Cibo spazzatura e malattie non trasmissibili
È corretto affermare che gli alimenti ultra-processati compromettono la nostra salute? O è solo un’esagerazione che criminalizza alcuni tipi di cibi? Gli studi scientifici sono concordi nel sostenere questa tesi, e alcuni di quelli più recenti ribadiscono – dati alla mano – gli effetti nocivi sull’organismo.
Quali sono gli alimenti ultra-processati
Ma cosa si intende per cibi ultra-processati? Per spiegarlo si ricorre solitamente alla classificazione Nova. Ideata da un gruppo di ricercatori dell’Università di San Paolo (Brasile) nel 2016 ordina gli alimenti in base al tipo di trasformazione a cui sono sottoposti: va dai cibi naturali e non trasformati a quelli ultra-processati. Questi ultimi rientrano nella categoria dei cosiddetti junk food, o cibo spazzatura: una definizione che si comprende senza bisogno di particolari chiarimenti. Cibi ricchi di additivi chimici, con un eccesso di grassi saturi, zuccheri e sale che non sono esattamente l’ideale per la salute.
In questo gruppo di alimenti rientrano gli alimenti pronti da consumare: piatti pronti, snack dolci e salati, bibite gassate. Quello che li accomuna è da un lato la presenza prevalente di additivi per migliorare il gusto, l’aspetto e la conservazione e dall’altro l’assenza, quasi totale, di fibre alimentari, micronutrienti e vitamine.
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Alimentazione e malattie non trasmissibili
Lo squilibrio del profilo nutrizionale degli alimenti ultra-processati è considerato la causa della diffusione delle cosiddette malattie non trasmissibili (malnutrizione, obesità, tumore, infarto, ipertensione, diabete).
Il consumo abituale di cibo spazzatura è sconsigliato. Tuttavia, nell’impossibilità di procurarsi cibi freschi, le persone mangiano alimenti ultra-processati in un concomitare di obesità, denutrizione e crisi ecologica. Si parla infatti di global syndemic, ovvero una sindrome epidemica globale che affligge tutto il mondo, come l’ha definita una ricerca pubblicata in “The Lancet” nel 2019 (The Global Syndemic of Obesity, Undernutrition and Climate Change: The Lancet Commission report).
Una recentissima ricerca internazionale (Ultra-processed food exposure and adverse health outcomes: umbrella review of epidemiological meta-analyses, pubblicata in “British Medical Journal”) conferma il crescente spostamento delle diete verso alimenti ultra-processati, specie nei Paesi ad alto reddito come Stati Uniti e Canada, dove rappresentano la maggior parte delle calorie ingerite.
In Italia, patria della dieta mediterranea – riconosciuta come il regime più sano per la salute – l’apporto energetico del cibo spazzatura si attesta intorno al 10%.
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Come cambiano i comportamenti alimentari
Rimane il fatto che negli ultimi decenni sono cambiati i comportamenti alimentari, influenzati da mutate condizioni di vita e da scaltre operazioni di marketing: gli studiosi ritengono che la confezione accattivante e le asserzioni su presunti benefici per la salute spingano potenzialmente al consumo eccessivo. Al di là di tutte le ipotesi, il dato incontestabile è una sempre più diffusa abitudine al cibo spazzatura con ripercussioni negative sulla salute.
A ingredienti già abbastanza nocivi bisogna aggiungere i potenziali contaminanti che derivano dai processi di lavorazione e dagli imballaggi. Dopo aver analizzato i vari aspetti, gli esperti di salute pubblica hanno riconosciuto nel junk food un potenziale fattore di rischio per l’insorgenza e l’aggravamento delle malattie croniche e per la mortalità. Infatti, hanno notato che può causare malattie infiammatorie croniche e agire sul microbioma intestinale.
L’impatto sulla salute è sempre negativo
Lo studio fornisce una panoramica completa e una valutazione delle prove tra esposizione ai cibi ultra-processati ed esiti negativi per la salute. I ricercatori hanno esaminato 45 analisi aggregate su una popolazione di quasi 10 milioni di individui e sette parametri di salute legati a mortalità, cancro ed esiti mentali, respiratori, cardiovascolari, gastrointestinali e metabolici.
Il risultato complessivo è che gli alimenti ultra-processati hanno un impatto negativo sulla salute, ovviamente con percentuali diverse a seconda della loro assunzione e delle patologie.
In alcuni paesi i governi promuovono la riduzione di cibo spazzatura anche o cercano di ridurne il consumo, magari con un aumento della tassazione su questi prodotti; l’OMS e l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro approvano le strategie per ridurre il consumo di cibi ricchi di zuccheri, sale e grassi saturi ma la strada è ancora lunga prima di ritenersi soddisfatti dei risultati ottenuti.