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I robot coltivano le fragole sostenibili

I robot coltivano le fragole nelle fattorie di James Dyson. Qui tecnologia e ingegneria sono al servizio della sostenibilità: su 14mila dipendenti 6mila sono ingegneri impegnati a migliorare qualità ed efficienza degli apparecchi, o ad inventarne di nuovi

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Le fragole carbon neutral di James Dyson

(Rinnovabili.it) – L’ultima frontiera dell’innovazione tecnologica è l’agricoltura bionica che mette insieme uomo, robot e produzione alimentare. A Nocton, in Inghilterra, c’è una fattoria che arriva direttamente dal futuro e ha ridisegnato i contorni del consueto modo di intendere l’agricoltura. In questa fattoria l’agricoltura verticale è gestita dai robot.

L’ideatore di questa azienda è un innovatore noto in tutto il mondo per apparecchi che non hanno nulla a che vedere con l’agricoltura. Parliamo di James Dyson, l’ingegnere che ha dato una dimensione avveniristica a oggetti della nostra quotidianità come il fon, l’aspirapolvere a batteria e senza sacchetto, le cuffie wireless.

L’ultima “creazione” di Dyson sono le fattorie carbon neutral. L’agricoltura verticale è già un sistema di coltivazione innovativo e rispettoso dell’ambiente (meno acqua, zero pesticidi e zero fertilizzanti), ma Dyson vuole andare oltre e produce tonnellate di fragole per il mercato inglese con l’aiuto dei robot.

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Serre ad alta tecnologia gestite dai robot

In queste serre alte sei metri tutto è controllato dall’intelligenza artificiale che regola temperatura, umidità, luce (solare), irrigazione. Tutto funziona talmente alla perfezione che alla fine dell’anno saranno pronte nuove serre per raddoppiare la produzione. La sostenibilità è a 360°: l’energia necessaria al funzionamento dell’impianto viene dal biogas prodotto dagli scarti delle altre coltivazioni.  Infatti, Dyson produce anche cipolle, mais, patate, piselli e grano in altre fattorie.

La combinazione tra robot, big data e sensori fa sì che l’azienda di Nocton fornisca agli inglesi, notoriamente ghiotti di fragole, dei frutti assolutamente perfetti. I robot si muovono su un binario lungo i corridoi con i contenitori delle piante di fragole, inquadrano i frutti uno per uno e immagazzinano i dati. In tal modo sono in grado di conoscere lo stato di avanzamento della maturazione di ogni singolo frutto, che colgono al momento giusto. Poi pesano le fragole (tutte della stessa grandezza) e le depongono nei cestini predisposti su un carrello.

L’ultimo passaggio per la messa in vendita è l’etichettatura, ma quella spetta alle operaie. Dyson è un convinto sostenitore della tecnologia e dell’ingegneria al servizio della sostenibilità: basti sapere che su 14mila dipendenti 6mila sono ingegneri impegnati a migliorare qualità ed efficienza degli apparecchi, o ad inventarne di nuovi.

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Quanto conta la formazione

Un personaggio del genere non poteva non pensare alla formazione. A Malmesbury – nel sud-est dell’Inghilterra, a circa 150 chilometri da Londra – ha creato il Dyson Institute of Engineering and Technology, che è una università a tutti gli effetti, campus compreso.

Fin qui niente di strano, se non fosse che gli iscritti non pagano una retta, ma ricevono uno stipendio per formarsi con esperti di altissimo livello e accedere a 136 laboratori. La buona notizia è che circa la metà degli iscritti sono donne.

Le passioni vanno coltivate da piccoli. Così la James Dyson Foundation, nata con l’obiettivo di ispirare nuove generazioni di ingegneri – il suo motto la dice lunga, Engineering the Future – ha inventato la Challenge Cards, un gioco per i bambini che evidenzia le loro propensioni scientifiche e la capacità di dare vita a un progetto.