmosfera controllata, non ha bisogno di prodotti chimici per prevenire o curare le patologie vegetali e non è vulnerabile alle invasioni di insetti alieni che stanno creando danni enormi alle nostre produzioni di frutta e verdura.

Un esempio di buone pratiche in materia di coltivazione idroponica viene da Israele, un Paese che riesce a realizzare coltivazioni a bassissimo consumo di acqua: una necessità imposta dalla carenza idrica. Dalla collaborazione tra Italia e Israele è nato un incontro promosso dall’Ambasciata d’Israele e dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli, con il supporto dell’Israele Export Insitute.

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L’occasione si è presentata nel corso della manifestazione Ecomondo Digital, dove i rappresentanti italiani si sono incontrati con ricercatori e aziende israeliani (tra cui Vertical Field e Growponics) che lavorano instancabilmente al miglioramento della coltivazione idroponica. Le tecnologie sviluppate con successo in Israele possono essere applicate anche in Italia: un’esperienza trentennale che non si ferma all’idroponica, ma vede anche l’applicazione di altre soluzioni come agricoltura verticale, geoponica, aeroponica, serre innovative, deumidificazione e fertilizzazione organica. La collaborazione tra i due Paesi è stata formalizzata in un protocollo di intesa che facilita l’incontro tra domanda e offerta di agro-innovazione.

Individuare e applicare nuove soluzioni, come l’idroponica, è indispensabile. I cambiamenti climatici impattano in modo crescente sulle nostre filiere agroalimentari: questi, sommati alla perdita della SAU (la Superficie Agricola Utile, diminuita del 20%), mettono in serio pericolo la produzione agricola e di conseguenza la capacità di approvvigionamento alimentare. Secondo Giovanna Parmigiani, membro della Giunta nazionale Confagricoltura, degrado del suolo, erosione e cambiamenti climatici potrebbero ridurre i raccolti globali del 10% entro il 2050. «Con il 21% della superficie a rischio di desertificazione, di cui il 41% al Sud, l’Italia è lo Stato che in Europa risente di più dei cambiamenti climatici».

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